“Premesso che non ho ucciso Omar Trotta, ma vi pare che sarei così stupido da confidare a uno appena conosciuto in carcere, Orazio Coda, d’aver ammazzato una persona?”. Parla per la prima volta dall’incriminazione Angelo Bonsanto, 36 anni di Lesina, sotto processo dal febbraio 2023 in corte d’assise a Foggia perché ritenuto uno degli esecutori materiali dell’omicidio di Omar Trotta, giovane viestano assassinato a colpi di pistola nel suo ristorante “L’Antica bruschetteria” il 27 luglio 2017 sotto gli occhi di moglie, figlioletto e dell’amico Tommaso Tomaiuolo che rimase a sua volta ferito. Agguato collegato alla guerra di mafia garganica tra il clan Raduano alleato del gruppo Lombardi/Ricucci/La Torre ex gruppo Romito; e i rivali Perna/Iannoli alleati dei Li Bergolis.
Ad accusare Bonsanto sono i pentiti Marco Raduano, Gianluigi Troiano, Orazio Coda, Danilo Pietro Della Malva, i fratelli Antonio e Andrea Quitadanmo. Secondo l’accusa, Bonsanto legato al clan Moretti della “Società foggiana” fu prestato al clan Raduano per eliminare Trotta ritenuto schierato con i rivali. Coimputato di Bonsanto in corte d’assise è Gianluigi Troiano, 32 anni, viestano, pentitosi nell’autunno 2024 e che ha confessato d’aver verificato la presenza di Trotta nel ristorante, informando con un sms i due killer tra cui Bonsanto. Per l’omicidio Trotta già condannati nel processo abbreviato Raduano come mandante; Della Malva e Antonio Quitadamo per aver dato supporto ai sicari prima e dopo l’omicidio.
Nonostante l’accusa da ergastolo che gli pende sulla testa, Bonsanto non era mai stato interrogato per questa vicenda: è a piede libero per l’omicidio Trotta ma è detenuto nel carcere di Augusta per scontare un cumulo pene sino al 2031. E’ detenuto pressochè ininterrottamente dall’11 agosto 2017 quando fu arrestato in flagranza a Torremaggiore per armi e ricettazione con altri 3 complici. Gli ultimi 8 anni li ha trascorsi in carcere e ai domiciliari, tranne un breve periodo di latitanza tra il 9 marzo 2020 quando fu uno dei 72 detenuti evasi dal carcere di Foggia, e il 12 aprile successivo quando fu catturato.
Nel lungo interrogatorio in videconferenza dal carcere, Bonsanto ha risposto alle domande del difensore avv. Luigi Marinelli e del pm della Dda Ettore Cardinali. Ha dichiarato la propria innocenza; detto di non ricordare cosa abbia fatto il giorno del delitto, essendo trascorsi 8 anni; escluso comunque che in quel periodo fosse a Vieste; accusato i pentiti di aver detto un cumulo di sciocchezze sul suo conto, chiedendo alla corte di essere messo a confronto con ciascuno di loro per controbattere faccia a faccia alle loro dichiarazioni. Bonsanto ha inoltre detto di non conoscere quasi tutti i collaboratori di Giustizia che lo accusano: “in carcere conobbi Andrea Quitadamo, e Coda”. Quest’ultimo nell’udienza del 20 ottobre 2023 in assise raccontò che Raduano gli aveva fatto il nome di Bonsanto come uno dei killer di Trotta, per cui quando lo incontrò in cella chiese a Bonsanto conferma e l’imputato ammise, confidandogli d’essere arrivato davanti al ristorante su uno scooterone, d’essere entrato da una porta posteriore impugnando due pistole con cui fece fuoco. “Non è vero” la replica di Bonsanto: “ma io sarei così stupido da dire a una persona che non conoscevo d’aver commesso un omicidio?”. Quanto ai rapporti con il boss Rocco Moretti al vertice della mafia foggiana, Bonsanto li ha spiegati così: “l’ho incontrato una sola volta a Pescara nell’estate 2017” (il 5 giugno, c’è una foto che li ritrae in uno dei rari momenti di libertà di Moretti che dal luglio ’89 a oggi ha trascorso oltre 34 anni dietro le sbarre) “in quanto lui era interessato all’acquisto di un’auto, e io mi occupavo di compravendita di macchine”.
Il pm Cardinali gli ha rivolto domande su una serie di intercettazioni. Ha anche chiesto a Bonsanto come mai il 9 agosto 2017 - giorno della strage di mafia garganica, quando nelle campagne di San Marco in Lamis il clan Li Bergolis per uccidere il capo clan rivale Mario Luciano Romito ammazzò anche il cognato che gli faceva da autista e due agricoltori in transito - si trovasse nella masseria di un pregiudicato vicina al luogo della mattanza. Bonsanto ha spiegato la sua presenza come pura casualità: “ero lì ad acquistare caciocavalli, fui anche controllato dai carabinieri”. Nelle prossime udienze di scena i testi a discarico citati dall’avv. Marinelli, tra cui consulenti balistici. La corte ha poi accolto la richiesta dello stesso avv. Marinelli di riascoltare limitatamente a alcune circostanze i pentiti Marco Raduano e Antonio Quitadamo, e un altro garganico. Per la sentenza di primo grado si dovrà attende il 2026.