BARI - L’emergenza che riguarda le mascherine potrebbe (forse) risolversi in giornata, con l’arrivo dei rifornimenti della Protezione civile nazionale che erano previsti nel corso della notte. E la Procura di Bari ha acquisito gli articoli della «Gazzetta» a proposito dell’appalto con la 3M Italia e delle triangolazioni che hanno comportato un incremento del prezzo. Ma intanto scatta l’emergenza per i tamponi che cominciano a scarseggiare.
Il Policlinico di Bari ha infatti registrato difficoltà nel reperire i «bastoncini» necessari all’effettuazione del test per il coronavirus. E nonostante un ordine effettuato per tempo, ha dovuto constatare la mancata consegna di un lotto di 1.000 tamponi a quanto pare perché il fornitore lamentava difficoltà per la spedizione. La direttrice della farmacia ospedaliera ha dovuto chiamare i carabinieri, che hanno a loro volta contattato la ditta e sbloccato la merce.
Dall’inizio dell’emergenza la Puglia ha effettuato 5.617 test (il dato è della Protezione civile), ma ovviamente i tamponi non servono soltanto per la ricerca del coronavirus. Il fabbisogno dei «consumabili» è destinato a crescere, in parallelo con quanto sta avvenendo nel resto d’Italia: oggi siamo a circa 800 e tra breve verrà superata quota mille esami al giorno. Servirà quindi una fornitura sostenuta di kit per eseguire l’esame di laboratorio, l’unico al momento considerato affidabile dalla comunità scientifica. «Cerchiamo di elilminare zone d’ombra di chi vuole fare sciacallaggio - ha detto ieri il direttore del dipartimento di Igiene del Policlinico, il professor Michele Quarto -. Basta con i test sierologici. E se qualcuno fa gioco sporco, quel qualcuno deve essere individuato. Non è possibile che non si riescano a ottenere i tamponi perché qualcuno ne aveva fatto scorta. Oggi c’è una emergenza e il sistema pubblico deve essere una priorità».
Un ragionamento che si incrocia con quello che riguarda le mascherine. Venerdì la «Gazzetta» ha raccontato quanto sta accadendo alla Asl di Bari, che nel 2019 ha stipulato un contratto di fornitura con la 3M Italia in cui sono previste - tra l’altro - circa 27mila mascherine di tipo ffp2 a 1,1 euro l’una. Tuttavia l’azienda ha consegnato solo una piccola parte della merce e soltanto venerdì, il giorno di pubblicazione dell’articolo, ha fatto arrivare alla Asl altre 880 mascherine: la multinazionale ha spiegato che esistono gravi difficoltà di produzione a livello internazionale, e che in Italia la priorità finora è stata soddisfare la Protezione civile. Tuttavia la Asl di Bari, incaricata dalla Regione di reperire 5 milioni di mascherine per le esigenze di tutto il sistema, ha ricevuto numerose offerte da parte di intermediari a prezzi unitari che vanno dai 6 ai 10 euro per la stessa mascherina ffp2 della 3M che la Asl dovrebbe pagare a poco più di un euro. Ed è per questo il procuratore aggiunto Roberto Rossi ha acquisito gli articoli della «Gazzetta»: l’obiettivo della Procura di Bari è verificare che la gestione della fornitura non abbia violato le norme penali che impediscono di aumentare i prezzi in una situazione di tensione del mercato.
Ieri in Regione c’è stata una riunione in videoconferenza sul tema dei tamponi, con il capo dipartimento Vito Montanaro, l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco e i direttori generali. Sono state ribadite le modalità operative per l’effettuazione dei test, in base alla circolare ministeriale emanate proprio ieri sera: deve esserci presenza di sintomi ed evidenza del contatto stretto o del contatto occasionale con un malato, salvo che nei casi riguardanti gli ambienti ospedalieri. Al momento non ci sarà, dunque, lo screening di massa pure auspicato da alcune Regioni, a meno che sul punto non si esprima il governo con una indicazione di senso contrario.