Bari - Se la Puglia non è la California, come diceva il titolo di un famoso libro che nessuno ha mai letto, certamente non potrà avere due Hollywood. Invece è proprio quello che sta accadendo, almeno sulla carta: una guerra a colpi di lettere sul progetto per realizzare una nuova Cinecittà.
Lo scorso anno l’imprenditore tarantino Antonio Albanese, il re delle discariche, ha ridato impulso al progetto di riqualificare il parco a tema Felifonte, a Castellaneta Marina, trasformandolo in studi cinematografici con un investimento stimato in 50 milioni di euro. È bastato passare la voce perché l’idea rimbalzasse su riviste e siti specializzati, attraendo l’interesse degli addetti ai lavori. Un’idea che deve essere piaciuta talmente tanto che, in piena pandemia, l’Apulia Film Commission ha commissionato uno studio di fattibilità all’agenzia regionale Asset: tra gli obiettivi, appunto, quello di valutare la sostenibilità di «infrastrutture innovative» come «teatri di posa, water tank, nuovi Cineporti».
Due studi cinematografici in un Paese, l’Italia, che a malapena riesce a far sopravvivere la malandata Cinecittà. Ed ecco che Albanese scrive ad Apulia Film Commission per segnalare di essere già in fase operativa, con un progetto che prevede 9 teatri di posa per 18mila metri quadrati, piscina interna per riprese subacquee, 15mila metri quadri di spazi esterni per le scenografie all’aperto. Dal suo studio di fattibilità, scrive l’imprenditore, «è emersa la capacità del mercato di assorbire al massimo una struttura come quella in esame nell’ambito del territorio pugliese». Come dire: è inutile farsi concorrenza su un investimento di questo tipo, «senza che ciò corrisponda a specifiche esigenze di mercato né a specifiche finalità istituzionali dei soggetti pubblici coinvolti». La Film Commission utilizza fondi pubblici per il sostegno alle produzioni che scelgono di girare in Puglia.
La risposta che la Film Commission ha dato ad Albanese è abbastanza singolare. Lo studio di fattibilità affidato all’Asset è «attività prodromica alla eventuale e futura emanazione di atti di pianificazione e programmazione da parte dell’amministrazione regionale», cioè insomma una sorta di attività esplorativa: se dovesse emergere che c’è spazio, dovrà essere la Regione a tirare fuori i quattrini. E poi è arrivato lo sgambetto: «tra i consulenti» dell’iniziativa di Albanese, scrive Afc, «è riportato il nominativo di un ex dipendente della Fondazione Apulia Film Commission, che ha svolto nel corso del rapporto di lavoro, segnatamente dal 2016 al settembre 2019, l’attività di ricognizione e di valutazione (classificata Apulia Studios) circa le potenzialità infrastrutturali pugliesi nell’ambito della filiera audio-visiva». Il riferimento è a Daniele Basilio, ex direttore di Afc che insieme all’altro ex manager Silvio Maselli ha messo su una società di consulenza nel settore cinematografico. Afc a quanto sembra non gradisce: «L’amministrazione si riserva ogni approfondimento ed eventuali azioni a sua tutela».
Insomma, la concorrenza ai privati fatta con i fondi pubblici. Aspettando la nuova Hollywood in salsa pugliese, l’Afc ha intanto distribuito un altro po’ di denaro pubblico per il cineporto di Taranto: 60mila euro l’anno per il subaffitto degli spazi in zona portuale offerti a dicembre scorso dalll’associazione Afo6, i «Liberi e Pensanti» che hanno il volto dell’attore Michele Riondino: nessuna ricerca di mercato, nessuno studio di fattibilità...
















