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Cerignola, i genitori lo perdonano: a casa il figlio condannato a 4 anni

 
Roberto Lerario

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Roberto Lerario

Taranto, rapporto figli-genitori in carcere: protocollo sottoscritto

Ritenuto colpevole di maltrattamenti e di estorsione ai familiari

Domenica 23 Agosto 2020, 14:40

CERIGNOLA - Con il perdono dei genitori vittima per anni di maltrattamenti e pretese di soldi, e con la decisione del fratello di accoglierlo in casa, ha lasciato in carcere dopo 15 mesi ed ha ottenuto gli arresti domiciliari un imprenditore cerignolano di 44 anni (non ne riveliamo le generalità per tutelare quelle delle vittime), condannato a 4 anni di reclusione in appello per maltrattamenti, estorsione e tentata estorsione ai danni dei genitori.

Per queste imputazioni inizialmente gli venne imposto nei primi mesi del 2019 il divieto di avvicinare i genitori; per averlo violato, nel maggio successivo la magistratura foggiana dispose il carcere, ritenendo che fosse l’unica misura idonea a salvaguardare le esigenze cautelari. L’imputato si dice innocente e sostiene che le sue richieste di soldi ai genitori erano legittime perché quel denaro gli spetta.

Sono stati i giudici della corte d’appello di Bari, che a fine luglio avevano ridotto la pena da 6 a 4 anni, a ritenere attenuate le esigenze cautelari e accogliere l’istanza di concessione degli arresti domiciliari avanzata dall’avvocato Marcello Coletta. Il legale, dopo aver accertato la disponibilità del fratello dell’imputato ad accoglierlo in casa, ha chiesto ai giudici i domiciliari; e come da prassi ha inviato alle vittime del reato - i genitori del cerignolano - la relativa istanza, ricevendo via pec una lettera in cui la madre e il padre dell’imprenditore hanno detto di perdonare il figlio; lettera che l’avv. Coletta ha poi girato alla corte d’appello.

È una storia di presunte violenza in famiglia - così frequenti nel Foggiano ed anche nella città ofantina, senza che questo ne riduca la drammaticità - quella ricostruita nel corso dell’inchiesta e dei processi di primo e secondo grado. All’imprenditore la Procura contesta il reato di maltrattamenti per fatti avvenuti sino al giugno del 2017, parlando di «reiterate manifestazioni di aggressività fisica e verbale nei confronti dei genitori: frequentemente e reiteratamente l’imputato ha usato minacce e violenza intimando ai genitori di consegnargli somme da 100 a 200 euro, con frasi del tenore “se non mi date i soldi vedete che vi succede”».

Talvolta sarebbe passato dalle parole alle alle vie di fatto «con aggressioni fisiche consistite in pugni e spintoni». Inoltre la Procura contesta al cerignolano un episodio di estorsione e un tentativo di estorsione: nel novembre del 2016 avrebbe impugnato un coltello per poi dire al padre: «devi darmi i soldi, devo andare ad affittarmi una casa e se non mi dai i soldi vedrei che cosa vi succederà», colpendo l’uomo con un pugno in faccia; in un’altra occasione, di fronte al «no» della madre a dargli 100 euro, l’imputato l’avrebbe afferrata per la gola, piegandole un braccio e facendola cadere.

Sulla scorta di questa situazione la Procura chiese e ottenne dal gip l’emissione di un’ordinanza cautelare che vietava all’imprenditore di avvicinare i genitori, misura ritenuta idonea a scongiurare nuove eventuali aggressioni. Dopo pochi mesi e di fronte a un presunto nuovo episodio per il cerignolano scattarono le manette su ordine della magistratura, e finì in carcere. La tesi accusatoria ha retto in primo grado - il Tribunale di Foggia lo condannò a 6 anni di carcere - ed anche in corte d’appello a Bari che ha emesso la sentenza a fine luglio, riducendo la pena a 4 anni per via della concessione delle attenuanti generiche come aveva chiesto il sostituto procuratore generale; l’avv. Coletta in appello aveva chiesto in prima battuta l’assoluzione sostenendo che l’imputato non è un uomo violento, che non ci si trova davanti a estorsioni perché i soldi richiesti erano dovuti; in subordine la difesa aveva sollecitato una riduzione di pena. Adesso l’imputato ha lasciato il carcere (in questi 15 mesi è stato detenuto a Foggia ed Avellino) e ottenuto il beneficio degli arresti domiciliari a casa di un fratello.

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