Il commercio internazionale rallenta, i dazi imposti dagli Stati Uniti pesano sempre di più sull’economia globale e l’Europa fatica a far sentire la propria voce. È questo il succo delle considerazioni che ieri Massimo D’Alema ha portato sul palco della sala 1 del nuovo centro congressi della Fiera del Levante nel corso del suo confronto con Giuseppe De Mita dal titolo «Il nuovo ordine mondiale: equilibri, assetti internazionali e nuove geografie commerciali», coda del forum «Commercio estero: dazi, paesi target e rischi d’impresa alla luce del nuovo assetto globale». I due appuntamenti, entrambi moderati dal direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno Mimmo Mazza, sono stati il cuore pulsante della terza edizione del Forum italiano dell’export (Ief), promossa e organizzata dall’imprenditore Lorenzo Zurino in collaborazione con Nuova Fiera del Levante e con il sostegno di BdM Banca.
Nel dettaglio, l’ex presidente del Consiglio ha sottolineato come «la politica aggressiva dell’amministrazione americana danneggi in modo serio tutta l’economia italiana, anche la Puglia. Il nostro è un Paese aperto, proiettato verso l’esportazione. Quando si creano ostacoli e barriere, e soprattutto si genera incertezza, tutto questo porta a un calo degli ordini, a maggiori difficoltà e a un aumento dei costi». Secondo D’Alema, negli equilibri delle crisi internazionali in corso il ruolo dell’Europa è «fiacco», a differenza di quanto accaduto nel 2006, quando «fu capace in modo più efficace di muoversi per la pace, di fronte al conflitto tra Israele e Libano». Oggi, considerato che «il diritto internazionale non ammette doppi standard», l’ex premier non capisce «perché noi dobbiamo sanzionare la Russia e fare finta di nulla con Israele», che «non rispetta i diritti umani».
Sui dazi si è concentrato l’intervento di Giuseppe De Mita, che ha offerto una chiave di lettura culturale oltre che economica: «Le vicende globali - ha spiegato - si possono leggere con il microscopio o con il telescopio, collocandole dentro grandi tendenze storiche. Usa, Cina e Russia seguono logiche di potenza. Il problema è che l’Europa e l’Occidente hanno rimosso la categoria del futuro e vivono in una sorta di presente continuo, senza cogliere i processi avviati dopo il 1989. Gli Stati Uniti si muovono con una logica fatta di conquista e dominio, la Cina con una che mira all’equilibrio e all’allargamento dello spazio. Dentro questa dinamica multipolare, il vecchio continente rischia di restare privo di un ruolo».
Dal punto di vista economico e delle prospettive commerciali del Mezzogiorno, il forum aveva dato precise risposte nella sua prima parte. «Partire dalla fiera più importante del Mezzogiorno per riportare l’export al centro del dibattito pubblico - aveva sottolineato Zurino - è per noi motivo di orgoglio. L’export vale un terzo del Pil italiano e oggi vive una fase complessa: c’è stato un booming iniziale, con vendite maggiori nella prima trimestrale per la paura dei dazi su mercati maturi come quello americano, che poi si sono stagnate e che adesso iniziano a perdere dei pezzi. Da qui deve partire l’attenzione ai mercati emergenti, come per esempio Indonesia e India, che crescono a doppia cifra».
Sul futuro dei mercati si è soffermata anche Claudia Eccher, componente del Consiglio Superiore della Magistratura, secondo la quale «il perdurare dello squilibrio tra Europa e Stati Uniti ci porterà inevitabilmente a cercare nuovi sbocchi. Corridoi alternativi come il Middle Corridor, la Via del Cotone e l’Imec possano diventare centrali”. Secondo l’amministratore delegato della Banca del Mezzogiorno Cristiano Carrus, «L’export è un motore dell’economia italiana. Perderemmo occasioni se non avessimo sempre un faro acceso su di esso». Il presidente della Nuova Fiera del Levante Gaetano Frulli ha ricordato che «occorre guardare a nuovi paesi target, perché il mondo offre molte opportunità».