Otto anni senza calcio lasciano il segno, l’inattività porta qualche chilo in più sulla bilancia ma i piedi restano sempre quelli che hanno incantato l’Italia, l’Europa, il mondo quando in campo c’erano la Roma o la Nazionale. Francesco Totti ha dispensato sorrisi, battute e giocate d’alta scuola a Foggia e poi ha lasciato tutti di stucco al «Tardini» di Parma, dove, in occasione della manifestazione «Operazione Nostalgia» ha segnato un gol stellare all’amico Frey: super destro di collo pieno da centrocampo, pallone all’incrocio dei pali e standing ovation del pubblico emiliano. Anche allo «Zaccheria», dove è sbarcato per partecipare all’evento benefico «Cur in campo», l’ex attaccante della Roma ha mostrato che la classe, pure se il tempo scorre, non va in soffitta. «Manifestazioni come questa fanno bene al calcio e a chi lo ama, a noi che partecipiamo in campo e a chi segue le partite dagli spalti - ha sottolineato il “Pupone” -. Il comune denominatore è la voglia di divertirsi, passare una serata rilassandosi e fare del bene. Per noi che abbiamo avuto il privilegio di calcare i campi della Serie A e di giocare ad alti livelli nelle competizioni europee e mondiali è importante poter dedicare del tempo ad iniziative benefiche. Un modo per provare a restituire, in minima parte, quello che abbiamo ricevuto».
Il ritorno a Foggia è l’occasione per l’ex numero 10 della Roma per riavvolgere il nastro del passato e riandare con la mente ai ricordi piacevoli di una carriera che è stata straordinaria. Accanto a lui gli altri ex campioni e compagni d’avventura in questa iniziativa benefica del «Cur in campo»: Vincent Candela, Christian Panucci, Simone Tiribocchi, Stefano Sorrentino, Fabio Quagliarella, Stefano Fiore, Marco Amelia, ai quali si è unito l’ex portiere foggiano Domenico Botticella. «Il problema è che gli anni passano e cominciamo ad avvicinarci a quell’età in cui si vive di ricordi - sorride Totti -. Battute a parte, al Foggia sono legato perché contro i rossoneri realizzai il mio primo gol in Serie A (all’Olimpico all’inizio della stagione 1994-95, finì 1-1 e per i “Satanelli” pareggiò Kolyvanov, ndr) -. Allo “Zaccheria” invece non ho mai segnato». Al Foggia il primo degli oltre 300 gol realizzati con la maglia della Roma, ma c’è un altro anello di congiunzione fra Totti e la storia dei «Satanelli»: Zdenek Zeman. «Che dire di lui, tante frasi e parole potrebbero risultare banali considerato quanto io sia legato a lui - spiega l’ex fantasista -. L’ho conosciuto bene e posso dire perciò che il boemo è una persona speciale, lo ha dimostrato ovunque. Ha grandi valori, ha dato tanto a molte persone. Un uomo eccezionale, prima che un grande allenatore, con pregi ma anche difetti come ognuno di noi. Ha fatto grande il Foggia, con passione e tenacia, credendo nelle sue idee. Penso di aver già detto molto, difficile trovare gli aggettivi giusti per definirlo». Il passato che ritorna ma uno sguardo al presente è inevitabile, per un fuoriclasse che ora ha 48 anni e che con la maglia azzurra si è laureato vice campione d’Europa nel 2000 e campione del mondo nel 2006. «Spero che la qualificazione al Mondiale non sfugga di nuovo - dice Totti -. Il calcio è cambiato negli ultimi 15 anni: è diventato più fisico, meno tecnico. Ma resta sempre uno sport bello da vedere, anche se c’è meno talento sui campi. Bisogna puntare sui vivai per rinascere: cercare e formare nuove promesse, avere fiducia nei giovani».