Accolgo con grande convinzione la decisione della Camera di istituire il 4 ottobre come festa nazionale dedicata a San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia e simbolo universale di pace, dialogo e tutela del creato. È una scelta che condivido pienamente e che considero un passo importante per riconoscere il valore civile e culturale del Santo di Assisi.
Nella stessa occasione è stato approvato anche il mio ordine del giorno, che impegna il Governo a coinvolgere direttamente le nuove generazioni nelle celebrazioni. Bambini, adolescenti e studenti dovranno essere protagonisti di attività formative, progetti e concorsi dedicati alla pace, alla fraternità e alla salvaguardia dell’ambiente. Sono convinta che temi cruciali come la transizione ecologica, la diffusione di una vera cultura della sostenibilità e il rafforzamento del multilateralismo non possano prescindere dal contributo dei giovani, i veri custodi del nostro futuro.
Tuttavia, nel mio intervento in Aula ho sentito il dovere di denunciare una contraddizione evidente: il Governo celebra Francesco, ma non ne segue davvero l’esempio. Non mette in campo politiche incisive per affrontare la crisi climatica e, sul piano internazionale, non assume posizioni chiare per la pace in un mondo attraversato da conflitti e violenze. Anzi, continua a sostenere la logica del riarmo. Francesco, il «poverello d’Assisi», non si è limitato a cantare la fraternità con tutte le creature nel Cantico di frate Sole: ha scelto il dialogo e la mitezza come strumenti di incontro, ha incarnato la povertà come forma di rispetto per la terra e per gli altri. Non è soltanto memoria religiosa: è bussola civile ed ecologica, punto di riferimento per orientare le scelte politiche e sociali del nostro tempo. Per questo vigilerò affinché l’impegno assunto con il mio ordine del giorno non resti lettera morta, ma si traduca in azioni concrete. Continuerò a battermi perché l’Italia si schieri con coerenza a favore della pace, condannando senza ambiguità il genocidio in atto a Gaza e le violazioni dei diritti umani.
Voglio ricordare che le barche della Global Flotilla sono sotto attacco: droni hanno bucato le loro vele con sostanze acide. I nostri compatrioti italiani – medici, infermieri, colleghi parlamentari – vivono di notte nella paura, senza sapere cosa potrà accadere. Sono italiani: dov’è il nostro Governo? Se fosse tra noi, Francesco non rimarrebbe spettatore. Sarebbe in prima linea, accanto ai poveri e ai perseguitati. È questa la coerenza che oggi non vedo. Non basta istituire una festa per ricordare il nostro Francesco: occorre incarnarne i valori, ogni giorno, nelle scelte civili e politiche. Occorre agire nel nome della pace e della giustizia, nel nome di San Francesco.