Giovedì 23 Ottobre 2025 | 18:47

Trump sta giocando a risiko con armi e sicurezza e serve... che vada in ferie

Trump sta giocando a risiko con armi e sicurezza e serve... che vada in ferie

 
Carmen Lasorella

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Carmen Lasorella

Trump sta giocando a risiko con armi e sicurezza e serve... che vada in ferie

Le ferie di agosto, istituite al tempo dei romani, un periodo di riposo e di riflessione, per l’imperatore americano non esistono.

Lunedì 04 Agosto 2025, 13:00

Ma il presidente Trump andrà in vacanza? Le ferie di agosto, istituite al tempo dei romani, un periodo di riposo e di riflessione, per l’imperatore americano non esistono. Dopo aver disarticolato l’ordine mondiale, in sei mesi di presidenza aggressiva e irresponsabile, lui soffia sul fuoco.

Mentre Gaza rimane in croce sul Calvario, vittima di un epilogo drammatico, sale il livello dei conflitti e la tensione con Mosca, in una politica opaca lontana dalle soluzioni, che usa la menzogna e ci consegna alla totale incertezza. L’Unione Europea, condivide oltre 2000 chilometri con la Russia, deve considerarsi minacciata?

L’invio di due sottomarini nucleari «in zone appropriate» più vicine alla Russia - come ha annunciato il presidente nel post sul suo social personale, Truth - sarebbe la risposta alle «provocazioni» dell’ex-presidente russo Medvedev, precisando: «Meglio stare attenti, la minaccia è definitiva». La replica a Trump è arrivata immediata e paradossalmente «serafica», addirittura da un monastero, quello della Trasfigurazione sull’isola di Valaam, non lontano dalla Finlandia, dove Putin ha incontrato il suo alleato-vassallo Lukashenko. I due, si sono fatti riprendere seduti su una panchina incorniciata dalla natura, con le maniche delle camicie arrotolate.

La sostanza: la posizione russa non cambierà, così come non cambieranno le richieste di Mosca per raggiungere la pace in Ucraina ovvero l’obiettivo resta la resa totale. Anzi, si è precisato: «Presto saranno schierati missili ipersonici Oreshnik in Bielorussia», missili, che possono eludere le difese aeree e trasportare testate nucleari oltre l’Ucraina. Intanto, sono stati segnalati movimenti insoliti del Gruppo Wagner (la legione di mercenari una volta fantasma ormai al servizio di Putin) sul confine polacco, mentre si intensificano i lanci di droni e missili sul territorio ucraino, con morti e feriti, pericolosamente vicini alla centrale atomica di Zaporizhzhia. Scenario da vigilia di apocalisse, pare.

Tuttavia, l’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, che vanta buone relazioni personali con Putin, volerà a Mosca nei prossimi giorni. Di che cosa si sta parlando? Continuano a morire innocenti, si procurano devastazioni immani, cresce la paura, eppure sembra un Risiko.

Intorno al tavolo, ci sono giocatori di professione, che si conoscono e che stanno deliberatamente alzando la posta. Vincerà la fortuna delle carte o l’abilità nel giocarle? Nessuno vuole cancellare la partita, che si fa eccitante. Trump e Putin si somigliano: condividono l’aggressività, l’attitudine alla menzogna, il delirio di onnipotenza. Il primo, collerico e irresponsabile, digiuno di economia e di tattica; l’altro, uno spietato calcolatore, «tosto» per Trump.

Putin ha usato Medvedev, ancora una volta, per provocare il tycoon, che si è fatto provocare. L’ex-presidente russo, del resto, viene considerato theKremlin’sfavoriteonlinetroll, come lo definisce il New York Times, vale a dire quello strumento che nel Web serve a creare il caos. La strategia, scelta dai russi e chissà, ragionata anche dagli americani, punterebbe dunque in un’unica direzione: minacce contro minacce, il pericolo che scivola nell’incubo delle armi nucleari, il tira e molla di un negoziato, Zelensky e l’Unione Europea a fare da tappezzeria, l’inevitabile sacrificio dell’Ucraina.

Non lo aveva lasciato intendere, già nello scorso febbraio, lo stesso Trump in quell’odioso incontro con Zelensky nello Studio Ovale della Casa Bianca? Sei piccolo e debole, gli aveva soffiato con voce sgraziata sul viso, in guerra vince il più forte. Può sembrare azzardata l’ipotesi di una sostanziale condivisione tra Trump e Putin del percorso avviato, ma non si può escludere. Entrambi salverebbero la faccia - gli accordi commerciali a danno dell’Ucraina, Trump li ha già messi in tasca - la minaccia di Mosca continuerebbe a gravare sui cieli europei, con l’inquilino della Casa Bianca, non più nei panni dell’alleato affidabile dell’Unione, ma baluardo decisivo e decisore della sicurezza europea.

L’ennesimo assist alla sua egemonia. Sui campi di golf, di cui è proprietario in Scozia, Trump non ha già vinto la partita sui dazi europei? (Non si conoscono i dettagli dell’accordo, né sono valutabili le conseguenze in un clima di incertezza che sta facendo un danno immenso all’economia europea). Pascal Lamy, già presidente dell’organizzazione mondiale del commercio (WTO) e in passato commissario europeo nello stesso ambito, oggi alla guida di un thinktank a Parigi, ha definito Trump «una minaccia paragonabile a quella della guerra sferrata da Putin contro l’Ucraina». Inoltre, ha considerato, come tanti altri, compreso chi scrive, il comportamento della Von der Leyen «un atto di sottomissione», arrivando a prefigurare «in pericolo la stessa democrazia europea».

Il Tycoon ha dimostrato di non tenere in alcuna considerazione l’Europa, che rimane incapace di diventare soggetto politico. Conta sull’amicizia di leader come Orban e dei capi dei movimenti dell’ultra-destra europea, sorride alla Meloni. Denigra la Francia di Macron e non esiterebbe a farlo con la Germania di Merz. Nella sua visione spregiudicata, le relazioni si misurano sul denaro e sulla forza, con buona pace della storia e della cultura europea, per lui un mondo parassita, ipocrita anche sul piano etico.

Allora, se non si evita uno tsunami, si può correre ai ripari per evitare di essere travolti. In Africa, come in Asia, nelle Americhe a nord e sud degli Stati Uniti e all’interno oramai della stessa federazione, si sta ragionando di strategie per arginare le politiche devastanti di Trump, già che si ingrossano le fila dell’umanità abbandonata ad un futuro di povertà senza diritti. Per l’Europa frammentata è tempo di una leadership autorevole, con le risorse culturali, etiche ed economiche dell’Unione che facciano massa critica. La responsabilità della sicurezza non può essere lasciata alle armi nella visione di Trump e di chi gli somiglia, che giocano a Risiko. La posta è troppo alta.

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