BARI - Negli ultimi 10 anni la Puglia ha perso 32mila lavoratori edili e 4mila imprese del settore. Nella prima puntata dell'inchiesta abbiamo analizzato le motivazioni della crisi, ricostruendo le cause, individuando i possibili, rimedi, ascoltando anche la voce del presidente regionale Ancea. In questa seconda e ultima puntata parlano il segretario generale Filca CISL Puglia, Antonio Delle Noci e Ambrogio Maggio, il lavoratore più produttivo del settore, con 2344 ore di lavoro l'anno, recentemente premiato per il suo impegno.
Antonio Delle Noci, segretario generale Filca-Cisl Puglia. La Puglia vista dal suo punto d’osservazione come è?
La vedo come una Ferrari senza benzina. È un territorio con grandi potenzialità inespresse. Quasi 20 anni fa Franco Tatò ci spiegava perché la Puglia non era la California. Un libro purtroppo ancora attuale. Per la posizione strategica, il clima, le risorse umane e materiali, la mentalità, dovremmo essere avanti anni luce. E invece siamo frenati dalla burocrazia, dall’incapacità della politica di creare le condizioni per la crescita, lo sviluppo. È una grande opportunità sprecata, ed è davvero un peccato.
Il settore edile è in crisi?
Le costruzioni rappresentano il simbolo di questa crisi economica: dal 2008 ad oggi in Puglia l’occupazione si è dimezzata, passando da 64 mila addetti a 32 mila. Numeri impressionanti: parliamo di decine di migliaia di famiglie in difficoltà solo in edilizia, di una forza-lavoro scomparsa che equivale agli abitanti di una città come Massafra. Ad oggi tutti gli indicatori sono in calo: oltre agli addetti anche le ore lavorate, la massa salari, il numero delle imprese. Il crollo degli investimenti pubblici e privati ha determinato il blocco dei lavori e la chiusura dei cantieri.
Come si può intervenire per risollevarlo?
Lo diciamo da anni: bisogna investire nelle costruzioni. Siamo contrari alla cementificazione, questo è bene ribadirlo. Chiediamo interventi per mettere in sicurezza il territorio dal rischio sismico e dal dissesto idrogeologico, interventi per la manutenzione degli edifici pubblici come scuole, ospedali, caserme, strade, ponti, viadotti. Chiediamo la riqualificazione dei centri storici delle nostre città, un patrimonio che tutti ci invidiano ma che non sfruttiamo a dovere, e in molti casi lo lasciamo morire.
Ci sono più luci o ombre?
Purtroppo le ombre sovrastano le pochissime luci. Le uniche note positive arrivano dall’utilizzo dei bonus per le ristrutturazioni, una misura che in questi anni ha evitato la scomparsa del settore, con conseguenze ancora più drammatiche per migliaia di lavoratori.
Il marmo dei tre distretti, Apricena, Cursi e Trani messo in ginocchio dalla concorrenza cinese. Sembra assurdo…
I cinesi stanno conquistando il mercato: fino a pochi anni fa venivano in Puglia, acquistavano il marmo e iniziavano a lavorarlo già sulle navi, durante il trasporto, offrendo così un prodotto finito, pronto per la vendita, a prezzi assolutamente concorrenziali. Oggi la loro concorrenza continua a danneggiare drammaticamente i nostri distretti: il settore lapideo in Puglia ha perso il 60% degli addetti, e molte aziende hanno chiuso.
Cosa può fare la politica?
Semplice: dovrebbe proteggere e rilanciare il marmo, che è una vera eccellenza italiana. Come? Adottando misure per favorire la ricerca tecnologica, offrendo incentivi per l’utilizzo delle pietre e dei materiali locali, dando sostegni alle imprese.
Opere incompiute: si parla, si discute, si battono i pugni ma poi cosa cambia?
I finanziamenti oggi non rappresentano un problema. Sembra assurdo, ma le risorse ci sono, il problema è la burocrazia, che ferma le opere o non ne consente la partenza. La Strada Regionale 8, per esempio, è un’arteria importante perché collegherà Taranto/Talsano ad Avetrana, valorizzando ancora di più tutta l’area costiera tarantina e salentina. Il progetto originario è stato approvato 40 anni fa. Dopo 4 decenni, dunque, stiamo ancora chiedendo la cantierizzazione di questa opera fondamentale per la qualità della vita dei cittadini, il turismo, l’economia. Una situazione davvero inaccettabile. La SS275 Maglie-Santa Maria di Leuca, invece, siamo riusciti a sbloccarla dopo un’attesa di decenni. Ma ci è voluto un gioco di squadra tra tutti i soggetti interessati: sindacati, associazioni imprenditoriali, aziende, istituzioni. In Puglia solo questi due cantieri potrebbero garantire lavoro a centinaia di edili. Poi ci sono il Nodo di Bari, il completamento dell’Alta Velocità con Napoli, la Bari-Matera-Potenza-Salerno, per collegare l’A14 all’A3. In totale sono una cinquantina.
Il mondo del lavoro cambia. Quali sono e come si affrontano le nuove sfide?
Sicuramente con la formazione: le nostre Scuole edili, gli Enti paritetici che gestiamo con le controparti datoriali, garantiscono la professionalità degli addetti del settore, con un costante adeguamento a tutte le novità, soprattutto sul fronte della sicurezza e della sostenibilità. La sfida è quella di utilizzare l’edilizia in versione “green”, con una attenzione all’ambiente e al territorio. Riqualificare le periferie non è solo un’operazione di restyling, è una vera operazione sociale.
Come prevenire lavoro nero e infortuni?
Anche in questo caso la bilateralità può svolgere una funzione importantissima. I rappresentanti dei lavoratori, i delegati, gli operatori sindacali sono vere sentinelle nei cantieri. Ma non c’è un rapporto conflittuale con le aziende, anzi. In molti casi c’è collaborazione, l’obiettivo è la dignità del lavoratore, e avverto un aumento di sensibilità da parte degli imprenditori. Non bisogna però mai abbassare la guardia: ogni infortunio sul lavoro è una tragedia sociale, una sconfitta per tutti noi.
Il lavoro è dignità. Lo slogan vale sempre?
Assolutamente sì! Non è solo uno slogan: la Svimez ci ricorda che 2 milioni di giovani, soprattutto laureati e istruiti, hanno lasciato il Sud perché non riuscivano a trovare lavoro. Bene ha fatto la segretaria generale della Cisl Puglia, Daniela Fumarola, a chiedere proprio dalle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno la piena attuazione del Piano per il Sud annunciato dal governo. Non chiediamo assistenzialismo o elemosina, ma misure in grado di rilanciare il territorio, di far riprendere l’economia, di evitare la fuga dei cervelli. Bisogna rimettere al centro dell’agenda politica il lavoro, i giovani, il Sud.