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Puglia, la nuova sede del Consiglio è costata 16 milioni in più dell'appalto

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

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Chiusi i conti dell'opera: spesi 56 milioni in tutto, ma l'impresa ne chiede altri 24 per i due anni di stop del cantiere

Lunedì 05 Agosto 2019, 12:55

18:26

I lavori per la costruzione della nuova sede del Consiglio regionale sono costati 56,2 milioni, 16 in più rispetto al valore dell’appalto del 2012. La Regione ha approvato il quadro economico definitivo dell’opera, per tenere conto delle cinque perizie di variante e (anche) del taglio dei costi delle ormai famose plafoniere, su cui - dopo le polemiche e l’avvio delle inchieste - gli uffici hanno imposto un taglio di 562mila euro. Ma la partita non è conclusa, perché sull’appalto pende una maxirichiesta di danni da 24 milioni di euro presentata dall’impresa costruttrice.

Il gruppo composto da Debar, Guastamacchia e Monsud ha infatti iscritto riserve per via del fermo cantiere dovuto alle problematiche del progetto dell’opera: per quasi due anni i lavori sono stati fermi per dipanare il contenzioso, e così l’impresa chiede alla Regione di essere risarcita per le attrezzature immobilizzate. La questione è nelle mani di un collegio arbitrale, per la ricerca di un componimento bonario: gli uffici sono pronti a riconoscere una cifra rilevante ma molto più bassa, tra i 4 e i 5 milioni di euro, cifra che si ottiene applicando le norme di legge in materia. Se però l’arbitrato dovesse fallire, si finirà davanti ai giudici.

L’appalto della nuova sede di via Gentile, a Bari, è stato per mesi al centro di polemiche, non solo per i ritardi ma anche per i costi che - secondo alcune interrogazioni dei grillini - sarebbero stati eccessivi, in particolare per alcune delle varianti in corso d’opera. Varianti che, ha spiegato la Regione, sono dovute alla necessità di adeguare un progetto nato già vecchio, ad esempio sul fronte del risparmio energetico. Un progetto che, va ricordato, è stato scelto con un procedimento che per la giustizia è risultato truccato.

Sui costi della nuova sede, però, bisogna intendersi. Il valore finale dell’appalto (i 56,2 milioni) è appunto la spesa per le opere realizzate, cresciute di 16 milioni rispetto all’appalto iniziale di cui ben 11 milioni sono l’effetto della quinta variante, quella oggetto delle polemiche in cui sono comprese anche le plafoniere: su quest’ultima voce, a gennaio scorso il responsabile del procedimento ha imposto al direttore dei lavori di rivedere i costi, applicando il prezzo di listino delle luci effettivamente montate e non quello - molto più alto - che risultava dai preventivi. In questo modo è stato ottenuto un risparmio pari a 516mila euro, esattamente la cifra che la Corte dei conti aveva ipotizzato di contestare a titolo di danno erariale. L’impresa alla fine ha dovuto accettare questa e altre imposizioni.

Ai 56,2 milioni bisogna però aggiungere tutte le spese aggiuntive, già previste e comunque inevitabili in qualunque appalto pubblico: Iva e oneri previdenziali (14,9 milioni), costi di progettazione e direzione lavori (11,2 milioni, di cui 5,3 vanno ai progettisti e 4,9 a direttore dei lavori e collaudatori) e altri oneri accessori. In totale si arriva appunto a 87,1 milioni di euro, ovvero la somma inizialmente prevista come quadro economico dell’opera.

Il trasferimento nella nuova sede è operativo da febbraio, anche se l’opera non è in realtà completata (sono in corso altri lavori sia all’interno che all’esterno). L’ultima variante è servita a ottenere una classe energetica migliore (classe A4) rispetto a quanto previsto inizialmente, mentre altre opere aggiuntive sono state definitivamente stralciate.

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