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Scendono i ricoveri: la Puglia cambia strategia, solo 3 ospedali anti-Covid

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Scendono i ricoveri: la Puglia cambia strategia, solo 3 ospedali anti-Covid

Le attività saranno concentrate tra Policlinico Bari, Vito Fazzi di Lecce e Riuniti di Foggia

Venerdì 24 Aprile 2020, 09:22

12:46

Per la prima volta ieri i ricoveri in terapia intensiva sono scesi sotto i 60. E quelli complessivi (591) sono arrivati sotto i 600. Dal punto di vista ospedaliero, in Puglia l’emergenza è in fase calante. Da più di due settimane, ormai, il monitoraggio dei posti letto porta a dire che l’andamento è stato molto più blando rispetto alle previsioni: al momento nei vari reparti di intensiva covid l’occupazione non arriva al 30%, mentre nelle sub-intensive non si supera mai il 60%. I 55 ricoveri rappresentano infatti il 25% dei circa 220 letti di terapia intensiva finora attivati.

È questo il motivo per cui l’assessorato alla Salute sta già programmando la fase-due, che vorrà dire da un lato il progressivo ritorno alla «normalità» dell’attività ospedaliera e dall’altro una nuova riorganizzazione dell’assistenza covid. Assistenza che vedrà la concentrazione dei reparti in tre grandi poli territoriali: i «Riuniti» di Foggia, il Policlinico di Bari e il «Fazzi» di Lecce. È qui che verranno attivati i (grandi) reparti speciali per continuare il contrasto al coronavirus, anche per consentire a tutte le altre strutture di riattivare visite e interventi sospesi già dal 9 marzo.

Stamattina il presidente Michele Emiliano e il capo dipartimento Vito Montanaro illustreranno la riorganizzazione della rete in commissione Salute. A grandi linee il piano è già noto. La priorità è riaprire riaprire tutta l’attività sanitaria non urgente, partendo con oncologia, chirurgia generale e neurochirurgia. Per farlo bisogna ovviamente garantire la sicurezza degli ospedali, cosa che verrà fatta potenziando i controlli già attivati: termoscanner e saturimetri agli ingressi e - in caso di dubbi - la possibilità di effettuare tamponi rapidi attraverso le macchine Poct. I Pronto soccorso continueranno ad avere percorsi di triage differenziati per ci asi covid, e verranno mantenute anche le «zone grigie» per l’osservazione dei casi sospetti o in attesa di esito.

Ma la seconda fase di potenziamento del Piano covid, che prevedeva 344 posti di infettiva, 564 di pneumologia e 709 di malattie infettive, non verrà più portata a termine. E dunque - ad esempio - a Bari non aprirà la clinica Anthea, il secondo ospedale privato dedicato all’emergenza: il primo (Villa Lucia di Conversano), pur dotato di 80 posti, non ha mai superato i 10 ricoveri. Anche il «Perrino» di Brindisi da ieri ha 28 nuovi posti di rianimazione da aggiungere agli 8 ordinari: per il momento non entreranno in funzione. Anche Asclepios, il plesso che ha accorpato le attività del Policlinico con oltre 300 posti letto, dopo il 4 maggio dovrebbe essere riportato all’operatività normale: l’ospedale universitario barese al momento ha circa 100 ricoverati (una ventina in terapia intensiva), mentre il «Miulli» di Acquaviva ne ha circa 70, i «Riuniti» di Foggia circa 50, il «Fazzi» (dove il Dea non è ancora stato attivato completamente) circa 40. Numeri assolutamente tranquillizzanti per chi ogni giorno deve gestire il sistema, tanto da potersi dedicare anche alle strategie per il «dopo».

I tre grandi ospedali identificati per la fase-2 potrebbero essere da soli in grado di garantire la gran parte dei posti programmati fino a oggi. I due poli ecclesiastici (Miulli e San Giovanni Rotondo) potrebbero rimanere al fianco della rete pubblica, soprattutto il secondo e per motivi geografici. Ma anche alle strutture private verrà chiesto un supporto per la ripartenza dell’attività ordinaria: l’obiettivo è recuperare, e in fretta, tutto quello che non è stato fatto in due mesi.

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