FOGGIA - «Un datore di lavoro non può obbligare il proprio dipendente a lavorare in un giorno festivo anche se questo cade in un giorno infrasettimanale». Il monito della Flai Cgil lanciato prima del 25 aprile (e ribadito in occasione del Primo maggio) è rimasto pressocchè inascoltato da parte della «stragrande maggioranza» delle aziende agricole e di trasformazione produttiva del tessuto agroalimentare foggiano. Lo denuncia in un'intervista alla Gazzetta il segretario provinciale del sindacato dei lavoratori, Daniele Iacovelli, che sottolinea però anche il dato della Grande distribuzione: «A parte una sola catena di supermercati, tutte le altre hanno rispettato il giorno festivo per i propri dipendenti. Un segnale positivo, tenuto conto che in passato più volte i dipendenti di queste aziende si erano lamentati con il sindacato, ma il quadro è ancora molto incerto e denota soprattutto il senso di disorientamento dei lavoratori che di fronte alle imposizioni dei datori di lavoro possono fare davvero poco».
Per mettere al riparo i lavoratori dal rischio di ritorsioni e vessazioni varie, la Flai Cgil sta così pensando di istituire una giornata di sciopero proprio nel giorno in cui il calendario segna rosso. «Lo sciopero servirà soprattutto per tutelare i lavoratori in quelle realtà in cui il contratto viene sistematicamente calpestato. E un'idea alla quale stiamo lavorando anche con il coinvolgimento delle segreterie confederali, ipotizzare una giornata di sciopero metterebbe i lavoratori al riparo da minacce e quant'altro». Anche se poi non è detto che lo sciopero sia a tutti gli effetti un baluardo per queste persone: ci sono anche datori di lavoro che impediscono ai propri dipendenti di partecipare a iniziative sindacali e lo sciopero è ovviamente contemplato tra queste, anzi forse è la più sublime delle azioni sindacali.
I dipendenti più a rischio sono quelli con contratto a tempo determinato, conferma la Flai Cgil: «In particolr modo il contratto agricolo, per la sua conformazione giornaliera, espone i lavoratori a numerose vessazioni ed a minacce da parte dei propri datori di lavoro non troppo sottili».
E' un problema di ordine culturale, la sensibilizzazione verso questi temi andrebbe condotta maggiormente verso le imprese, peraltro a loro volta schiacciate dagli obblighi contrattuali con i fornitori e le catene della grande distribuzione. Il sindacato incassa la vittoria parziale del silenzio osservato nel giorno della Liberazione del primo maggio almeno nei supermercati della Gdo, ma la traversata è lunga.
«Se il settore agricolo e agroalimentare vuole dimostrare davvero di saper evolvere culturalmente - conclude Iacovelli - deve dimostrarlo mettendo in atto comportamenti concreti, rispettando la dignità dei lavoratori e gli obblighi contrattuali».