Ammontano a 1268 i rapporti di lavoro irregolari in provincia di Foggia emersi dopo la sanatoria del governo, quasi tutti riguardano lavoratori extracomunitari. La gran parte (la media nazionale è dell’85%) è costituita Aperò da lavoratrici domestiche, appena il 15% invece il dato riferito ai lavoratori agricoli. Dunque lo spirito della riforma - quello di far emergere soprattutto il lavoro nero nelle campagne - non sembra essere stato centrato, lo sospettavano un po’ tutti i sindacati e le organizzazioni a sostegno del lavoro dei migranti nelle nostre campagne con i termini della regolarizzazione ancora aperti. Ora a sanatoria chiusa si può parlare a buon diritto di riforma flop anche se qualche elemento positivo, specie in Capitanata, traspare in controluce.
Il report definitivo pubblicato dal ministero dell’Interno al 15 agosto (termine ultimo per la presentazione delle istanze) fornisce i seguenti dati: in tutta Italia sono state inviate 207.542 domande di regolarizzazione, 176.848 hanno riguardato il lavoro domestico (85%) e 30.694 (15%) quello agricolo. Dalla Puglia sono stati inviati 2871 moduli, la maggior parte concentrati nelle province di Foggia (1268) e Bari (620). Questi i numeri nelle altre province: Brindisi 217, Lecce 287, Bat 257 e Taranto 222. «Nella nostra regione si stima una platea di 20mila irregolari in agricoltura: 2871 domande rappresentano, quindi, meno del 15% dei potenziali fruitori», rileva la segreteria regionale della Uila-Uil.
Una considerazione a margine: il dato più alto di emersioni è in Capitanata, provincia che “doppia” quella di Bari seconda in graduatoria e non potrebbe essere diversamente data la maggior concentrazione di lavoratori agricoli (ma non di badanti) in questo territorio. Dunque si può dire che la provincia più agricola del Sud (oltre 500mila ettari di superficie agricola utilizzata) abbia recitato il ruolo che le compete anche se siamo lontani dalle cifre che sarebbero necessarie per soppiantare tutto il lavoro nero e il caporalato che si annida nelle aree agricole.
Addirittura secondo quanto denuncia la Uila, i caporali avrebbero avuto un ruolo anche nella “regolarizzazione” dei lavoratori: «Il primo limite della norma - dice il segretario regionale Pietro Buongiorno - è aver posto, di fatto, nelle sole mani del datore di lavoro la possibilità di richiedere la regolarizzazione: questo ha fatto sì che caporali e sfruttatori di ogni genere si siano fatti avanti offrendo ai lavoratori irregolari contratti di lavoro fittizi, necessari per ottenere un permesso di soggiorno, peraltro provvisorio, in cambio di diverse migliaia di euro». Il sindacato chiedeva altro: «L’applicazione di una soluzione semplice e immediatamente praticabile, ridare una chance a circa 60 mila lavoratori migranti, già presenti nel nostro paese che erano già in possesso di un permesso di soggiorno per lavoro stagionale scaduto e non rinnovato a causa dell’emergenza sanitaria. Lavoratori già censiti - aggiunge Buongiorno - che, a fronte di una regolare proposta di contratto, potevano essere subito impiegati nelle fasi della raccolta».
La Uila pertanto parla di «legge poco efficace» poichè include nella sanatoria solo quei cittadini stranieri il cui permesso di soggiorno era scaduto dal 31 ottobre 2019 in poi, escludendo tutti gli altri. Dalla sanatoria vien fuori per la Uila un quadro «preoccupante», il costante calo di giornate lavorative che il sindacato indica in «8mila giornate in Puglia tra il 2018 e il 2019».
«I braccianti agricoli continuano inesorabilmente a vedersi assottigliare il numero delle giornate lavorative anno dopo anno - conclude il segretario regionale - il lavoro agricolo dipendente nella nostra regione vede una contrazione preoccupante delle giornate: se non si cerca di invertire la rotta nei prossimi anni ci troveremo di fronte ad una emergenza sociale e non solo occupazionale».