BARI - In cassa sono rimasti circa 12mila euro. Ma a fronte degli 80mila votanti, e dunque degli 80mila euro previsti, ne sono arrivati più o meno la metà: a sei mesi dalle primarie del 12 gennaio che hanno confermato Michele Emiliano come candidato della coalizione di centrosinistra, il bilancio economico dei gazebo non è ancora stato chiuso. E per questo ieri il «garante» delle primarie, il segretario regionale dei Socialdemocratici Mimmo Magistro, si è dimesso dall’incarico di revisore unico.
Lo ha fatto mantenendo un profilo basso, con una Pec ai vertici dell’associazione «Primarie Puglia 2020» in cui lascia «ogni e qualunque incarico»: «Sono grato per la fiducia accordatami ma i ritardi nella definizione dei rendiconti e le problematiche connesse, mi impongono tale decisione anche per gli imminenti impegni politici», scrive Magistro, che segnala di non aver «ricevuto alcun documento formale, atto e rendiconto sia pure parziale, a parte qualche scarna comunicazione o richiesta di valutazione circa l’assegnazione del contributo di euro 10.000,00 da assegnare alla Protezione civile regionale».
Una questione, dunque, soltanto burocratica e non politica. «Nessuno - si limita a dire Magistro - può mettere in discussione l’esito politico delle primarie», che Emiliano ha vinto con larghissima maggioranza (oltre il 70% dei voti raccolti contro gli altri sfidanti, cioè Elena Gentile, Fabiano Amati e Leo Palmisano). Ma l’associazione - che ha raccolto i contributi (non meno di un euro) versati dai militanti - dovrebbe anche predisporre il bilancio, e questo non è possibile perché soltanto i circoli di Bari hanno consegnato tutta la documentazione agli organizzatori. Due intere province (Taranto e Foggia) non hanno invece inviato quasi nulla, per cui nessuno oggi è in grado di dire che fine abbiano fatto i soldi. Eppure i circoli hanno (dovrebbero aver) consegnato ai militanti una regolare ricevuta a nome dell’associazione presieduta dal socialista Claudio Cesaroni.
A gennaio, quando questa storia dei conti ancora aperti venne fuori, il segretario regionale Pd, Marco Lacarra, garantì che se ne stava occupando. Ma in questi mesi a quanto sembra si è incancrenita la lite con le segreterie provinciali, perché molti circoli hanno ritenuto di non dovere riversare nulla e di poter impiegare i contributi delle primarie per l’attività politica sul territorio. Stesso discorso anche per i 12mila euro rimasti in cassa: negli accordi iniziali di coalizione il «guadagno» dell’operazione sarebbe dovuto essere diviso tra i partiti e le liste, invece adesso all’interno dello stesso Pd c’è chi ha messo gli occhi sul «tesoretto» e vorrebbe utilizzarlo per la campagna elettorale.