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Se l’anima del meridione risveglia in tanti la voglia di «tornanza»

 
enzo verrengia

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enzo verrengia

Se l’anima del meridione risveglia in tanti la voglia di «tornanza»

Ritorno al sud. Lo fa Pavels Krilovs, nato in Estonia ma vissuto a Reggio Calabria dagli 11 anni...

Venerdì 11 Aprile 2025, 13:26

Ritorno al sud. Lo fa Pavels Krilovs, nato in Estonia ma vissuto a Reggio Calabria dagli 11 anni, per poi emigrare a Bologna e lavorare un lustro come infermiere al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Orsola. Nella sua emblematica intervista dichiara: «Lascio innanzitutto perché non è più garantito il diritto all’abitazione a Bologna. Io guadagno quasi duemila euro, ma una città che ti porta via quasi 1.000 euro se vuoi andare a vivere da solo non è più sostenibile. E non ritengo dignitoso, a 35, 40, 45 o più anni condividere ancora l’appartamento con qualcuno». Motivazioni cui si aggiungono gli episodi di violenza che affliggono dappertutto le strutture sanitarie di primo intervento. Ma Krilovs riprende il tema delle implicazioni economiche: «Se devo sbattermi così tanto qui, ma non posso nemmeno permettermi una casa da solo, che senso ha? Torno a Reggio Calabria dove ho già un appartamento e la vita è sostenibile».

Nel 2020 scoppiò la pandemia di Covid, non a caso nel nord più aperto al globale. E si videro frotte di giovani all’assalto dei treni per il sud nella Stazione Centrale di quella Milano «vicina all’Europa», come aveva cantato Lucio Dalla, impregnata di promiscuità metropolitana che ha prodotto (anche) le baby gang, oltre a favorire il diffondersi del contagio.

Si parlò di south working, che ha creato in Puglia 90.000 imprese femminili, oltre 37.500 giovanili, 21.600 messe su da stranieri e quasi 700 startup. Per di più, proprio nel verso liberista. Non il «posto fisso» del film Quo vado? bensì l’iniziativa privata, non soggetta all’assistenzialismo.

Nel campo sanitario, fra tanti traguardi raggiunti dalla medicina pugliese non si può ignorare il primo intervento chirurgico eseguito in remoto nel settembre 2023 a Bari. Un paziente affetto da distrofia epiteliale di Cogan, una patologia della cornea, fu operato con tecnologia 5G.

È lontano il 2000, quando il supermanager Franco Tatò, di padre barlettano, pubblicava il saggio Perché la Puglia non è la California, dove scriveva: «Ordine pubblico, infrastrutture fatiscenti, cantieri interminabili, una burocrazia che affligge, quando non soffoca, l’iniziativa imprenditoriale. Piaghe entrate nel codice genetico locale come una malattia cronica alla quale non si fa più caso».

Nel 2017, Flavio Briatore fu più caustico. A Otranto, nell’incontro su «Prospettive e Mezzogiorno» dichiarò: «Masserie e casette, villaggi turistici, hotel a due e tre stelle, tutta roba che va bene per chi vuole spendere poco ma non porterà qui chi ha molto denaro. [...] Ci sono persone che spendono dieci o ventimila euro al giorno quando sono in vacanza, ma a questi turisti non bastano cascine e masserie, prati e scogliere: vogliono hotel extralusso, porti per i loro yacht e tanto divertimento».

Meglio ascoltare Gianfranco Viesti: «Non ci dobbiamo mettere in un angolo dove se compensiamo per il Mezzogiorno tutto va bene. Questo è un progetto che riscrive completamente l’Italia, decostruisce lo Stato centrale, lo rende un moncherino e crea delle super regioni che non esistono in nessuna parte del mondo. Con competenze e poteri di veto su materie che vanno dalle infrastrutture all’energia, dall’ambiente ai beni culturali».

Le problematiche della scelta di Krilovs oltrepassano l’economia e lo status quo per irrompere nell’antropologia. Per tutto il Paleolitico, l’umanità praticò il nomadismo, praticato da piccole comunità di cacciatori che cambiavano di continuo territori sulla base della mera sussistenza, incapaci di pianificare il futuro, cioè lo sviluppo della civiltà. Perché questa cominci a delinearsi, bisogna attendere la nascita dell’agricoltura e del radicamento, indispensabile per seguire l’andamento dei raccolti e il loro utilizzo nell’ambito di una primeva rete di interscambi commerciali.

Il che porta alla conformazione identitaria dei popoli. Esempio indicativo e storicamente più vicino, il conflitto che dal XII al XIV secolo contrappose i berberi stanziali tunisini e i nomadi beduini arabi. Per quanto la vittoria arrise a questi ultimi, dovettero insediarsi stabilmente nelle aree conquistate.

Vito Teti, già ordinario di Antropologia culturale all’Università della Calabria, ha pubblicato il saggio La restanza, nel quale analizza la volontà sempre più diffusa nel meridione di non emigrare, di restare, in cui conclude: «Siamo responsabili del tempo che viviamo, siamo responsabili dei luoghi che abitiamo». Lo psicanalista americano antifreudiano James Hillman la definisce «anima dei luoghi».

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