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Foggia, racket e furti d’auto: il pm presenta il conto e chiede 6 condanne

 
Redazione Foggia

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tribunale di Foggia

Il tribunale di Foggia

Invocati, complessivamente, 27 anni di carcere nel processo in abbreviato per le estorsioni agli imprenditori

Sabato 22 Aprile 2023, 13:21

FOGGIA - Il pm Rosa Pensa ha chiesto 6 condanne per complessivi 27 anni e 8 mesi nel processo abbreviato in corso davanti al gup ad altrettanti foggiani accusati a vario titolo di estorsione per la restituzione di un’auto rubata, porto illegale di due pistole, furto e ricettazione d’auto, furto di tre statuine da un negozio.

Il giudice Carlo Protano dopo requisitoria e prime arringhe ha rinviato il processo per le ultime battute difensive, cui seguirà la sentenza di primo grado: se ci saranno condanne, verranno ridotte di un terzo per la scelta del rito. Un altro presunto estorsore è stato rinviato a giudizio per essere giudicato con rito ordinario, mentre per gli ultimi due imputati accusati del furto di alcune statuine c’è stato il proscioglimento per difetto di querela della vittima, come prescritto dalla riforma Cartabia entrata in vigore a fine dicembre scorso.

L’inchiesta di Procura e Guardia di Finanza sfociò nel blitz del 14 ottobre 2022 quando furono eseguite 9 ordinanze cautelari per tre distinti episodi: 4 in carcere e 5 ai domiciliari.

La pena più pesante, 9 anni di reclusione, il pm l’ha invocata per Andrea Carella, 26 anni, ai domiciliari accusato di concorso in estorsione per aver imposto un pizzo di 500 euro a un parente del derubato per la restituzione di una “Fiat Punto”, sottratta in piazza Sant’Eligio il 28 febbraio 2022 e restituita il giorno; di ricettazione dell’utilitaria; e di detenzione e porto illegale di un revolver calibro 32 e di una pistola semiautomatica calibro 7.65 prodotta in Jugoslavia, armi sequestrate dalle Fiamme gialle il 20 marzo 2022 in una “Nissan Micra” nella disponibilità dell’imputato secondo l’accusa; Carella è attualmente sotto processo anche davanti al gup di Bari con richiesta di condanna a 7 anni e 6 mesi avanzata dalla Dda per concorso in un tentativo di estorsione ai danni di un imprenditore aggravato dalla mafiosità con richiesta di tangente di 2500 euro, e di porto illegale di pistola usata per avvertire la vittima esplodendo colpi contro il box di casa nel febbraio 2022.

Il pm ha poi chiesto la condanna a 6 anni di Yari Saggese, 27 anni, che risponde di concorso nella ricettazione della “Fiat Punto” e della successiva estorsione; e 4 anni per Pietro Giuseppe Piserchia, ventenne, imputato degli stessi reati. Chiesti poi 3 anni e 4 mesi di reclusione a testa per Fabrizio Bevilacqua di 25 anni e Domenico Mario Russo di 23 anni, accusati di armi perché avrebbero ricevuto/acquistato la pistola calibro 7.65 sequestrata a Carella. Infine il pm ha chiesto la condanna a 2 anni di Angelo Matteo Maratea, 40 anni, che risponde solo del furto di 3 statuine in ceramica e ferro del valore di mille euro rubate il 9 dicembre 2021 in un negozio di via Lanza.

Gli avvocati Luigi Marinelli, Cecilia D’Alessandro, carlo Alberto Mari, Ettore Censano, Antonietta Di Carlo e Michele Orsogna chiedono e chiederanno al gup nella prossima udienza l’assoluzione dei 6 foggiani e in subordine condanne al minimo della pena; in particolare per Andrea Carella l’avv. D’Alessandro sosterrà che le pistole del cui possesso è accusato sono le stesse per le quali è sotto processo a Bari per il tentativo di estorsione da 2500 euro , ragion per cui non può essere giudicato due volte per lo steso reato.

L’inchiesta vede coinvolto anche Carlo Federico Rotunno di 32 anni imputato del furto della “Fiat Punto” e di concorso nella successiva estorsione per restituirla: l’avv. Paolo Ferragonio aveva chiesto al gup il giudizio abbreviato condizionato a trascrivere alcune intercettazioni, il giudice ha rigettato la richiesta e rinviato a giudizio l’imputato. Stralciata dalla Procura la posizione di vittima del pizzo e moglie che furono indagati a piede libero per false dichiarazioni al pm: il primo per aver negato d’aver pagato un pizzo di 500 euro per ritrovare la “Punto” rubata al suocero; la seconda per aver negato di conoscere chi avesse estorto i 500 euro al marito.

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