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No Tap, protesta a Melendugno: bruciate schede elettorali e foto M5S
Conte: «Prendetevela con me»

 
Redazione online

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No Tap, sit-in pacifico  in piazza Sant’Oronzo

foto Rocco Toma

La protesta è cominciata in ritardo per il maltempo

Sabato 27 Ottobre 2018, 17:31

29 Ottobre 2018, 09:34

«Ho detto l’altro giorno che adesso è arrivato il momento di «metterci la faccia» e lo sto facendo io personalmente, a nome del Governo. Mi dispiace, peraltro, che i parlamentari pugliesi siano stati criticati e contestati. Sono reazioni che mi sembrano a dir poco ingenerose. Sono stato personalmente testimone dell’appassionato e infaticabile impegno che hanno profuso, in tutti questi mesi, al fine di mantenere la parola assunta con i propri elettori. Se «colpa» deve essere, attribuitela a me». Così, in una lettera aperta ai cittadini di Melendugno, il premier Giuseppe Conte.

Sul Tap «chi sostiene che lo Stato italiano non sopporterebbe alcun costo o costi modesti non dimostra di possedere le più elementari cognizioni giuridiche. Se il Governo italiano decidesse adesso, in via arbitraria e unilaterale, di venire meno agli impegni sin qui assunti anche in base a provvedimenti legislativi e regolamentari, rimarrebbe senz'altro esposto alle pretese risarcitorie dei vari soggetti coinvolti nella realizzazione dell’opera e che hanno fatto affidamento su di essa». Lo afferma il premier Giuseppe Conte in una lettera a aperta ai cittadini di Melendugno.  «Il Progetto Tap è frutto di un Accordo intergovernativo sottoscritto da tutti e tre questi Paesi il 13 febbraio 2013. Questo Accordo è stato ratificato dall’Italia con la legge n. 153 del 19 dicembre 2013. L'Italia, in virtù di questo Accordo, ha assunto la veste di "soggetto investitore», ai sensi dell’allora Trattato sulla Carta dell’Energia (ECT). Il Progetto Tap gode, inoltre, della qualifica di «Progetto di interesse comune» e per questo ricade nell’ambito delle previsioni di cui all’allegato VII del Regolamento europeo n. 1391/2013, che riconosce una corsia preferenziale a questi progetti imponendo agli Stati Membri di adoperarsi per consentirne una più celere realizzazione. Si aggiunga che il decreto legge n. 133 del 12 dicembre 2014 ha riconosciuto al Progetto Tap la natura di «progetto strategico" e quindi opera da realizzare con urgenza ai sensi del d.P.R. n. 327 dell’8 giugno 2001. L’autorizzazione «unica» per la realizzazione del Tap è stata concessa dal Ministro dello Sviluppo Economico il 20 maggio 2015», scrive il capo del governo.
E Conte entra nei dettagli: «Possiamo prefigurare che lo Stato italiano rimarrebbe sicuramente esposto alle seguenti pretese risarcitorie:
a) del consorzio Tap e dei suoi azionisti (Socar, BP, Snam, Fluxys, Enagas, Axpo) per i costi di costruzione e di mancata attuazione dei relativi contratti e per il mancato guadagno da commisurare all’intera durata della concessione (25 anni);
b) delle società importatrici del gas (tra cui: Edison, Shell, Eon e altri ancora) che hanno già comprato il gas a prezzi scontati e che mirerebbero a trasferire allo Stato italiano i maggiori costi di approvvigionamento per i prossimi 25 anni;
c) degli shipper di gas che si ritroverebbero a perdere margini per vendite in Turchia anziché in Italia.
«Le variabili per poter quantificare l’esatto ammontare dei danni sono molteplici e alcuni dati essenziali sono nella esclusiva sfera di controllo delle società coinvolte nel progetto. E’ certo però che, interrompendo il progetto Tap, lo Stato italiano verrebbe coinvolto in un contenzioso lungo e perdente, i cui costi potrebbero aggirarsi, in base a una stima prudenziale, in uno spettro compreso tra i 20 e i 35 miliardi di euro», sottolinea. 

