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Così Il nostro Paese distrugge le ragioni per starci e restarci

 
Lino Patruno

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Lino Patruno

Così Il nostro Paese distrugge le ragioni per starci e restarci

Ma siamo sicuri che l’Italia sia un Paese civile? Chiediamoci se sia un Paese civile quello in cui se non guadagni a sufficienza rischi di non poterti curare

Venerdì 10 Marzo 2023, 14:04

Ma siamo sicuri che l’Italia sia un Paese civile? Chiediamoci se sia un Paese civile quello in cui se non guadagni a sufficienza rischi di non poterti curare. Chiediamocelo nonostante vanti di avere il miglior servizio sanitario al mondo. Chiediamoci se sia un vanto visto che siamo sempre più costretti a ricorrere alle visite e alle cliniche private. Allora chiediamoci dov’è gratis e per tutti. Chiediamocelo se per queste visite private a volte dobbiamo addirittura indebitarci visti onorari da rapina per dieci minuti. E di fronte all’obiezione che questo è il mercato, chiediamoci se si possa lasciare al mercato il diritto di vivere o morire.

Ma siamo sicuri che l’Italia sia un Paese civile? Chiediamoci se sia un Paese civile quello che è secondo solo al Giappone per invecchiamento ma non sa come assistere e curare i suoi vecchi. Quello che non ha infermieri e medici sufficienti per mandarli nelle loro case, affidati solo a figli e nipoti quando ci sono. Quello che avrebbe bisogno di decine di migliaia di badanti ma almeno il 60 per cento non può permettersele perché costano troppo. Quello che anzi avrebbe bisogno di almeno 100 mila migranti all’anno (anche per agricoltura e turismo) e sta invece a fare solo la guerra ai barconi in mancanza di solidarietà dall’Europa (che comunque ne ha in casa molti di più).

Ma siamo sicuri che l’Italia sia un Paese civile? Chiediamoci se sia un Paese civile quello che ti dice che la tua gastroscopia puoi farla solo fra un anno. E se proprio la lista d’attesa non ti sta bene perché non stai bene, beh allora vai a farti l’esame altrove. Chiediamoci se sia un Paese civile quello che per la salute dei suoi cittadini continua a spendere un punto e mezzo percentuale in meno rispetto al resto del continente. Quello che ha pronto soccorso nei quali ti devi augurare di non capitare mai nel continuo scontro fra malati abbandonati per ore e medici che non sanno dove mettere prima le mani. Paese nel quale migliaia di medici fuggono dal pubblico verso il privato o all’estero per trovare migliori condizioni di lavoro (e migliori compensi).

Chiediamoci se sia un Paese civile quello in cui se sei meridionale devi essere curato meno degli altri perché al Sud si dà sempre meno tutto, salute compresa. E quindi se sei meridionale devi finire per non curarti più. Anzi visto che ci sei muori in media anche tre anni prima degli altri, così la prossima volta impari a non nascere più al Sud. E se proprio non ti va, allora fai uno di quei viaggi della speranza al Nord, dove ti stanno aspettando a braccia (e conti correnti) aperti. Fino a venirti talmente incontro da mandarti un pulmino sotto casa per portati via, sciacalli del dolore.

Chiediamoci se l’Italia sia un Paese civile visto che i suoi cittadini non fanno più figli perché non possono permetterseli ma niente si fa per farglieli permettere. Per consentire alle sue donne di averli senza dover rinunciare al lavoro quando hanno la fortuna di averlo (ma sempre molto meno degli uomini). Il Paese in cui soprattutto (anzi quasi solo) al Sud non sono dati asili nido pubblici per tenerseli, questi bambini. Anzi per prepararli quanto gli altri alla scuola, dove poi inevitabilmente hanno più difficoltà degli altri, dicendo che è colpa loro. Ma Paese in cui si spende tanto poco per la scuola da essere il più ignorante d’Europa, col più basso numero di diplomati e laureati. Con gli insegnanti degradati a un ruolo sociale che neanche da ultima fascia. E fuga all’estero di giovani pur più ricchi del Nord (i cui genitori più figli avrebbero potuto permetterseli, egoismo a parte).

Chiediamoci anche se l’Italia sia un Paese civile visto che la sua burocrazia impedisce invece di consentire. Visto che i suoi politici rispondono più ai loro partiti che ai loro elettori. Visto che ha la più alta diseguaglianza fra giovani e anziani, fra ricchi e poveri, fra uomini e donne. Visto che ha la più alta diseguaglianza fra territori ma non muove un dito da oltre 150 anni anzi medita di concedere una autonomia tanto spinta a chi sta meglio da far stare sempre peggio gli altri. Chiediamoci se l’Italia sia un Paese civile visto che ha il più alto debito d’Europa ma anche la più alta evasione fiscale d’Europa. E visto che combattendola potrebbe curare meglio, insegnare meglio, avere di nuovo figli. Ma non la combatte per non perdere i voti degli evasori, sanguisughe a carico degli altri.

Così questo Paese distrugge il suo stato sociale, anzi lo chiama welfare all’inglese distruggendo anche l’autostima della sua lingua. Così questo Paese distrugge le ragioni sia per starci insieme che per starci.

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