FOGGIA - In «Vertical Man», il film che si propone di narrare angherie, retroscena, misteri della "mala" foggiana («una commedia, soltanto una commedia», sottolinea il regista Roberto Moretto), Nicola Rignanese con quella faccia un po' così è "Spichisi", il boss locale che agita la pistola e crede di mettere paura a tutti. Alla fine non sarà proprio così e anche il terribile capo-clan subirà una lezione dalla società civile che vuol provare a ribellarsi alla dittatura dei soprusi. Gremita, l'altra sera, la sala 4 della Città del cinema per vedere all'opera gli artisti foggiani (il protagonista Roberto Galano, assente per obblighi di scena nel suo teatro dei Limoni) in un lungometraggio che prova a mettere alla berlina la cosiddetta criminalità foggiana. «Una cosa preliminarmente possiamo dire: è un'operazione intellettualmente onesta. L'abbiamo fatto per provare a dire la nostra su in tema che angustia e preoccupa tanti nostri concittadini e noi con loro», dice Nicola Rignanese in questa intervista alla Gazzetta.
L'attore delle fiction e di film di successo ("Questo nostro amore", "Qualunquemente" e molti altri) presta il volto ed è anche tra gli autori con lo stesso Moretto e Christian Di Furia di un film che vuol trasmettere un'immagine trasognata, da tragicommedia dell'assurdo: «Non voglio chiuderla nei confini cittadini - risponde - ci piace che la gente non ci confini in un determinato cliché, ma consideri la pellicola per quel che è: un esperimento per raccontare un tema molto serio con leggerezza».
La mafia però non può essere un argomento da prendere sottogamba: «E chi vuol prenderlo sottogamba? Noi pensiamo piuttosto a focalizzare l'attenzione su ciò che sono i cosiddetti malavitosi, l'idea è quella di ridicolizzare questi parassiti che vivono alle spalle della gente onesta. Vogliamo mettere alla berlina certi atteggiamenti, invitare i nostri concittadini a modificare alcuni registri nell'approccio con questi temi».
A Foggia in molte zone della città c'è devozione e rispetto per queste persone, difficile che un film possa cambiare la testa della gente: «La città non è semplice, provare non costa nulla. Cominciamo a cambiare qualcuno dei nostri comportamenti: l'accento forzato, la risata sguaiata, indossare zoccoli e parrucche per apparire ancor più becero. È questo, io credo, il tentativo che noi artisti di questa città dovremmo portare avanti. Anche Apulia Film Commission dovrebbe darci una mano in questo - riprende Nicola Rignanese - intendo dire che dovrebbe valorizzare di più i talenti pugliesi, rilanciare i luoghi di cinema immersi in un tessuto sociale. Foggia, per quel abbiamo ricostruito attraverso il nostro racconto, è un set a cielo aperto. Il nostro slancio è un gesto d'amore per la nostra città, ma ci vorrebbe ben altra narrazione su questi temi».