Domenica 07 Settembre 2025 | 21:02

Foggia, marito e moglie gestivano la piazza dello spaccio al rione Carmine vecchio

 
Redazione Foggia

Reporter:

Redazione Foggia

carmine vecchio foggia

Lui in carcere lei ai domiciliari: la famiglia coinvolgeva anche i figli (non arrestati) nella distribuzione delle dosi

Sabato 25 Febbraio 2023, 12:47

03 Novembre 2024, 19:27

FOGGIA - “Io porto avanti un’industria”. Così Giuseppe Caggiano, 52 anni, spacciatore foggiano al quarto arresto per droga dal 2006 a oggi, parlando in auto con la moglie Rosanna D’Angelo di 45 anni la mattina del 18 dicembre 2021 senza sapere della microspia piazzata dalla squadra mobile, “si proclamò promotore e organizzatore di quella che lui stesso definisce un’industria”, scrive il gip del Tribunale Michela Valente nelle 147 pagine dell’ordinanza cautelare che ha riportato dietro le sbarre Caggiano e agli arresti domiciliari la moglie, come già pubblicato tre giorni fa. Ecco i retroscena dell’inchiesta di Procura e sezione narcotici della squadra mobile sulla…industria familiare dello spaccio di cocaina al rione Carmine Vecchio che in 11 mesi di indagini, tra febbraio 2021 e gennaio 2022, avrebbe monitorato 2759 cessioni di droga per un guadagno stimato dagli investigatori in oltre 83mila euro. L’accusa si basa su intercettazioni, riprese video, arresti in flagranza, sequestri di droga a acquirenti.

NO ALL'ARRESTO BIS DEI FIGLI

Indagati a piede libero i due figli della coppia, Marco e Fabio Caggiano di 21 e 24 anni. Il pm chiedeva il carcere per l’intero nucleo familiare; il gip ha rigettato la richiesta per i due giovani già arrestati in flagranza nel corso delle indagini, “in quanto non vi è prova della prosecuzione dell’attività illecita dopo i loro arresti; pertanto è ipotizzabile che abbiano inteso cambiare stile di vita, anche perché entrambi sono titolari di regolari rapporti di lavoro; e Fabio è apparso critico nei confronti dei genitori, soprattutto del padre”. Fabio Caggiano fu arrestato il 18 dicembre 2021, dopo una perquisizione domiciliare in un appartamento di via Nigri che portò al sequestro di 120 grammi di cocaina da cui si sarebbero potute ricavare 586 dosi, bilancino, 15mila euro e un sistema di videosorveglianza; in primo grado è stato condannato a 2 anni e 10 mesi. Il fratello Marco Caggiano fu arrestato un mese dopo, il 17 gennaio 2022: fuggì con l’auto a un posto di controllo, poco dopo si consegnò ai poliziotti che sequestrarono 40 grammi di cocaina (216 le dosi ricavabili), bilancino, un’agendina con nomi e cifre e 4mila euro: in primo grado è stato condannato a 1 anno e 2 mesi. La famiglia Caggiano è difesa dall’avv. Carlo Alberto Mari. Marito e moglie negli interrogatori di garanzia si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande del gip.

LA PIAZZA DELLO SPACCIO

L’indagine è nata “in seguito ai numerosi esposti anonimi” annota il giudice nell’ordinanza cautelare “che segnalarono il proliferare di tossicodipendenti e pregiudicati al quartiere Carmine vecchio a causa di una fiorente attività di spaccio. Fonti confidenziali confermarono tutto alla squadra mobile che individuò un appartamento in via Nigri quale base operativa”. Il primo riscontro investigativo fu il sequestro di alcune dosi di cocaina a un cliente visto entrare nello stabile. Da appostamenti e riprese video emerse “che almeno uno dei componenti della famigli Caggiano era sempre presente nello stabile pur risiedendo altrove”.

MARITO E MOGLIE

Secondo investigatori, pm e gip è il capo famiglia Giuseppe Caggiano a rivestire un ruolo apicale nel sistema di vendita della cocaina da lui strutturato organizzato e attuato proprio scrive il giudice a proclamarsi promotore dell’attività quando parlando con la moglie le dice: "secondo me è stata una cosa buona; noi portiamo un tenore di vita troppo alto, tornare indietro sarà un calvario. Ho speso il 100% della mia vita per voi, anche se ho sbagliato parecchie cose; mi sa che mi sono fatto del male e automaticamente facevo del male a voi, ma non vi ho mai fatto mancare niente". Quanto alla moglie Rosanna D’Angelo, posta ai domiciliari, per l’accusa “si prestava a coprire i turni lasciati scoperti dai figli, non disdegnando di operare qualche cessione di droga; custodiva il denaro per acquistare lo stupefacente; preparava le singoli dosi definite mangiare; gestiva gli introiti dello spaccio: appare un soggetto dedito al delitto al solo scopo di vivere nell’agiatezza”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)