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Nessuna scuola degli orrori alla «Roseti» di Biccari

 
Filippo Santigliano

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Filippo Santigliano

Nessuna scuola degli orrori alla «Roseti» di Biccari

Cade l’accusa di maltrattamenti: due maestre assolte, una condannata per percosse

Mercoledì 14 Febbraio 2024, 10:41

BICCARI - Due assoluzioni e una condanna a sei mesi con pena sospesa e derubricazione del reato di maltrattamenti in abuso dei mezzi di correzione e un episodio di percosse. Così il processo di primo grado a tre maestre della scuola elementare di Biccari imputate di maltrattamenti ai danni di sei scolari per fatti del 2016/2017. L’indagine della Procura di Foggia con i carabinieri sfociò nell’arresto di quattro insegnanti il 15 aprile 2017, vigilia di Pasqua, sottoposte ai domiciliari e rimesse in libertà dopo tre settimane: si dicono innocenti. In loro difesa scesero in campo numerosi genitori di scolari con cartelli affissi davanti alla scuola: «Vi vogliamo bene», «I nostri bimbi sono sereni e tranquilli», «Solidarietà alle nostre maestre».

Ieri il giudice monocratico Flavia Accardo, al termine del processo iniziato il 4 giugno 2019 e proseguito per 44 udienze, ha condannato a 6 mesi (e 3 mesi di interdizione dalla professione, con pena sospesa) Lucia Saldarelli, 61 anni di Biccari, derubricando i maltrattamenti i abuso di mezzi di correzione e un episodio di percosse per aver tirato le orecchie a uno scolaro. Assolte perché il fatto non sussiste Ernesta Salandra, 65 anni di Biccari, e Marianna Bimbo, 48 anni, di Lucera. Nell’inchiesta è coinvolta una quarta imputata che scelse il giudizio abbreviato: fu condannata in primo grado a 18 mesi dal gup, pende il processo d’appello.

Il pm aveva chiesto la condanna della Saldarelli a un anno e sei mesi per maltrattamenti. la derubricazione del reato in percosse per Salandra con condanna a 200 euro di multa. l’assoluzione della Bimbo. Gli avvocati Luigi Leo per la Saldarelli, Michele Vaira e Alessandra Palazzo (Salandra) e Luigi Follieri (Bimbo) sollecitavano l’assoluzione. «La sentenza ha ridimensionato le accuse alla mia assistita», commenta l’avvocato Leo: «Presenterò appello e insisterò nella richiesta di dichiarare inutilizzabili i video», la prova principale. Per l’avvocato Vaira «la sentenza di assoluzione della Salandra lenisce in parte anni di sofferenza e mortificazione: non ci fu da parte sua alcun maltrattamento, i suoi studenti hanno sofferto la sua assenza non la sua presenza; voglio ricordare che alcuni genitori delle presunte vittime hanno sempre sostenuto l’innocenza della maestra». Si sono costituiti parte civili alcuni genitori di scolari con gli avvocati Manuela La Cava e Nicola Bianchi e l’Avvocatura dello Stato per il ministero.

Fu la denuncia presentata a ottobre 2016 dal genitore di un bambino nei confronti di una sola maestra a dare il via all’inchiesta: vennero nascoste due telecamere in alcune aule dell’istituto comprensivo «Paolo Roseti» di Biccari. Sulla scorta dei video quattro maestre furono arrestate il 15 aprile 2017 e poste ai domiciliari per maltrattamenti, aggravati dall’aver commesso «i fatti ai danni di minori all’interno di un istituto di istruzione». Dopo tre settimane i domiciliari furono revocati e sostituiti dall’interdizione dalla professione per sei mesi. Il processo alle quattro imputate si sdoppiò al termine dell’udienza preliminare il 25 marzo 2019: tre rinviate a giudizio, una processata con rito abbreviato.

Pesante il capo d’imputazione iniziale e con posizioni differenti delle quattro maestre. L’accusa ipotizzava «sistematiche vessazioni psico-fisiche» sotto forma di pizzicotti, ceffoni, strattoni, scappellotti, tirate per le ore orecchie, punizioni (niente mensa per uno scolaro), umiliazioni (un bambino costretto a ripetere «io sono basso»), insulti anche volgari, rimproveri eccessivamente duri («hai il cuore cattivo, ti devi vergognare, chiudi quella boccaccia che escono solo cose brutte di là», «fai schifo, vergognati»), minacce («tanto so che ti devo picchiare con la mazza», «se ti do una botta in testa tu capisci che hai sbagliato e devi correggere l’errore»). In alcuni casi, come per la Bimbo ora assolta, il pm contestava che avesse assistito «alle vessazioni imposte dalle colleghe, omettendo di intervenire pur avendo l’obbligo giuridico di impedire questi eventi». Il processo ha ridimensionato la tesi accusatoria e escluso il reato di maltrattamenti: due assoluzioni, una condanna per abuso dei mezzi di correzione e un episodio di percosse.

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