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Un terzo degli italiani paga le tasse per gli altri due terzi

 
lino patruno

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Un terzo degli italiani paga le tasse per gli altri due terzi

Col solito Dottor-sa-tutto a pontificare che, se in Italia si evade tanto, è perché le tasse sono troppo alte. Fossero più basse, l’Italia diventerebbe un Paese immacolato come un giglio

Venerdì 16 Maggio 2025, 12:36

Ma l’Italia è un Paese giusto? Discussione a tavola (su un argomento che non bisognerebbe mai affrontare a tavola): le tasse. Col solito Dottor-sa-tutto a pontificare che, se in Italia si evade tanto, è perché le tasse sono troppo alte. Fossero più basse, l’Italia diventerebbe un Paese immacolato come un giglio.

E se gli rispondi che sono tanto alte proprio perché in pochi le pagano, ti becchi tutt’altro che le parole di pace invocate da papa Leone. Tanto per cominciare, la tassa più pagata è l’Irpef, quella cioè sul lavoro dipendente e sulle pensioni. Non per scelta etica da parte di lavoratori e pensionati, ma perché quella che non si può evadere, essendo trattenuta in partenza sui compensi. Può essere che sarebbe pagata ugualmente anche senza trattenuta, ma a occhio e croce non si vedono santi in giro.

Il fatto è che il 64 per cento di questa imposta è pagato dal 22 per cento dei contribuenti. Cioè meno di un terzo dei contribuenti paga quasi i due terzi dell’imposta. E tutti gli altri? Tasse zero per 12 milioni di italiani che non dichiarano nulla, tutti indigenti come Madre Teresa di Calcutta. Così a pagare per chi non paga o paga pochissimo è quel «ceto medio» con reddito sui 35 mila euro (lordi) all’anno. Ceto medio che, dovendo pagare per i tanti che non lo fanno, paga di più di quanto gli spetterebbe. E unico quindi a poter dire (senza avere il naso di Pinocchio come Trump) che le tasse sono troppo alte.

Ma dirlo al Dottor-sa-tutto a tavola è inutile, perché vai a vedere se non è proprio lui uno fra quegli italiani che vivono sulle spalle degli altri. Magari uno fra quei nullatenenti con Ferrari e megavilla al mare. Uno fra quelli che li vedi usare la tua stessa strada, farsi curare dalla tua stessa sanità, beneficiare del tuo stesso ambiente, frequentare la tua stessa scuola o università senza aver versato un euro per farlo. E magari non pagare il ticket sulla Tac o ottenere l’esenzione o il bonus statale per il suo Isee basso perché truffaldino. Dovendo tu pagare tutto per lui.

Qualcuno in passato ha detto che le tasse sono belle. E’ possibile che il suo gusto estetico fosse molto personale. Ma voleva dire che senza tasse non si possono avere tutti quei servizi e quelle infrastrutture che sembrano spettare come grazia ricevuta. Insomma il Welfare, insomma lo Stato sociale.

Un grande esperto del settore come Alberto Brambilla ci guida in questa Via Crucis del Povero Contribuente Onesto. Mettiamo la sanità, il capitolo (ovviamente) più importante. Per garantire la salute a chi non dichiara nulla o dichiara meno di 15 mila euro l’anno (24 milioni, il 42 per cento) servono 52 miliardi in più, a carico degli altri cittadini. Per quelli che dichiarano fra i 15 e i 20 mila (7,5 milioni, il 12 per cento), servono altri 7 miliardi. In totale 60 miliardi che gravano come tassa aggiunta sul ceto medio più di quanto gli spetterebbe pagare se tutti facessero il loro dovere.

Vogliamo vedere l’assistenza, che tutti in Italia pretendono anche se anch’essa in buona parte a spese altrui?

Pensioni sociali, invalidi, disoccupati. Perché si possa garantirla a chi evade o paga meno del dovuto, servono altri 83 miliardi che non ci sarebbero se non fossero attinti alla solita acquasantiera di dipendenti e pensionati. E così la scuola, che non sarebbe giustamente per tutti se una parte di quei tutti non mollasse 66 miliardi l’anno per gli altri che abbiamo già abbondantemente (e disgustosamente) visto.

Ma questa è solo l’Irpef, che comunque riguarda l’84 per cento degli italiani, i lavoratori dipendenti o in pensione. Poi ci sono i lavoratori autonomi, gli imprenditori, i contrattisti di genere vario, all’ingrosso il 15 per cento. Fatta la somma, autosufficiente fra ciò che versa e ciò che ottiene dallo Stato è solo il 5,45 per cento della popolazione. Un tempo si parlava di repubbliche delle banane. Non essendo politicamente corretto, si potrebbe parlare di repubblica dei furbetti. Per una evasione totale annua che oscilla sui 100 miliardi di euro, più o meno cinque anni di manovre di bilancio. Una disonestà che danneggia non solo gli onesti, ma l’intero Paese, anche per questo sempre condannato a essere l’ultimo fra i primi d’Europa.

Domanda: ma perché altrove ci sono sistemi per evitare questa evasione e da noi non si riesce? Caro signore, lei ha usato il verbo sbagliato. Il verbo giusto è che da noi non si vuole. L’evasore è un elettore. Ma non è elettore anche chi paga? Eh, sa, bisogna fare scelte nella vita. Poi uno magari non dice come Totò che si butta a sinistra, ma se ne resta a casa il giorno del voto.

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