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«Puglia, altre 1.500 assunzioni in sanità» Grillo: meno sprechi

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

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Il ministro della Salute: «È un taglio al precariato, non un regalo al Nord Servono più medici? Basterà che Emiliano tagli le spese inutili»

Sabato 30 Marzo 2019, 10:58

BARI - Ministro Giulia Grillo, in quale modo la norma sblocca turn-over ha tutelato il sistema sanitario delle Regioni del Sud, e in particolare di quelle in piano di rientro?

«La prima proposta che ci era stata presentata era stata concepita solo per le Regioni in equilibrio di bilancio. Sono riuscita ad estendere la norma a tutte le Regioni. Quelle del Sud, ma non solo, a causa del blocco del turn-over hanno dovuto far ricorso in maniera massiccia a cooperative e servizi esterni per poter garantire i servizi. Questo da un lato ha discriminato ingiustamente i lavoratori creando uno stato di precariato non più accettabile, dall’altro ha anche inopinatamente penalizzato i servizi sanitari costretti a un via vai di medici, infermieri e operatori sanitari che poi, alla prima occasione, giustamente si trasferivano all’estero o nel privato. D’ora in poi, e senza aggravio di spesa, le Regioni più in difficoltà potranno riprendere ad assumere e stabilizzare migliaia di lavoratori. Solo per la Puglia le prime stime ci dicono che la norma potrebbe interessare almeno ulteriori 1.500 lavoratori già nel 2019. Insomma una norma di buon senso che abbiamo fortemente voluto. Un buon senso che è mancato per troppo tempo».

Da quanto spiegano i tecnici del ministero, si tratta di una norma a isorisorse (salvo il 5% di incremento annuo) che permetterà di internalizzare una parte degli addetti degli appalti, spostando la spesa da servizi a personale. Quindi si potrà assumere ad esempio il personale delle cooperative, gli ausiliari o il 118... Ma l’emergenza riguarda i medici, che sono pochi e non garantiscono i Livelli minimi di assistenza. Come si potrà far fronte?

«La Puglia è stata autorizzata nel marzo 2018 ad assumere circa 880 medici, oltre 3.000 operatori socio sanitari e 34 ostetriche nel rispetto del tetto di spesa all'epoca previsto e che oggi non è stato rivisto al ribasso. Anzi, aumenterà del 5% all’anno, ogni anno, già a partire dal 2019. Quanto alle ulteriori possibilità di assunzioni, dipenderanno dalla capacità della Regione di allocare meglio le risorse. La Puglia, solo per fare un esempio, ha una spesa farmaceutica altissima, soldi che potrebbero essere meglio utilizzati per assumere medici e infermieri. Non si possono non affrontare le aree di spreco e poi chiedere ulteriori risorse. La sanità è materia complessa e ha bisogno di capacità manageriali all’altezza. Per troppi anni questo non è successo e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La Puglia ha ancora ampi margini di miglioramento, deve continuare su questa strada».

In Puglia la prima voce di spesa per chi si cura fuori non è la cardiochirurgia o l’oncologia ma l’alluce valgo, una prestazione a bassa complessità che però evidentemente il sistema non è in grado di fornire. In quale modo le Regioni possono ridurre la spesa per mobilità se non possono aumentare il volume di prestazioni o non possono proprio fornirle? È ipotizzabile una revisione dei tetti di spesa del privato accreditato?

«I Tavoli tecnici dei ministero della Salute e del Mef sono pronti ad autorizzare le assunzioni necessarie, come peraltro è stato fatto anche di recente per la Puglia. Ma lo fanno sulla base di piani operativi dettagliati che ne dimostrino l’utilità nell'interesse dei cittadini. Altrimenti non faremmo che alimentare comportamenti clientelari che non possiamo e non vogliamo più tollerare. La mobilità è un fenomeno complesso che richiede una pluralità coordinata di interventi. Le faccio un esempio. Una delle prime voci di mobilità è legata alle patologie oncologiche. Per affrontarla è necessario ricostruire il percorso del paziente oncologico fin dal primo contatto con il servizio sanitario. Molto spesso le Regioni ci chiedono medici ma non hanno nemmeno una Pet che funziona. E nel momento in cui il paziente è costretto a muoversi in un’altra regione per indagare un sospetto diagnostico è di tutta evidenza che rimarrà fuori regione anche nella sventurata ipotesi in cui il sospetto verrà confermato. Quello che voglio far capire è che a chi dimostra di avere un progetto chiaro e serio, all'interno di una cornice di misure che garantiscano un utilizzo efficiente dei soldi dei cittadini, le autorizzazioni ad assumere vengono date».

La Puglia si presenterà il 9 aprile al tavolo che dovrà valutare gli adempimenti del Piano operativo. Quali sono le prospettive? Quanto pesa il parere politico sulla decisione finale di uscire dal commissariamento?

«È presto per parlarne. A differenza di ciò che si crede, le valutazioni sono esclusivamente tecniche e sono rimesse ai rispettivi Tavoli di monitoraggio dove siedono i tecnici del Ministero della Salute e del Ministero dell'Economia, affiancati dall’Aifa e dall’Agenas».

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