«Il complesso delle verifiche effettuate non ci offre alcuna possibilità di impedire la realizzazione del progetto Tap: allo stato, non sono emerse illegittimità o irregolarità dell’iter procedurale», scrive il premier Giuseppe Conte. «All’inizio dell’estate è stata la prima volta che una delegazione delle comunità locali è stata ricevuta a Palazzo Chigi e ha potuto esporre le ragioni dell’opposizione all’opera. In tale occasione sono stato molto franco e trasparente: ho rappresentato che si tratta di un’opera deliberata dai governi precedenti che ormai risultava in fase avanzata di realizzazione. Mi sono impegnato a far riesaminare tutti i procedimenti autorizzativi e le varie deliberazioni sin qui adottate, in modo da far risaltare eventuali profili di illegittimità. Infatti, ho compreso da subito che questa era l'unica strada percorribile per impedire la realizzazione del progetto», spiega Conte che sottolinea: «Gli accertamenti compiuti e gli impegni già assunti ci precludono persino una più compiuta valutazione dei costi/benefici che il progetto Tap trae con sé. Non ha senso, infatti, elencare e approfondire i benefici che l’opera apporterebbe quando i costi della sua interruzione risultano insostenibili».

LA PROTESTA - I No Tap si sono incontrati sul lungomare di San Foca, proprio davanti alla Torre che è il simbolo delle battaglie del Movimento ed è vicina al punto di approdo dell’infrastruttura, per indire una «mobilitazione generale contro il governo Conte». Ora che ha smesso di piovere, i manifestanti stanno arrivando alla spicciolata. Al momento sono presenti un centinaio di persone, ma altre stanno arrivando. Ci sono donne, uomini, anziani e bambini. Pochi minuti fa ha preso la parola il leader del movimento No Tap, Gianluca Maggiore, che al microfono é tornato a chiedere le dimissioni dei portavoce pentastellati eletti in Salento. La manifestazione é presidiata, ma senza grandi dispiegamenti di forze, da carabinieri, vigili urbani e personale della Digos.

Alcuni attivisti che partecipano alla manifestazione hanno bruciato le proprie tessere elettorali e le foto che ritraevano i volti dei parlamentari del M5S eletti in Salento, compresa quella del ministro del Sud, Barbara Lezzi, e il simbolo del Movimento pentastellato. Lo hanno fatto perché - hanno spiegato - si sentono traditi da coloro che aveva promesso in campagna elettorale che il gasdotto Tap sarebbe stato bloccato in due settimane, invece il governo Conte ha ora avallato la costruzione dell’opera.

Il Movimento No Tap ha comunicato «il proprio sdegno, non solo per la decisione di autorizzare politicamente il gasdotto, ma soprattutto per le argomentazioni insostenibili che vengono portate per giustificare la decisione. Il mantra delle penali da 20 miliardi e dei costi di rinuncia - si sostiene - rappresenta la vergognosa conferma di come Tap sia stata pensata, sostenuta e giustificata grazie alla menzogna spudorata». «Sono basito - aggiunge il leader No Tap Gianluca Maggiore - e ritengo non tollerabile che in una democrazia il Presidente del Consiglio dichiari pubblicamente il falso sui costi di rinuncia all’opera, quando tutti i ministeri hanno dichiarato ufficialmente - dopo una richiesta di accesso agli atti - che non esistono documenti relativi a un calcolo costi-benefici». «Questo Governo, come i precedenti - è la conclusione dei No Tap - vuole favorire la gigantesca lobby transnazionale che sta dietro a Tap, per questo incontrerà una durissima opposizione da parte delle comunità locali, sia nelle piazze che nelle aule dei tribunali, compresi quelli internazionali».

Secondo i dati forniti dalle forze dell’ordine presenti a San Foca, i partecipanti alla manifestazione sarebbero circa 300. Secondo il portavoce dei No Tap, Gianluca Maggiore, sul lungomare della marina di Melendugno sono accorse circa 500 persone. Maggiore ha lanciato ai mille diportisti che hanno le imbarcazioni ormeggiate nel porto della marina, un appello a "sostenere la lotta del movimento contro la realizzazione del gasdotto» che collegherà il Mar Caspio all’Italia con approdo su una spiaggia di San Foca di Melendugno.

NO TAP STRAPPANO SCHEDE ELETTORALI - Gli attivisti No Tap che fino a ieri avevano creduto alla promessa elettorale del M5S che il gasdotto sarebbe stato bloccato in due settimane, hanno cominciato a strappare le tessere elettorali. E lo stato d’animo di quegli elettori è passato dallo «sdegno» per la decisione di ieri del premier Conte di dare il via libera al gasdotto, alla richiesta di dimissioni per tutti i pentastellati eletti in Salento promettendo lo stop all’opera che approderà su una spiaggia di San Foca di Melendugno. Per questo i No Tap hanno avviato sui social una campagna in cui i volti dei destinatari, tra cui il premier Conte, vengono raffigurati al centro di due loghi: il primo con la scritta «No Tap, né qui né altrove», il secondo «Sì Tap, sia qui che altrove».

