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Foggia, tangenti a Palazzo di Città: sfilano i consiglieri comunali

 
Redazione Foggia

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Foggia, tangenti a Palazzo di Città: sfilano i consiglieri comunali

Al processo contro l’ex sindaco Landella

Giovedì 19 Settembre 2024, 09:56

FOGGIA - “Al termine di una riunione dei capigruppo circa a settembre 2020, all’uscita dal Comune Consalvo Di Pasqua” (già consigliere comunale prosciolto durante l’udienza preliminare dall’accusa di concorso in corruzione) “mi prese da parte e disse che se avessi votato a favore di una proposta avrei ricevuto 5mila euro. Gli risposi che non doveva assolutamente farmi mai più proposte di questo genere e di lasciarmi stare; resosi conto della mia immediata reazione mi disse: ‘no, Concetta, fai conto che non ti ho detto niente, era uno scherzo’. Ritengo che abbia provato a capire da che parte stessi, cioè se fossi una persona che poteva essere coinvolta in una eventuale spartizione di tangenti; e ritengo che la proposta fosse collegata al voto favorevole all’accapo Tonti perché di quello s’era parlato nella riunione a Palazzo di città”. E’ quanto dichiarato ai pm il 28 maggio 2021 e sostanzialmente confermato ieri pomeriggio in aula dal consigliere comunale Concetta Soragnese, teste d’accusa nel processo per le presunte tangenti al Comune di Foggia a 14 imputati accusati a vario titolo di 19 imputazioni: tentata concussione, 2 corruzioni, tentata induzione indebita a dare o promettere utilità; istigazione alla corruzione; 10 peculati; un ulteriore peculato o in alternativa il favoreggiamento.

In attesa di giudizio l’ex sindaco Franco Landella; la moglie Iolanda Daniela Di Donna, funzionario del Comune: l’ex presidente del consiglio comunale Leonardo Iaccarino; la sorella Donatella Iaccarino; gli ex consiglieri Dario Iacovangelo e Antonio Capotosto; gli imprenditori Paolo Tonti e Francesco Landini; l’ex dipendente comunale Giuseppe Melfi; Giuseppe e Rosario Casparrini titolari di un negozio di ferramenta; Michele De Carlo, procacciatore d’affari; Giada Pirazzini; la società “Coer” di Tonti in base al decreto legislativo che sanziona con multe e confische le aziende i cui dirigenti si siano resi responsabili di illeciti. Le accuse riguardano un tentativo di concussione da 300mila euro per l’appalto per l’illuminazione pubblica (imputato Landella); 2 corruzioni da 32mila euro (Landella, Di Donna, Leonardo Iaccarino, Iacovangelo, Capotosto, Tonti e la “Coer”, in relazione al voto in consiglio comunale a favore di una convenzione urbanistica cui era interessato Tonti) e 20mila euro (Iaccarino, Melfi e Landini per la liquidazione di un pagamento a favore di un’azienda della moglie di Landini, estranea all’inchiesta, fornitrice di fitofarmaci all’azienda “Masseria Giardino” del Comune); istigazione alla corruzione da un milione, ancora legata all’appalto per l’illuminazione pubblica (Landella e De Carlo); tentata induzione indebita da 20mila euro (Iaccarino e Capotosto in relazione alla somma che sarebbe stata chiesta per il riconoscimento di un debito fuori bilancio della coop “S.Giovanni” estranea all’inchiesta); peculato e tentato peculato per l’acquisto andato in porto o fallito di merce varia e del valore complessivo di poche migliaia di euro comprata con soldi pubblici destinati alla presidenza del consiglio e destinata a privati (Iaccarino, la sorella, Pirazzini e i Casparrini). Tranne Iaccarino che confessa la presunta spartizione della tangente di 32mila euro, gli imputati si dicono innocenti. Si torna in aula il 6 novembre.

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