FOGGIA - Genera reazioni polemiche la decisione assunta dal direttore generale degli ospedali Riuniti di Foggia, Giuseppe Pasqualone, riguardo alla revoca del progetto voluto e approvato dal suo predecessore Vitangelo Dattoli per completare il «Deu», il nuovo Dipartimento per l’emergenza di Foggia atteso esattamente da 15 anni. L’appalto da 65 milioni lanciato nel 2008 per realizzare il nuovo blocco dell’emergenza non è stato infatti completato, lasciando fuori proprio le sale operatorie. È così emersa l’ipotesi di ricorrere al partenariato pubblico-privato, un’operazione di finanza di progetto in cui le imprese si fanno carico delle opere (e del relativo investimento) in cambio di un canone di gestione. Il progetto è stato approvato a marzo 2021 dall’allora commissario Vitangelo Dattoli, sulla base della proposta di Althea Italia-Steritalia che si sarebbero fatte carico non solo di completare la terapia intensiva del quinto piano e il blocco operatorio del sesto, ma anche di fornire le attrezzature e il personale necessario al funzionamento. Il tutto a fronte di un canone decennale pari a 157 milioni di euro, a fronte di un investimento (del privato) da 20,7 milioni.
Nel progetto di «Ppp», secondo la delibera con cui i Riuniti ne hanno disposto la revoca, «si evidenziano chiari elementi di criticità economica e soprattutto finanziaria tali da compromettere, in caso di aggiudicazione del progetto di partenariato in esame, il pagamento degli stipendi e il rispetto dei tempi medi di pagamento a tutti i fornitori.
Questo perché la situazione di bilancio nel triennio 2020-2022 si è sensibilmente appesantita per via dell’incremento del costo del personale e per «il sensibile aumento» delle spese di energia elettrica e gas, tanto da portare a una perdita (stimata) di 78 milioni per lo scorso anno. Un canone da 15,3 milioni (quello necessario a pagare i costi del partenariato) non sarebbe dunque sostenibile. Tesi però confutata dalla controparte. Fonti vicine ad Althea Italia-Steritalia sottolineano infatti che una analisi approfondita del Piano Economico Finanziario asseverato smentisce la tesi rappresentata nella delibera di revoca, secondo la quale gli oltre 15 milioni annui indicati come costo aggiuntivo avrebbero causato lo squilibrio finanziario della struttura ospedaliera. Infatti dei 15 milioni, circa 2,5 milioni annui sono riferiti a sostituzioni di costi già attualmente sostenuti (ad esempio la manutenzione struttura ed apparecchiature); 5,8 milioni sono i costi comprensivi di adeguamento Istat e oneri finanziari per la realizzazione delle sale operatorie del Deu e la centrale di sterilizzazione; ben 7,3 milioni sono costi variabili legati ai 3.850 interventi chirurgici annui stimati dal proponente, da eseguire all’interno del nuovo reparto. Costi la cui aleatorietà sarebbe rimasta integralmente in carico all’Ati Althea Italia/Steritalia, aggiudicataria del «Ppp».
I costi variabili in capo al proponente, viene poi aggiunto, avrebbero generato un introito aggiuntivo (nuovi DRG attualmente non percepiti) che, oltre a coprire i costi degli interventi stessi, avrebbero contribuito a migliorare i conti dell’ente. Volendo stimare, DRG alla mano, un incasso medio per l’ente di 15.000 euro ad intervento per 3.850 interventi all’anno, l’ente avrebbe potuto contare su 58 milioni di risorse aggiuntive. Di sicuro ora l’ente dovrà, come previsto dalla normativa, rimborsare la ditta aggiudicataria dei costi di progettazione sostenuti oltre agli eventuali danni che la stessa potrebbe richiedere ed inoltre dovrà ribandire una gara per la progettazione, una gara per la realizzazione oltre che una gara per la fornitura delle apparecchiature e dei dispositivi, posticipando ulteriormente la possibilità di effettuare internamente gli interventi chirurgici ad alta complessità ed i relativi introiti sopradescritti. Il completamento del Deu avverrà dunque con i fondi della prossima programmazione europea: il Dipartimento salute ha già chiesto al Policlinico foggiano di predisporre i progetti. I Riuniti hanno comunicato già il 13 marzo alle imprese proponenti l’intenzione di procedere con la revoca.
Le controdeduzioni del raggruppamento, secondo cui i ritardi nell’avvio dei lavori non dipendono da loro, non sono state sufficienti a modificare la decisione. E dunque poi è arrivato il provvedimento che ha annullato il «Ppp» per ragioni di pubblico interesse. Nel frattempo per i pazienti foggiani non resta altra alternativa che il ricorso alle strutture private, vere beneficiare della situazione di stallo venutasi a creare.