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Gli affetti stabili dividono ancora, lo psicologo barese boccia le scelte per decreto

 
Roberto Calpista

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Roberto Calpista

Gli affetti stabili dividono ancora, lo psicologo barese boccia le scelte per decreto

Il dottor Loseto: «Le figure di riferimento prescindono dal tipo di legame»

Mercoledì 29 Aprile 2020, 14:09

«La situazione è grave ma non è seria», soprattutto speriamo «stabile». È la necessaria appendice alla massima senza tempo (siamo in Italia) di Flaiano. Stabile come devono essere il fidanzamento o l’affetto che dal 4 maggio permetteranno la fuga verso una «parzialissima» libertà.

Tempi duri per il governo alle prese con l’incarognimento - necessario - degli epidemiologi e l’innata ribellione a leggi e regolamenti degli italiani, pur quando il fine è nobile: la tutela della salute. Così il ridicolo non solo lo si sfiora, ma lo si centra in pieno. Il nuovo Dpcm (vuol dire: decreto del presidente del consiglio dei ministri, ndr) si è superato nel passaggio in cui dapprima permetteva le visite a parenti e affini, e poi - dopo una valanga di proteste - ha allargato, o meglio promette di allargare la platea a fidanzati/e e affetti solo se «stabili». Già il metodo della Faq ha fatto storcere il naso a costituzionalisti come Giovanni Guzzetta: «Vedo che ormai sono divenute fonte dei diritto, a breve lo diverranno i Tweet. Credo che dopo la confusione del Dpcm si siano superati ampiamente i limiti, così come il fatto che il Parlamento venga ancora una volta escluso», ha tuonato.

La realtà però va oltre e pone l’accento sull’oscurità del linguaggio, forma di esercizio del potere talmente seducente che coinvolge tutti i legislatori. Qualcuno ricorderà il messaggio sui bus di qualche anno fa: «obliterare il titolo di viaggio». Una frase misteriosa che si sarebbe potuta tradurre con «si prega di timbrare il biglietto».

Oggi, anzi dal 4 maggio toccherà agli uomini delle forze dell’ordine districarsi nella giungla delle autocertificazioni e appurare se, congiunti e affini a parte, il fidanzamento o l’affetto siano appunto stabili. Non a caso alle parodie immediate che - quasi a voler bilanciare sofferenza e lutti - circolano a bizzeffe da quando è scoppiata la pandemia, s’è aggiunta quella dell’ultimo modulo da compilare, dove alla voce affetto stabile aggiunge quattro opportunità: 1) aspetto risposta; 2) richiesta fatta, mandato a cagare, ma ci spero ancora; 3) la sua/il suo migliore amico/a, mi ha detto che ci posso sperare; 4) ci devo provare proprio oggi se mi lasciate andare.

Appunto torna Flaiano, perché anche nel concetto di «affetto stabile» ci può stare tutto e il contrario di tutto. Come la mettiamo con i fidanzati in crisi? E la ragazza baciata una sola volta prima del lockdown? E perché escludere l’amicizia, la forma più nobile di affetto stabile? Per non parlare dell’elenco sterminato di relazioni clandestine: se sono stabili, dovrebbero bastare per uscire di casa (a meno che non se ne accorga la moglie o il marito di turno).

La situazione è grave ma non è seria. Anzi è serissima, tanto che il dottor Ernesto Loseto, barese, psicologo-psicoterapeuta lancia una provocazione che appare alquanto impopolare: «Se Conte ritiene che non ci siano ancora margini di sicurezza per la ripresa sociale nel dopo coronavirus, allora meglio assumersi fino in fondo e con coraggio le proprie responsabilità e lasciare le cose come stanno per altri giorni. Perché se apertura invece ci deve essere, nessuno può stabilire per decreto quali sono i nostri affetti, i nostri legami, con chi abbiamo bisogno di un contatto visivo e reale. Ci sono persone con cui abbiamo rapporti importanti, indissolubili, pur se non non ci sono legami di sangue o “certificati” dall’anagrafe. E sono legami che assumono un significato profondo ancor più in questo momento di regressione generale, in cui siamo stati tutti riportati al nido, con il presidente del Consiglio che assume un ruolo genitoriale, ci dice cosa è giusto fare e non fare e ci punisce se trasgrediamo».
Una società che rischia di uscire ancora più fragile dalla pandemia, «e non per paura della morte o della malattia - aggiunge Loseto -. Le paure sono tante, quella economica, della solitudine, la paura di reinventarsi, le paure sociali, di incrociare gli altri, quelle che possono generare anche odio e rabbia. Solo chi ha una notevole capacità di resilienza potrà resistere, per questo le figure di riferimento, nella nostra vita assumono un valore assoluto a prescindere dalla tipologia del legame. Ripeto, limitare per le legge queste scelte affettive è dannoso e inutile».

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