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Pd, Schlein e Bonaccini a Foggia: «Occorre una chiara identità di sinistra»

 
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Schlein e Bonaccini a Foggia: «Occorre una chiara identità di sinistra»

Oltre ad un «contrasto serrato» alla «precarietà», alle «disuguaglianze» e alla «autonomia differenziata»

Domenica 19 Febbraio 2023, 18:47

19:52

FOGGIA - «Occorre una identità chiara di sinistra che oggi non può che essere anche ecologista e femminista». Lo ha detto Elly Schlein, candidata alla guida della segreteria nazionale del Pd, in occasione della sua visita a Foggia. Oltre ad un «contrasto serrato» alla «precarietà», alle «disuguaglianze» e alla «autonomia differenziata», Schlein pensa anche ad una battaglia «per i diritti delle persone più fragili, delle persone anziane e delle persone con disabilità». 

«C'è voglia di un cambiamento che trovi parole chiare contro la precarietà, le disuguaglianze, contro questa autonomia differenziata. Ma anche un cambiamento che colga le opportunità di conversione ecologica in una regione come questa per dare lavoro di qualità e creare nuove importanti imprese, investendo soprattutto per valorizzare l’innovazione sociale, ovvero ciò che i giovani di questo territorio sono grado di produrre se messi nelle condizioni di farlo». Lo ha detto a Foggia Elly Schlein, candidata alla guida della segreteria nazionale del Partito democratico.

A un cronista che le chiedeva se pensa di poter sconfiggere il suo competitor Stefano Bonaccini, la candidata ha risposto: «Assolutamente sì, lo abbiamo già dimostrato con un bel risultato al congresso degli iscritti. Siamo convinti che ci sarà una larga partecipazione di elettrici ed elettori che possono votare il 26 febbraio».

IL DIBATTITO CON BONACCINI

«Credo di poter dare un contributo a rigenerare il Partito democratico perché di questo c'è bisogno». Lo ha detto il candidato alla guida della segreteria nazionale del Pd Stefano Bonaccini a Foggia per partecipare ad un comizio pubblico. «Se vinco il gruppo dirigente cambierà - afferma - perché chi viene da troppe sconfitte, senza voler puntare l’indice nessuno, è giusto che cambi». Secondo Bonaccini ci «sarà un gruppo nuovo pensato nei territori».

«Quando diventai presidente della conferenza Stato-Regioni a fine 2005 - ha aggiunto - il Sud era governato tutto dal Partito democratico e dal centrosinistra, isole comprese. Oggi rimangono la Campania e la Puglia. Se qui si è vinta la regione e si governa quasi tutte le comunità locali vuol dire che qui a differenza delle altre parti si sono fatte le scelte giuste con una classe dirigente che ha guadagnato il consenso dei cittadini». «Quando dico che la classe dirigente perde da troppo tempo - ha concluso - lo dico perché non si era mai visto che in un gruppo dirigente nazionale non si candidasse nei collegi uninominali. Se vinco le primarie e non cambierà la legge elettorale garantisco che la prossima volta anche qui saranno gli elettori a scegliere chi candidare».

«Noi siamo parte della stessa famiglia, io ho sofferto negli anni quando nei gruppi dirigenti nazionali litigavano, come è successo anche nei territori e in gran parte dell’Italia. Io vengo da una regione dove quando ho fatto il segretario regionale, per sei anni vinsi le primarie, il giorno dopo chiamai con me a guidare il partito i due miei sfidanti, e per sei anni lo guidammo insieme. Io se vincerò chiederò a lei come a Gianni e Paola una mano, se vorranno». Lo ha detto Stefano Bonaccini candidato alla guida della segreteria nazionale del Pd rispondendo alla domanda di un cronista se in caso di una sua vittoria ci sia già un accordo con la sua principale avversaria, Elly Schlein.

«All’autonomia differenziata che vuole Meloni, o meglio quella che vuole la Lega, abbiamo già detto di no. È la posizione unitaria dei presidenti del Partito democratico, è stata esplicitata una settimana fa». Lo ha detto a Foggia Stefano Bonaccini, candidato alla segreteria nazionale del Pd. «L'autonomia differenziata proposta da Calderoli - aggiunge - è irricevibile perché non definisce i livelli essenziali di prestazioni che da sempre io e altri abbiamo chiesto come indispensabili, perché non toglie materie divisive come la sanità e la scuola. Pensate se potenzialmente un Paese possa avere quindici pubbliche istruzioni diverse, parlo delle Regioni a statuto ordinario».

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