Sabato 06 Settembre 2025 | 16:40

Università di Foggia, il dipartimento che scotta

 
Massimo Levantaci

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Massimo Levantaci

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Quarantuno docenti vogliono Scienze sociali, ma quanti colpi bassi. Il rettore: «Così sia»

Mercoledì 06 Dicembre 2023, 15:01

07 Dicembre 2023, 11:56

FOGGIA - Si chiama «Scienze sociali» la mina vagante dell’università di Foggia destinata, secondo alcuni, a scuotere i ritmi compassati dell’Ateneo dauno. Riunione ieri dai toni risolutivi in Senato accademico: l’inserimento all’ordine del giorno dell’istituzione del nuovo dipartimento mette nell’angolo, con l’obiettivo di cancellarlo, il neonato Demet, dipartimento di economia management e territorio, nato da una costola di Economia agli inizi del breve mandato (tre anni) dell’ex rettore Pierpaolo Limone e finito al centro di voci incontrollate, una presunta parentopoli di figli e mogli di docenti piazzate senza titolo, proteste conclamate e soffocate negli ultimi giorni «per il quieto vivere», di amministrativi e studenti che chiedono spiegazioni sulle «ragioni vere» di questi sommovimenti.

Nulla di nuovo sotto il sole, si potrebbe aggiungere: l’ennesimo polverone che ogni tanto si leva dall’ateneo foggiano. Ricordiamo, a tal proposito, le polemiche che accompagnarono l’uscita del rettore Antonio Muscio nel 2008 per i sette parenti messi a libro paga in Ateneo e il nuovo dipartimento, qualche anno più tardi, costituito per isolare quattro docenti scomodi a seguito della perquisizione della Finanza a esami in corso nel dipartimento di Agraria che da allora prende il nome di «Dafne». Ora dunque tocca al Demet che con questa mossa perderebbe più della metà dei circa quaranta docenti, risucchiati nella nuova esperienza e con essi i requisiti minimi perchè un dipartimento resti in piedi (minimo 35 docenti).

Ma perchè nasce Scienze sociali? La proposta presentata da 41 docenti aspira a collocarsi nella sfera economica, ispirata da docenti di sei aree differenti: Scienze biologiche, Scienze agrarie e veterinarie, Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche, Scienze giuridiche, Scienze Economiche e Statistiche e Scienze Politiche e Sociali, dunque in palese contrasto (sostengono quanti, regolamenti alla mano, cercano di ostacolare il piano), con quanto prevede la legge 240 e lo statuto dell’università di Foggia (settori scientifico disciplinari differenti). Si dice che sia una battaglia in realtà per ottenere più incarichi da ordinari, si dice che a qualche docente sia stato promesso il trasferimento in altra sede più confortevole in cambio dell’adesione (ma se aderisce e poi va via?). Se ne dicono tante all’interno dell’università dauna, ma qualcuno che provi a metterci la faccia nemmeno a pagarlo oro.

Si nascondono tutti e anche il rettore fa spallucce: «Se un gruppo maggioritario di docenti chiede un nuovo dipartimento, non posso farci nulla», così il prof. Lorenzo Lo Muzio in un breve scambio di battute con la Gazzetta. La confusione è sovrana: anche i docenti avrebbero provato ad alzare la voce in Senato accademico, ma sarebbero stati zittiti da altri colleghi un po’ più accondiscendenti. Il bello è che siamo all’università, l’argomento preponderante dovrebbe essere la ragione scientifica che si propone di promuovere Scienze sociali e invece dominano i silenzi assordanti, le voci di dentro, i mugugni mal digeriti. Un pessimo spettacolo. 

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