BARI - AAA cercasi impianto per smaltire una parte della frazione organica dei rifiuti del Brindisino. Se emergenza vera e propria ancora non è, poco ci manca. I due impianti di Veneto e Friuli dove fino a poco tempo venivano trasferite circa 1000 tonnellate di «umido» eccedente - dopo la chiusura dei siti di Ginosa e Lucera - hanno detto stop mettendo un vero e proprio sbarramento ai viaggi della speranza.
Una vera e propria doccia fredda, o meglio, un grattacapo per l'Ager, l'Agenzia di gestione dei rifiuti della Regione Puglia, che è alle prese in queste ore con una vera e propria lotteria per individuare un sito dove smaltire l'organico. Ufficialmente, la decisione di chiudere ai trasferimenti dei rifiuti avrebbe due spiegazioni: per quanto riguarda la Sesa di Este (Padova), il grado di impurità dell'organico avrebbe superato la soglia del 5% (senza alcuna verifica in contraddittorio, fanno sapere dalla Regione), sì da ridurre a poco meno di 200 tonnellate settimanali la capacità di accoglienza rispetto alle mille di pochi giorni fa; l'altro impianto, Bioman di Maiago (Pordenone) avrebbe fatto sapere di essere pieno e di non poter più soddisfare le esigenze. Ma i bene informati attribuirebbero tale scelta a motivazioni «prudenziali» alla luce dei recenti scandali: non a caso analogo provvedimento di stop ha riguardato anche i rifiuti del Napoletano.
In ballo l'organico del Brindisino
A questo punto, quindi, ballerebbero poco più di 800 tonnellate di organico per cui si sta cercando di trovare una sistemazione: un compito non facile visto che da una prima ricognizione da parte del direttore dell'Ager, Gianfranco Grandaliano, non vi sarebbero disponibilità da nessuna parte. Dall'Ager fanno sapere che è una situazione in costante aggiornamento.
Nel frattempo, quindi, l'organico in eccedenza - che rappresenta circa il 30% del totale prodotto in Puglia e proviene dal Brindisino - sarà distribuito negli impianti di «Tmb», trattamento meccanico biologico. Una toppa che rischia di essere peggio del buco se non si trova una soluzione alternativa in tempi rapidi.
A tutto ciò si aggiunga come il termometro politico sul tema comincia a surriscaldarsi visto che sarebbe in dirittura d'arrivo il nuovo Piano dei rifiuti, adottato a settembre dello scorso anno e in attesa di approvazione dal consiglio regionale. A Pulsano, ad esempio, cominciano a registrarsi proteste da parte di alcune associazioni di cittadini, per dire no all'impianto di compostaggio (per intenderci quello che dovrebbe trattare i rifiuti organici, senza alcuna discarica) per il quale lo stesso comune avrebbe dato il via libera alla localizzazione.
Le proteste a Pulsano e gli impianti mancano
Una vicenda sulla quale nell'esecutivo regionale - pur avendo votato in maniera compatta la delibera sulla localizzazione - si registra qualche timida riserva da parte dell'assessore Mino Borraccino il quale avrebbe richiesta una nuova valutazione invitando a un ripensamento lo stesso comune tarantino al centro di proteste locale.
Il problema, però, è il tempo visto che per realizzare un impianto servono almeno tre anni e, se l'attuale sistema continuasse a registrare falle (tra sequestri e operazioni di «manutenzione») accumulando anche ritardi sulla realizzazione di nuovi impianti, la situazione rischierebbe di diventare insostenibile.
Oltre a Pulsano sono previsti altri tre impianti di compostaggio, tutti di natura pubblica (Bari, Foggia e Brindisi). In particolare, l’impianto di Bari - secondo la Regione - dovrebbe andare in esercizio già nei primi mesi del 2020 e sarà gestito dalla società pubblica Amiu Puglia, con un capacità di trattamento di 48.000 tonnellate all’anno, mentre entro il 2022 è prevista l'entrata in funzione degli altri impianti per i quali Ager sta completando tutti gli atti tecnici per la loro realizzazione.