BARI - Un albero della Memoria, per non disperdere le radici. Perché il terreno divenga fertile e testimoni sempre l'impegno civico, il coraggio dimostrati da chi ha lottato per salvare la vita degli altri anche a costo di perdere la propria. Un tiglio, in uno dei giardini centrali di Bari, ricorderà le vittime del coronavirus, i tanti anziani che se ne sono andati nel silenzio dei giorni più bui, con il loro inestimabile patrimonio di conoscenza che non potrà più essere tramandato.
Il sindaco Antonio Decaro ha subito accolto la proposta, lanciata attraverso una petizione su change.org e sui social da un gruppo di intellettuali e professionisti baresi, che nel giro di poche ore ha raccolto una valanga di adesioni.
«Nelle grandi svolte della Storia - hanno scritto nell’appello - la Memoria diventa patrimonio di tutti e necessita di luoghi, simboli persone idee figure. Allora essa diventa ricordo delle gesta, dagli eroi classici e mitologici alle vittime di un'epidemia, assicura continuità, arricchimento di conoscenza e crescita comune.
Le città del mondo sono piene di monumenti ad eroi ignoti, a chi ha combattuto e perso la vita per un ideale, per una fede, per la Scienza.
Sono «i più fragili, i nostri anziani che sono essi stessi Memoria, che non deve andare persa per sempre, “come lacrime nella pioggia”. Morti senza un saluto, un abbraccio, un sorriso, uno sguardo, un gesto di amore. Portati via di notte, come nei momenti più bui della Storia», sottolineano i promotori dell'iniziativa, dicendosi certi che chi li ha conosciuti ne coltiverà la memoria, così come farà l'intero Paese.
Manca, però, un ulteriore tassello, un atto simbolico. «Occorrono anche luoghi dove questa Memoria condivisa possa essere coltivata: non i maestosi mausolei delle guerre, non i marmi imperiali traboccanti retorica, non la solennità che si fa plumbea, ma spazi all'aperto, fruibili giorno per giorno. Luoghi del vivere quotidiano, del riflettere e dello stare assieme, della Memoria come monito a prestare attenzione alla vita del pianeta e degli esseri viventi e strumento per la ricerca della felicità. Luoghi semplici, facilmente accessibili, come lo spazio di un giardino pubblico o un angolo del Lungomare, nel quale mettere a dimora un albero che resista al passare del tempo e che consegni la nostra Memoria ai sogni delle nuove generazioni».
Sono le premesse da cui è partita la richiesta al sindaco di Bari, «anche nella sua veste di presidente dell’Anci», di un luogo in ricordo delle vittime dell'epidemia «e di chi ha dedicato generosamente tanto della sua vita alla cura della malattia e al bene primario della salute».
«Lo chiediamo ora che il male non è ancora stato sconfitto - hanno specificato - per manifestare la fiducia nella Scienza e nelle comunità organizzate e solidali».
E l'istanza, inizialmente firmata da Elisa Barucchieri, Angela Carofiglio, Angelo Cassano, Alessandra Cellamare, Domenico Galetta, Carlo Paolini, Alessandro Piva, Anna Rossiello, Giuseppe Scelsi, ha fatto subito breccia.
Decaro ha deciso che sarà un tiglio, in uno dei giardini princibali della città, a ricordare gli «eroi» della pandemia. «Coltivare la memoria è uno dei compiti fondamentali cui siamo chiamati», ha commentato il primo cittadino nell'accogliere l'appello. Bari non dimenticherà «i medici, gli infermieri, il personale sanitario, i cittadini travolti dalla catastrofe e tutti coloro i quali si sono presi cura di noi, e soprattutto, le vittime di questo tempo». Decaro concorda anche con le modalità dell’omaggio: «La memoria, ci ricordano i firmatari di questo appello, deve poter essere coltivata negli spazi pubblici, fruibili ogni giorno, nei luoghi del vivere quotidiano, del riflettere e dello stare assieme. Per questo abbiamo scelto di piantare in un giardino pubblico un albero di tiglio, simbolo di amore e fecondità, perché rappresenti per tutti noi negli anni a venire il ricordo vivente di un evento drammatico e ci rammenti l’importanza di vivere in armonia con la natura, il valore della scienza e la forza generativa delle comunità solidali».
Viviamo strani giorni. Proliferano i «no mask»; cercano la ribalta personaggi che negano perfino l’esistenza del virus; spuntano nuove «star» della scienza che decretano l’ormai avvenuta morte del nemico invisibile (e tutti, beninteso, speriamo sia davvero così). E però è impossibile dimenticare quanto accadeva non un secolo fa, ma appena due mesi orsono. Le bare caricate sui camion dell’esercito a Bergamo sono un’immagine che nessun negazionista potrà cancellare con un colpo di spugna. Né qualcuno potrà lenire, facendo finta che non ci sia mai stato, che non ci sia e non ci sarà, il dolore di madri, padri, mogli, mariti, figli, nipoti delle 154 persone morte in appena cento giorni solo in due ospedali di Bari e provincia.
E, in fondo, cosa c’è da stupirsi? Gli Alberi della Memoria mantengono vivo il ricordo delle vittime della Shoah, profanato da chi tuttora ne nega l’esistenza. «Se questo è un uomo», nessuna meraviglia.
Bari non dimenticherà i suoi morti, né quelli di tutta Italia e di tutto il mondo. Né il sacrificio di medici e infermieri, quei camici madidi di sudore, quei volti segnati dalle protezioni contro il virus indossate per ore e ore assistendo i malati.
Un tiglio metterà radici. Il tiglio è albero che può vivere anche per mille anni. E quando la chioma crescerà, con la sua forma di cuore rovesciato, abbraccerà tutti in un ricordo da coltivare ogni giorno.
Nella immensa tragedia della pandemia che il mondo sta vivendo e che ha colpito così duramente anche il nostro Paese, gli eroi sono noti. Hanno nomi, cognomi, età, luoghi di vita, sono gli eroi della nostra quotidianità. Sono i medici, gli infermieri, il personale sanitario, i cittadini che sono stati travolti dalla catastrofe, coloro che si sono presi cura di noi».
Ma anche altri, in questa tragedia, meritano il titolo di «eroi».