BARI - «Ripartire da zero? Non esiste. Dopo anni di battaglie l’unica cosa da fare è appellarsi al buon senso. Con tutto il rispetto per le sensibilità ambientaliste non si può rinunciare a un’opera strategica». Gianni Giannini, assessore regionale pugliese ai Trasporti, commenta così la decisione del ministero dell’Ambiente di «bocciare» il raddoppio del binario sulla linea Adriatica Termoli-Lesina per tutelare l’uccello «fratino». Una decisione, presa in sede di Valutazione di impatto ambientale, che cade sull’infrastruttura come una doccia gelata.
Assessore Giannini, il medievale binario unico, cuore della battaglia sull’Alta capacità Nord-Sud, rischia di rimaner tale per...un uccello. Onestamente sembra una barzelletta.
«Ma purtroppo non lo è. Cosa devo dirle? È una presa di posizione che lascia stizziti e, francamente, fa un po’ rabbia. Anche perché questa decisione arriva dopo anni e anni di battaglie. E proprio quando tutto sembrava a posto il Ministero scopre la necessità di tutelare la colonia dell’uccello fratino».
E, per giunta, mentre il Governo annuncia che «le opere non si fermano più»...
«In questa fase si parla molto di semplificazione, sburocratizzazione, centralità delle infrastrutture, cantieri aperti. Tutti temi essenziali. Ma bisogna operare nel concreto. E un’opera come il raddoppio della Termoli-Lesina è di certo cruciale».
Proviamo a ricordare il perché. Cosa c’è in ballo?
«È un’opera strategica perché permette di far viaggiare i treni a 200 km/h. Si riducono i tempi di percorrenza nella misura in cui si evita ciò che accade oggi. E cioè che i treni si fermino per dare precedenza alle Frecce. Con tutti i ritardi del caso. In estrema sintesi, si tratta di velocizzare il trasporto di merci e persone. Poi, ci sono anche altre considerazioni».
Prego.
«La prima è che dei lavori sono già stati fatti su quella tratta come, ad esempio, l’aumento dall’altezza delle gallerie di Cattolica per lasciar passare i container più grandi. E poi c’è il tema della sicurezza: il raddoppio permette di porre rimedio alle esondazioni del fiume Fortore».
C’è un altro nodo ancora: il lungo percorso che c’è voluto per arrivare fin qui.
«La questione mi vede personalmente impegnato dal 2013 con un serrato confronto con la Regione Molise che poneva dei problemi sulla tratta nella parte da Ripalta a Termoli».
Qual era il problema?
«Non erano d’accordo sul tracciato di partenza: proponevano di tracciare il percorso in parallelo all’autostrada e non lungo la costa, in modo da destinare gli spazi di quest’ultima ad altri usi. Un obiettivo che hanno raggiunto due mesi fa al termine della trattativa».
E la Puglia?
«Non avendo mai posto questioni di tal genere, siamo riusciti ad ottenere che partisse l’iter per la progettazione e poi la gara almeno nella nostra tratta che, oltretutto, aveva già il finanziamento assegnato».
Tutto risolto, dunque, sulle due sponde. E poi arriva il ministero dell’Ambiente con il fratino.
«Voglio esser chiaro: rispetto profondamente chi ha una sensibilità ecologica e sono convinto che lo sviluppo infrastrutturale non debba portare danni a flora e fauna. Ma è altrettanto vero che non possiamo permetterci di bloccare l’opera».
Il ministero delle Infrastrutture sembra voler tirare dritto.
«La linea sembra proprio questa. La Puglia farà sentire la sua voce con chiarezza e mobiliteremo i nostri ministri. Il raddoppio, nel doveroso rispetto dell’ambiente, deve essere realizzato in tempi brevi».
Non si rischia un caso Tav/Tap in sedicesimo con gli ambientalisti in strada e tutto il caravanserraglio di polemiche?
«Spero proprio di no, sarebbe assurdo infilarci in un tunnel di tal genere per una questione che credo possa essere risolta con equilibrio».
Altre possibilità nefasta evocata in queste ore: il rischio di ripartire da zero. Un pericolo concreto?
«Perdere altri vent’anni o non realizzare l’infrastruttura sono disastri che non possiamo permetterci e non desidero nemmeno evocare. Lo ripeto: serve una soluzione tecnica che tenga insieme tutto, sviluppo e ambiente. E serve in tempi brevissimi».