FOGGIA - Qual è la condanna giusta per Redouane Moslli, 44 anni, bracciante marocchino reo confesso dell’omicidio di Franca Marasco, settantenne accoltellata 4 volte a collo e addome nella propria tabaccheria di via Marchese De Rosa la mattina del 28 agosto 2023 per rapinarle 70 euro e 2 telefonini? Questo l’interrogativo cui la corte d’assise di Foggia dove ieri è iniziato il processo, darà risposta in sentenza nei prossimi mesi. Scontata la colpevolezza dell’imputato - fu fermato sei giorni dopo il delitto, in 3 interrogatori ha ammesso pur sostenendo che non voleva uccidere - il dibattimento ruoterà sull’entità della condanna, sul peso di aggravanti e eventuali attenuanti.
Il pm Ida Perrone contesta accuse da ergastolo in linea edittale: concorso anomalo, ossia reato diverso da quello voluto, in omicidio aggravato sia dal nesso teleologico (aver ucciso per portare a termine il colpo, questa aggravante prevede il carcere a vita e ha impedito a Moslli di chiedere il processo abbreviato dal gup che comporta lo sconto di un terzo) sia dalla minorata difesa della vittima, “non in grado per età e conformazione fisica di opporre adeguata difesa”; e rapina aggravata “dai motivi abietti e futili data la modestia del bottino”.
Moslli ieri era in aula; è difeso dall’avv. Benedetto Maria Scippa. I familiari della Marasco si sono costituiti parte civile con l’avv. Giulio Treggiari. Sono una ventina i testi citati da pm, parte civile e difesa. Prossima udienza il 20 dicembre per interrogare il passante che vide il cadavere e diede l’allarme, e la sorella della Marasco; era al telefono con la tabaccaia, la senti dire “che volete” e poi gridare più volte “aiuto”, prima che linea divenisse muta.
Importante sarà la ricostruzione dell’omicidio dell’anatomopatologo che eseguì l’autopsia su incarico del pm e del consulente medico legale nominato dall’avv. Treggiari. Moslli sostiene che puntò il coltello, la Marasco cercò di vincolarsi e rimase ferita; l’imputato aggiunge che per rapinare i soldi rimise l’arma nella cintura dei pantaloni con la lama fuori; la vittima gli si avvicinò per bloccarlo in uno spazio angusto tanto da cadere, rimanendo ferita dalla lama. Per il gip che convalidò il fermo di Moslli è una “ricostruzione molto singolare e inverosimile. Inverosimile sia che la Marasco anche solo avvicinandosi abbia potuto cagionarsi ferite così profonde da causarne la morte; sia che un coltello risposto nella cintura dei pantaloni e quindi in posizione quasi verticale, abbia potuto ferire la vittima all’addome con la lama o la punta”.
La commerciante era sola nella rivendita riaperta quella mattina dopo un periodo di ferie, quando poco prima delle 13 entrò il rapinatore-killer con mascherina sul volto, guanti e coltello con lama di 18 centimetri; 4 fendenti la uccisero. Il rapinatore arraffò 70 euro, 2 telefonini, si allontanò a piedi, buttando l’arma. La tabaccheria non aveva videosorveglianza ma le numerose telecamere in città consentirono ai carabinieri di seguire la via di fuga di Moslli che si diresse verso il centro, cambiandosi d’abito in un locale di via Mameli: fu riconosciuto da alcuni testimoni e si risalì alla sua identità. Il 2 settembre venne rintracciato dai carabinieri ai Napoli, riportato a Foggia e fermato il giorno dopo quando confessò.
Disse d’essere arrivato a Foggia nei mesi precedenti per cercare lavoro nei campi; d’aver conosciuto tale “Renu” (poi identificato in Vittorino Checchia, 73 anni di Castelluccio Valmaggiore); d’aver progettato insieme di rapinare alcune tabaccherie. A dire di Moslli, fu Checchia a indicargli l’obiettivo; fornirgli mascherina e guanti; a spartire nel locale di via Mameli in uso al presunto complice il bottino nei minuti successivi al delitto; a consigliargli di lasciare Foggia. Sulla scorta di questa chiamata in correità, Checchia fu arrestato il 14 settembre 2023. Si diceva innocente, è morto il 15 giugno scorso in ospedale dov’era piantonato stroncato da una malattia che scoprì in carcere d’avere.