BARI - Medici eroi e l’elemosina del «premio Covid». Dopo le denunce per le somme dispensate nelle Asldi Brindisi, Lecce e Taranto, nel mirino il Policlinico di Bari. «Aver attribuito una diversificazione che ha valutato l’esposizione al rischio è stata un’arma nelle mani delle organizzazioni sindacali che si sono affaticate a riconoscere il premio ai loro iscritti». In queste parole lo sfogo di un dirigente medico la cui esposizione al Covid è stata classificata di fascia D, l’ultima, la minima. Il suo prezzo? 10 euro lordi al giorno per 40 giorni. Ancora in fase di contrattazione, ma ha ricevuto un anticipo di 300 euro sul totale di 400. 4 sfumature di Covid, quindi? Le fasce A, B, C e D al Policlinico non sono state apprezzate da tutto il personale perché, in molti casi, è stata una corsa ad includere quanti più operatori sanitari nella fascia più alta, ma non come rischio effettivo, solo per ottenere la premialità.
«A prescindere dall’importo – sottolinea il dirigente medico in fascia D – sarebbe stato più opportuno definire il rischio come reale, ipotetico e di prossimità e sulla base di questo accorpare alle fasce, ma tanto non è accaduto».
Appare sereno invece un medico che si è visto attribuire 36 giornate lavorative in fascia A per un totale di 63 euro lordi al giorno che nel computo orario al netto diventano meno di 6 euro, il doppio dei colleghi delle ASL di Taranto, Brindisi e Lecce. «Noi – scandisce le parole dopo essersi svestito alla fine del turno – siamo tornati ad essere in prima linea. Non abbiamo percepito tanto, ma è pur sempre un premio. Adesso non c’è tempo per pensare alla busta paga. Il Covid è in mezzo a noi di nuovo».
Questo medico, classificato in fascia A, come si diceva ha ricevuto una prima tranche, la metà esatta del totale. La prossima comparirà nella busta paga di settembre. Insomma, il medico in fascia D che si vedrà riconosciuto 400 euro, richiama su due possibilità più che sulle 4 sfumature che si traducono nelle fasce A, B, C, D. «I percorsi in ospedale sono sporco-pulito e così avrebbe dovuto essere per la premialità: o Covid o no-Covid, non ci sono vie di mezzo». Del suo stesso parere un medico dell’ASL di Bari che in piena pandemia si è arruolato come volontario della Protezione Civile in Lombardia. «Sono stato in un ospedale in provincia di Brescia, in cui l’80% del personale è risultato infetto. Qui non mi verrà riconosciuta alcuna esposizione al rischio perché non ho trattato pazienti Covid, ma la suddivisione in 4 fasce non corrisponde alla reale esposizione. O si è lavorato con i Covid o no, non ci sono sfumature».