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Redazione online
03 Dicembre 2020
BARI - La Corte di Appello di Bari ha ridotto le condanne nei confronti di due imputati e ne ha assolti altri due dall’accusa di peculato relativa all’ipotesi che gli amministratori di una società foggiana di riscossione tributi, la Gema Spa, tra il 2006 e il 2012 si siano appropriati di oltre 22 milioni di euro che avrebbero dovuto versare nelle case di 40 Comuni del Foggiano, del Tarantino e del Salento, delle tre Province Bat, Foggia e Taranto e dell’Acquedotto Pugliese.
In particolare i giudici dell’appello hanno rideterminato in 3 anni e 2 mesi di reclusione (dai 5 anni inflitti in primo grado) la condanna nei confronti di Giuseppe Corriero e in 3 anni (da 4 anni e 3 mesi) quella nei confronti di Mirella Alberini. Assolti «perché il fatto non costituisce reato» Vincenzo Laricchia e Giovanni Fanelli, difesi dagli avvocati Angelo Loizzi e Lorenzo Contrada (condannati in primo grado rispettivamente a 4 anni e 3 mesi e a 4 anni e 1 mese di reclusione).
Tutti e quattro gli imputati erano coinvolti nel procedimento nelle loro qualità di ex amministratori della società Gema.
Stando alle imputazioni, la società avrebbe omesso il versamento alle pubbliche amministrazioni truffate di somme che variavano dai 18 euro del Comune di Melissano (Lecce) agli oltre 2 milioni di euro sottratti ai Comuni di Vieste e San Giovanni Rotondo (Foggia), ai 3 milioni del Comune di Foggia e ai quasi 8 milioni di Cerignola. Dalle casse di Aqp avrebbero distratto poco più di 5 mila euro. Dei 44 enti danneggiati dalle condotte degli imputati, 20 - 19 Comuni del Foggiano e la Provincia di Foggia - e Confconsumatori si sono costituiti parti civili ottenendo il risarcimento dei danni.
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