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Se l’«emotività malata» può spingere l’uomo oltre ogni razionalità

 
Nunzio Smacchia

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Nunzio Smacchia

Se l’«emotività malata» può spingere l’uomo oltre ogni razionalità

L’imperscrutabilità alcune volte si aggira nei meandri della coscienza, dove sorniona aleggia silenziosa in attesa di venire allo scoperto e di misurarsi con le miserie umane

Lunedì 04 Agosto 2025, 12:30

14:39

La tragedia dell’aereo che si è schiantato in India ad Ahenedabad, causando la morte di 260 persone, si è finalmente capito che è stata causata dall’oscuramento della ragione, come successe nel 2015 a Germanwings (Francia) e nel 1990 sul volo EgyptAir caduto nell’Atlantico. L’imperscrutabilità alcune volte si aggira nei meandri della coscienza, dove sorniona aleggia silenziosa in attesa di venire allo scoperto e di misurarsi con le miserie umane. Il gesto criminale che è prevalso nella mente del pilota indiano precipitato subito dopo il decollo è stato suggerito dal male oscuro che all’improvviso (!?) lo ha colpito, inducendolo a uccidersi e a uccidere per un motivo che probabilmente rimarrà oscuro, ma che non potrà mai giustificare il decesso di tutti i passeggeri condannati a una morte cosciente e terribile.

Disegni oscuri e criminosi hanno popolato l’animo apparentemente sano e lucido di chi volare ne aveva fatto una scelta di vita. In generale, riprendersi da un passato in cui si è sofferto di depressione è sempre difficile, perché i sintomi tentatori sono sempre lì, soffocati, ma pronti a riprendersi l’interiorità di una persona e il più delle volte si sottovaluta il livello recidivante e subdolo di uno stato psichico che in maniera silente pervade le viscere dell’interiorità.

Questo dimostra che si può essere perfettamente sani fisicamente, si possono superare tutti gli esami clinici di ogni genere, si possono affrontare con successo tutti i testi più complicati di questo mondo, ma ciò che ci si porta dentro non potrà mai essere né valutato, né approfondito appieno, perché la psiche sfugge sempre ad ogni controllo analitico.

L’istinto di morte è ineludibile e impenetrabile, ignoto anche a sé stessi ed è difficile verificare ciò che si ha dentro. L’equilibrio, la forza interiore e la capacità di relazionarsi sono traguardi faticosi da raggiungere e la voglia di morte per sé e per gli altri è difficile da diagnosticare, perché sfugge a ogni controllo; si è condannati all’alea comportamentale e all’assoluta incertezza di ciò che rappresenta la normalità. La tragedia dell’aereo caduto in India non è un sogno o un film giallo che racconta il crimine ad alta quota, ma, purtroppo, è la trama-vicenda triste e dolorosa di una realtà delittuosa, effetto di una mente criminosa delirante e sfuggente.

Non bastano le strette di mano ai parenti delle vittime da parte delle autorità civili e politiche a cancellare il dolore dell’immane disastro che si è consumato nei cieli indiani senza una ragione o indizio e a giustificare in qualche modo l’orrore delittuoso che resterà per sempre irrisolto e avvolto nel più profondo mistero. Il catastrofico evento dimostra che non è sui sistemi di sicurezza, sulle regole, sui metodi o sull’addestramento che si deve lavorare per il futuro, ma è sull’individuo, sulla sua personalità che deve essere studiata a fondo, setacciata nei suoi minimi particolari alla ricerca di quei vuoti e di quei dubbi necessari a far ritenere idonea una persona per quel tipo di lavoro. Sorvegliare e punire in questi casi è certamente l’aspetto meno facile, ma non impossibile, occorre affinare le tecniche psicologiche e comportamentali per chi deve affrontare un lavoro di così alta responsabilità.

È necessario tenere sotto controllo le modificazioni neurologiche e introspettive, non sempre intelligibili dall’esterno, anticamere di possibili stati depressivi, che possono sconvolgere con ripercussioni sconvolgenti la vita quotidiana e ripercuotersi inesorabilmente sul benessere e sulla serenità della persona. Gli psichiatri e gli psicologi a questo proposito possono essere più precisi. Ma nel caso del pilota indiano non è escluso che possa aver inciso anche uno stile di vita poco consono al ruolo delicato che aveva all’interno della Compagnia aerea per la quale lavorava; ed è anche probabile che nuove componenti personali e psicosociali lo abbiano fatto ripiombare nel vecchio stato depressivo e che lo abbiano disposto ad avere alterazioni comportamentali tipiche di questa condizione. Ci possono essere stati dei sintomi sottovalutati anche dallo stesso interessato come la sensazione di fatica (il lavoro che faceva, lo può giustificare), i disturbi del sonno e dell’appetito (dormire e mangiare spesso in posti diversi non è il massimo), ci può essere stata una perdita d’interesse per l’attività che svolgeva abitualmente e per i contatti sociali che aveva (chi lo conosceva bene, potrebbe essere d’aiuto a chiarire questi elementi) e infine potrebbe essere stato preso negli ultimi tempi da difficoltà di concentrazione, da un rallentamento dell’attività motoria o da una perdita di energie, tutti indicatori di uno stato psichico e mentale non ottimali. Nella sua decisione insana ha capito che l’aereo era l’unica arma a sua disposizione, in quel momento, per attuare un piano mortale per sé, incurante delle conseguenze collettive. La sua emotività malata e l’oscuramento di ogni razionalità l’hanno indotto a sfruttare l’occasione venutasi a creare e a condurre a termine la condotta criminosa.

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