Venerdì 12 Dicembre 2025 | 08:04

Sciopero generale, Cgil in corteo a Bari: trasporti a rischio. Landini: «Salari in ginocchio»

Sciopero generale, Cgil in corteo a Bari: trasporti a rischio. Landini: «Salari in ginocchio»

 
Redazione online

Reporter:

Redazione online

Sciopero generale, Cgil in corteo a Bari: trasporti a rischio. Landini: «Salari in ginocchio»

Nel Mezzogiorno stipendi più bassi del 26% e quasi metà dei lavoratori sotto i 15mila euro l’anno. Si lavora ma si resta poveri

Venerdì 12 Dicembre 2025, 05:01

La «questione salariale» non è solo una statistica: per milioni di lavoratori italiani, soprattutto nel Mezzogiorno, è una condizione di vita. A denunciarlo è la Cgil che, in occasione dello sciopero generale di quest’oggi, riporta numeri che raccontano un’emergenza sociale. Nel 2024, secondo i dati Inps elaborati dall’Ufficio economia del sindacato, il salario lordo medio annuo nel settore privato è di 24.486 euro, ma nel Mezzogiorno si ferma a 18.148 euro, con uno scarto del -25,9% rispetto alla media nazionale.

Un abisso che si misura anche nel numero di lavoratori poveri: quasi la metà degli occupati nel Sud, il 47,3%, guadagna meno di 15mila euro l’anno, vale a dire poco più di 1.100 euro netti al mese. Dati che, secondo il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari, configurano «un’emergenza nell’emergenza», capace di spiegare l’esodo di 175mila giovani meridionali in soli tre anni. «Chi governa - accusa Ferrari - fa finta di non vedere. Nella manovra non c’è una risposta a questa deriva sociale».

È su queste basi che nasce la mobilitazione nazionale indetta dal sindacato di Corso d’Italia. Oggi, per lo sciopero generale, Bari sarà una delle piazze simbolo: il corteo partirà alle 9.30 da piazza Massari e si concluderà in piazza Libertà, dove chiederanno «più salario, più giustizia sociale». Dal palco, concluderà la giornata lo stesso Ferrari, affiancato dalla segretaria generale pugliese Gigia Bucci, che denuncia come la Puglia «sconti gli effetti più drammatici delle politiche economiche e sociali del governo».

La manovra, per la Cgil, è un «bilancio diseguale» che non tiene conto delle differenze territoriali. In Puglia, infatti, mezzo milione di lavoratori percepisce mille euro netti al mese, 22mila operai sono coinvolti in crisi produttive, mentre 19mila laureati under 34 sono emigrati negli ultimi due anni. «Altro che Sud che cresce - protesta Bucci - È un’offesa a chi vive di lavoro povero e precarietà».

Il divario non riguarda solo le cifre, ma anche la qualità dell’occupazione. Nel Mezzogiorno il lavoro a termine colpisce il 34,5% dei lavoratori, il part-time arriva al 43,6%, e il lavoro discontinuo supera il 56%. Meno giornate lavorate, meno tutele, più instabilità: è la fotografia di un sistema che produce ricchezza per pochi e incertezza per molti.

Da Firenze a Milano, da Napoli a Cagliari, saranno centinaia le piazze in cui la Cgil porterà domani la propria protesta. Il segretario generale Maurizio Landini guiderà il corteo toscano a Firenze, ma il messaggio da ogni città sarà unico: cambiare la manovra e le politiche del lavoro. «Non chiediamo privilegi - ha dichiarato Landini - ma che si applichi la Costituzione, che prevede un salario dignitoso. In Italia oggi si è poveri pur lavorando». Nel suo appello, Landini è netto: «Vogliamo aumentare salari e pensioni, ridurre la pressione fiscale su lavoratori e pensionati, tassare in modo progressivo rendite e profitti. E chiediamo una riforma previdenziale giusta, superando la legge Fornero». Il leader della Cgil propone anche «un contributo di solidarietà dell’1,3% sui redditi sopra i due milioni l’anno, per restituire dignità a chi è rimasto indietro».

Sullo sfondo, la questione meridionale ritorna al centro del dibattito politico. «La Puglia e il Sud - spiega Bucci - non chiedono assistenza, ma investimenti, infrastrutture, sviluppo vero. La narrazione di un Sud che ce la fa da solo è una favola buona solo per i palazzi romani». Oggi, nelle strade di Bari come in quelle di tutto il Paese, quel divario salariale misurato in euro si trasformerà in voci, cartelli, bandiere. Sarà il tentativo di rimettere il lavoro al centro della politica.

Non uno sciopero «contro» ma, come lo definisce Landini, «uno sciopero per costruire un futuro diverso». Perché la vera emergenza, nel Sud come nel resto d’Italia, non è lo sciopero: è il silenzio di chi lavora e non arriva più a fine mese.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)