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Cerignola, «Io, lasciata senza aiuto dall’Italia»

 
michele cirulli

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michele cirulli

Cerignola, «Io, lasciata senza aiuto dall’Italia»

Maria Bellapianta ed Edlira Ciraku

L’odissea vissuta da Maria Bellapianta che lavora a Tirana. Lei e la sua socia albanese prigioniere tra 4 stati a causa del blocco anticoronavirus

Giovedì 19 Marzo 2020, 08:12


CERIGNOLA - «Ho chiamato la Farnesina, il Consolato, l’Ambasciata: il telefono squillava a vuoto, mi sono sentita abbandonata nel mezzo dell’emergenza Coronavirus e sono stata sballottata da uno Stato ad un altro senza che nessuno mi desse informazioni. Mi hanno trattata come untore, pur non avendo nulla, e non sapevo come e con chi comunicare». A parlare è Maria Bellapianta, cerignolana di 33 anni, che vive a Tirana dove, insieme a Edlira Ciraku, gestisce un’azienda di import-export di prodotti cosmetici ed agroalimentari.
La sua storia si snoda tra Albania, Turchia, Grecia e Bulgaria. Quattro stati toccati in poche ore dopo i blocchi disposti da Istanbul per fronteggiare la diffusione del Coronavirus; contro di lei l’accusa di essere “untore”, racconta, solo a causa della sua nazionalità; la difficoltà di utilizzare anche solo un bagno pubblico o di trovare qualcuno disposto a vendere sigarette o un caffè, perché, ad esempio, una volta arrivata a Sofia il mantra è stato: «Italiana? Coronavirus: via». E quindi niente servizi, nemmeno a pagamento. Ma andiamo con ordine.
L’11 marzo Maria Bellapianta lascia in auto Tirana, capitale dell’Albania, in direzione Instanbul e Ankara, in Turchia, per questioni lavorative. Dopo aver sbrigato i primi appuntamenti decide, insieme alla socia Edlira, di spostarsi in Bulgaria, ma le vicende legate all’emergenza sanitaria fanno saltare diversi incontri e la inducono a fare marcia indietro in Turchia.

(Il resto della storia potete leggerla sull'edizione cartacea o online)

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