Sabato 06 Settembre 2025 | 12:26

La guerra dei dazi? La migliore scelta per l’Ue è una strategia «soft»

 
Biagio Marzo

Reporter:

Biagio Marzo

La guerra dei dazi? La migliore scelta per l’Ue è una strategia «soft»

Il presidente degli Usa, Donald Trump, ha annunciato le nuove tariffe commerciai reciproche, che entreranno in vigore immediatamente, al che la presidente Ue non cerca lo scontro, tuttavia, accetta la sfida ed è intenzionata a reagire

Giovedì 03 Aprile 2025, 13:00

Il presidente degli Usa, Donald Trump, ha annunciato le nuove tariffe commerciai reciproche, che entreranno in vigore immediatamente, al che la presidente Ue non cerca lo scontro, tuttavia, accetta la sfida ed è intenzionata a reagire: «Siamo pronti a vendicarci». A brigante, brigante e mezzo.

Mai vista una Von der Leyen così determinata, in forza anche del sostegno dei suoi partner europei. Negli ultimi mesi, le tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno raggiunto livelli preoccupanti. Il presidente statunitense Donald Trump annunciò l’introduzione di dazi del 25% su acciaio e alluminio provenienti dall’Ue, una mossa che ha suscitato immediate reazioni da parte dei leader europei. Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha dichiarato che l’UE risponderà con contromisure ferme e proporzionate per proteggere i propri interessi economici. Sennonché, nelle stanze della Casa Bianca, c’è stato uno scontro tra i diversi ministri e tra questi c’è chi propone una tassa universale del 20% per tutte le importazioni. In risposta ai dazi statunitensi, l’UE sta valutando l’applicazione di contro-dazi su prodotti americani, selezionando attentamente le merci da colpire per massimizzare l’impatto sugli Stati Uniti e minimizzare le conseguenze sull’economia europea. Un portavoce della Commissione ha sottolineato l’importanza di una risposta ben calibrata e tempestiva.

Particolarmente preoccupante per l’Italia è stata la minaccia di Trump di imporre dazi del 200% su vini, prosecco, champagne e altri prodotti alcolici europei, in ritorsione ai dazi del 50% imposti dall’Ue sul whisky americano. Questa misura metterebbe a rischio le esportazioni italiane di vino verso gli Stati Uniti, che nel 2024 hanno raggiunto un valore di 1,94 miliardi di euro, rappresentando circa un quarto delle esportazioni totali di vino italiano. Coldiretti e Filiera Italia hanno espresso forte preoccupazione per l’impatto che tali dazi avrebbero sul settore vinicolo nazionale. A livello europeo, la presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, ha avvertito che una guerra commerciale potrebbe ridurre il Pil dell’Eurozona dello 0,3% nel primo anno, sottolineando la necessità di evitare un’escalation che danneggerebbe entrambe le economie.

In questo contesto, la premier italiana Giorgia Meloni ha messo in guardia l’Ue dal rischio di un «circolo vizioso» di guerre tariffarie con gli Stati Uniti, evidenziando le possibili ripercussioni negative sull’economia europea, tra cui inflazione e stagnazione. Meloni ha sollecitato negoziati urgenti con l’amministrazione Trump per evitare ulteriori conflitti commerciali. La situazione rimane fluida e complessa, con entrambe le parti che valutano le prossime mosse in un contesto di crescente incertezza economica. Sulla politica dei dazi, l’Ue ha tenuto un atteggiamento curioso e sbagliato che, diverso da quello tenuto dagli altri continenti, furono rimossi a tamburo battente. C’è chi - Romano Prodi- teorizzava e praticava l’apertura dei porti alle merci asiatiche. Con il tempo, Bruxelles si accorse dell’errore e corse ai riparti, rintroducendo i dazi. Sennonché, il problema è uno e uno solo: Trump ha aperto una guerra commerciale alla Cina, Canada, Messico e l’Ue.

Davanti all’ossessione trumpiana sui dazi, l’Ue non dovrebbe scendere sul suo stesso terreno, aumentando la tensione commerciali, bensì, dovrebbe argumentum ad contraris portare avanti una politica soft. «Invece, - scrive Francesco Giavazzi - una strategia incentrata sulla diversificazione commerciale, sugli incentivi all’innovazione e sulla flessibilità monetaria ci aiuterebbe ad assorbire le ricadute negative dei dazi americani. E soprattutto, mantenere un sistema commerciale aperto basato su regole, sarà fondamentale per sostenere la crescita a lungo termine». È una via, altre non ce ne sono.

Storicamente gli americani fecero la rivoluzione contro gli inglesi, in base al «Bill of rights», questa tassazione era illegale, quindi i coloni si ribellarono sostenendo: «Non paga le tasse chi non ha rappresentanti in Parlamento». Alla luce della guerra dei dazi di questi mesi, Trump dovrebbe essere consapevole che è un «circolo vizioso, un gioco a somma zero».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)