FOGGIA - Deponendo davanti al gup nel processo abbreviato “Decima bis”, il commerciante di frutta ha negato d’aver pagato una tangente mensile di 500 euro a Ivan Narciso, foggiano di 32 anni, condannato a 5 anni, 6 mesi e 20 giorni; ma ora a rischiare è la parte offesa visto che il gup ha disposto «con riferimento alla testimonianza resa da… la trasmissione degli atti al pm per le determinazioni di competenza». Ossia per valutare se procedere per falsa testimonianza nei confronti del commerciante. Anche questo elemento emerge dalla sentenza pronunciata il 18 ottobre nel processo a 28 imputati di mafia, estorsioni, armi, usura, duplice tentato omicidio, turbata libertà degli incanti condannati in primo grado a oltre 203 anni di reclusione.
Tra le 23 vittime di estorsioni portate a termine (17) e tentate estorsioni (altre 6) c’è dunque anche un commerciante di frutta. Che pagasse un pizzo di 500 euro al mese a Narciso Dda (direzione distrettuale antimafia) e Gip prima e ora anche il Gup in sentenza lo ritengono provato da intercettazioni, mentre l’imputato respinge le accuse e l’avvocato Francesco Santangelo che aveva chiesto e ottenuto il giudizio abbreviato condizionato all’interrogatorio della parte offesa, appellerà la sentenza.
A inguaiare Narciso e rischiare di inguaiare ora anche il commerciante è un’intercettazione del 5 febbraio 2018 tra Francesco Tizzano (condannato a 8 anni e 4 mesi per 6 estorsioni, 2 tentativi di estorsione e turbata libertà degli incanti) e Alessandro Aprile cui sono stati inflitti 10 anni e 8 mesi per 6 estorsioni e 1 tentativo di estorsione, con assoluzione per la turbata libertà degli incanti. Tizzano: «Ha detto “io sto già pagando”»; Aprile: «no, quello è già andato a piangere dal parente di Ivan»; Tizzano: «Vuole dare mille euro, prima ha detto “ma io sto già pagando”. A chi è che stai pagando? “Ha detto a Narciso»; Aprile: «500 euro a Ivan Narciso».
Secondo la ricostruzione del Gip che firmò l’ordinanza cautelare “Decima bis” con 44 arresti tra novembre e dicembre 2020, tra cui Narciso, dall’intercettazione emergerebbe che Tizzano raccontò a Aprile «di aver intimidito con un’esplicita richiesta estorsiva “quello là che porta la frutta con i furgoni”; e precisava di aver richiesto il pagamento di 3mila euro al mese altrimenti non avrebbe più potuto vendere la frutta: “io gli ho cercato 3mila euro al mese”. Tizzano diceva che il commerciante aveva cercato di sottrarsi alla richieste estorsive, adducendo come motivazione il fatto che stesse già pagando 500 euro come tangente mensile. Tizzano aggiunse: “ha detto che sta già pagando, ma che tu vuoi mandare 500 euro di cuore tuo è un fatto tuo, a noi non ci frega niente; a Foggia l’estorsione la devi pagare a noi, punto se no te li smantello i camion”. Aprile - proseguiva la ricostruzione del gip - evidentemente già a conoscenza dei fatti confermò a Tizzano che il commerciante aveva già riferito quanto accaduto a un parente di Narciso, spiegandogli che non avrebbe più potuto pagare loro perché avrebbe dovuto sottostare alla nuova richiesta estorsiva. Sulla scorta di questi elementi». Concluse il gip: «È emerso in maniera inequivoca che il commerciante versava 500 euro al mese a Narciso a titolo di tangente, come dimostra il fatto che la stessa vittima cercò di sottrarsi all’ulteriore richiesta formulata da Tizzano, evidenziato che già pagava una somma non dovuta».