SALVINI: "BRUCIARE BANDIERE NON È SOLUZIONE" - «Il fuoco non è mai la soluzione, il fuoco e le minacce non sono mai le risposte a niente». Lo ha detto il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini a chi gli ha chiesto un commento sulle le bandiere dei 5 Stelle bruciate dai no Tap, al suo arrivo alla Festa della Lega di Garbagnate Milanese. «Io sono sempre stato convinto - prosegue Salvini parlando del gasdotto Tap - che far pagare meno l’energia a imprese e a italiani sia fondamentale. Se quell'opera farà costare di meno l’energia a milioni di italiani, quell'opera serve. Abbiamo ereditato una situazione tale per cui uscire dal quel percorso costerebbe un occhio della testa».

LA DELUSIONE DI EMILIANO - «Avere contro Renziani, Calendiani e M5S tutti uniti a favore di Tap e Ilva non ha prezzo. La delusione che provo per il voltafaccia del M5S su Ilva/Tap è davvero devastante. Bugiardi e spregiudicati nel dire agli italiani: «che volete? Non sapevamo che c.... stavamo a dì». Lo scrive il governatore pugliese Michele Emiliano su Facebook. «E hanno anche consegnato - aggiunge - i nostri voti progressisti alla Lega Nord. E adesso Calenda e compagni mi vogliono pure cacciare dal #PD. Abbiamo fatto male a fidarci di voi, siete senza coraggio e ipocriti come quegli altri. #M5SUndisastrocomeCalendaRenzi». 

LE PAROLE DEL SINDACO - Per il sindaco di Melendugno, Marco Potì, la battaglia contro il gasdotto Tap «non è persa, visto che in piedi ci sono ancora vari procedimenti pendenti, sia in sede di giustizia amministrativa che penale». "Il voto dei cittadini è una cosa seria, i sindaci lo sanno bene - ha aggiunto - perché quando vanno davanti ai cittadini a dire 'io faccio questa cosà, ci mettono la faccia. Quest’opera è stata considerata da tutti, esperti, professori universitari, uno stupro al territorio ed è per questo che stiamo ancora in piazza». Potì lo ha detto poco prima della conclusione della manifestazione organizzata dal movimento No Tap per protestare contro il via libera del governo ai lavori del gasdotto Tap. Alla protesta ha partecipato anche una decina di sindaci del territorio, compreso Pompeo Molfetta, sindaco di Mesagne, territorio anch’esso, come quello di Melendugno, interessato all’attraversamento dell’infrastruttura

IERI DI MAIO: «HO LETTO CARTE, SE TAP NON SI FA, PENALE 20 MILIARDI» - «Da ministro dello Sviluppo economico ho studiato le carte del Tap per tre mesi. E sono voluto andare allo Sviluppo economico anche per questo. Vi posso assicurare che non è semplice dover dire che ci sono delle penali per quasi 20 miliardi di euro. Ma così è, altrimenti avremmo agito diversamente». Così il vice premier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio sulla Tap. «Le carte un ministro le legge solo quando diventa ministro - aggiunge - e a noi del M5s non hanno mai fatto leggere alcunché»

La realizzazione della Tap «non è che non è più conveniente farla, è che non ci sono alternative», alla luce del fatto che «ci sono penali per quasi venti miliardi di euro». Lo dice il vice premier Luigi Di Maio, sottolineando che, prima di diventare ministro, «al M5s non hanno mai fatto leggere alcunché». «E quando quelli che sono andati a braccetto con le peggiori lobby di questo Paese parlavano di Tap l’unica cosa che ci dicevano - aggiunge - è che eravamo nemici del progresso. Non ci hanno mai detto che c'erano penali da pagare».

CALENDA: «SCENEGGIATA» - Di Maio si sta comportando da imbroglione, come su Ilva. Non esiste una penale perché non c'è un contratto (fra lo Stato e l’azienda Tap ndr) ma, in caso, un'eventuale richiesta di risarcimento danni» da parte dell’impresa  "visto che sono stati fatti investimenti a fronte di un’ autorizzazione legale». Lo afferma l’ex ministro del Mise Carlo Calenda a proposito delle dichiarazioni di Di Maio su penali da 20 miliardi in caso di mancata realizzazione della Tap. «Di Maio sta facendo una sceneggiata e sta prendendo in giro gli elettori ai quali ha detto una cosa che non poteva mantenere». L’ex ministro Carlo Calenda ha poi ricordato come «anche con il parere dell’Avvocatura di Stato su Ilva che gli dava torto e che ha tenuto segreto» Di Maio ha "mentito e in un paese normale un ministro che lo fa due volte si deve dimettere».

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