Domenica 07 Settembre 2025 | 23:28

Il centrodestra ora sfrutti l’effetto Giorgia per la regione, altrimenti finirà «alla barese»

 
Biagio Marzo

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Biagio Marzo

Il centrodestra ora sfrutti l’effetto Giorgia per la regione, altrimenti finirà «alla barese»

Proprio la premier ha fissato il voto delle regioni per il 2025, mettendo fine alle voci di coloro che avrebbero voluto lo svolgimento l’anno dopo: il 2026

Venerdì 06 Settembre 2024, 14:00

Giorgia Meloni si venderebbe l’anima al diavolo - per modo di dire- per avere la Puglia, guidata da un presidente di centrodestra. Alla Puglia, ella ha voluto che il G7 si svolgesse a Borgo Egnazia e, oltretutto, è la meta preferita delle sue vacanze estive. Non da quando è inquilina di palazzo Chigi, ma nel passato non sdegnava di soggiornare nella Puglia salentina. Tanto amore non ricambiato, politicamente ed elettoralmente. Fossero la volta buona le elezioni regionali prossime venture per conquistare il “Palazzo d’Inverno” di Lungomare Nazario Sauro, ma ci vorrebbe un evento eccezionale. Finora, calma piatta.

Proprio la premier ha fissato il voto delle regioni per il 2025, mettendo fine alle voci di coloro che avrebbero voluto lo svolgimento l’anno dopo: il 2026.

La Puglia è cambiata molto sotto l’aspetto antropologico e, quindi, economico, sociale, culturale e civile. Il conseguente processo di de industrializzazione nelle aree tarantina - brindisina, l’abbandono dall’agricoltura in alcune zone, il fuggi fuggi di giovani laureati hanno cambiato parecchio il panorama pugliese. In compenso, sono sorte migliaia di iniziative private, in particolare nel turismo, segno di una crescita e non di una “decrescita felice”, sbandierata dal M5s, la cui proponibilità ha smorzato, per anni, gli “spiriti animali” pugliesi. Che, per loro natura, sono contro gli estremismi ideologici e politici, ma a ben vedere, , sono per cultura e per costume moderati nella logica riformista. Diciamo questo, perché il politicismo, in Puglia, non ha avuto la fortuna sperata, sopraffatto da un sano pragmatismo nell’attività governativa. In effetti, si è sempre privilegiato moderazione e riformismo, sul cui mantra ha governato, per decenni, la Dc forza di centro moderato e il Psi forza riformista. Sono stati decenni in cui il Pil pugliese gareggiava con le regioni ricche del Settentrione. Il governo regionale più a sinistra, quello di Nichi Vendola, si adeguò alla moderazione, conseguendo buoni risultati nella gestione della cosa pubblica. Il successore, Michele Emiliano, ha temperato i suoi conati ambientalisti talvolta “populisti di sinistra” - il copy non è di chi scrive - con una costellazione di liste civiche, perdipiù, senza connotati culturali specifici figli della crisi dei partiti e della esaltazione retorica della società civile. Epperò, la Puglia ha tradito se stessa, prendendo una sbandata vistosa per il M5S. Dopodiché, è ritornata ad essere la Puglia di sempre moderata e di sinistra di governo. Tuttavia, il centrodestra, in Puglia, non ha sfruttato l’effetto Meloni, restando quello di ieri, avendo avuto in più , il valore aggiunto della confluenza in FdI di Raffaele Fitto, con la sua carovana targata ex democrazia cristiana. Un salto di quantità e di qualità enorme, ma non sufficiente per compete con gli avversari del centrosinistra. Prova ne sia che il centrodestra ha perso le elezioni regionali scorse e quelle ultime europee, in cui il primo partito sono i Dem con il 33%. La domanda che si pongono in molti al livello nazionale e regionale, chi sarà il candidato alla presidenza della regione Puglia del centrodestra alle prossime elezioni del 2025? Ci vorrebbe una sfera di cristallo per leggere il nome del designato. Non è a portato di mano e cercarlo ce ne vuole. Seppure i segretari regionali del centrodestra, in ordine all’importanza della forza elettorale che rappresentano, Marcello Gemmato di FdI, Mauro D’Attis di FI e Roberto Marti della Lega, a sentirli sono carichi di adrenalina per impossessarsi del governo regionale. Dal dire al fare c’è di mezzo il mare. Per intanto, hanno ribadito che sono impegnati ad aprire il cantiere da subito e sarà il loro un work in progress, per arrivare al candidato alla presidenza della Puglia. Pertanto la road map dovrebbe conseguire l’obiettivo a dicembre prossimo. Il segretario di FdI è pronto per un candidato di stigma politico, visto il rapporto di stretta amicizia con la Meloni, non ci vuole molto a fare due più due e pensare a lui: “candidato politico”. Il segretario di FI ha affermato che è pronta una rosa con diversi petali di candidati. Ringalluzzito per il passaggio di parlamentari pugliesi dal M5s a FI. Siccome la politica pugliese la si conosce in tutti i suoi dettagli, non vediamo una, metaforica, moltiplicazione di pani e di pesci di candidati, visti i non esaltati risultati delle coeve elezioni comunali baresi ed europee. Infine, il segretario della Lega non è da meno e ha dichiarato che farà la sua indicazione del candidato, al momento giusto. Nelle elezioni scorse, settembre 2020, alla candidatura di Raffaele Fitto, Roberto Marti contrappose quella di Nuccio Altieri, già parlamentare, oggi, nel cda di Leonardo e presidente Invimit. Laureato in scienze politiche presso l’Università Guido Carli, e’ socio della società cooperativa “Fungo Puglia” in quel di Rutigliano. Il dissenso che sorse, fece perdere tempo prezioso alla coalizione e, quindi, a Fitto, candidato alle regionali del 2020, la cui candidata era scontata sin dall’inizio. L’esempio che sia di monito, per le prossime candidature, affermano alcuni esponenti di FdI vicino a Raffaele Fitto. Quando entreranno nel merito della questione candidatura, i partiti del centrodestra hanno affermato che saranno bell’e pronti. I tempi stringono e non si può arrivare alla soglia delle elezioni ancora a cercare il candidato. In fretta e furia, si raccapezza alla bell’e meglio un candidato per fare la sua bella figura, di sicuro non sarà il candidato vincente. Fabio Romito docet. Alle comunali di Bari, in una onda montante contro la riforma dell’autonomia differenziata, la coalizione candidò sindaco di Bari il leghista Romito, il cui coraggio politico fu pari a quello di Don Abbondio manzoniano: si camuffò sotto il segno di una lista civica, mettendo nel cassetto Alberto di Giussano. Tenuto conto che il centrosinistra, vero o no, il candidato, Antonio Decaro, avrà al fianco la corazzata di Michele Emiliano e l’incrociatore di Michele Laforgia. Una squadra di fuoco non indifferente. Cui la destra per vincere dovrebbe superarla.

Di quello che si sa in giro, l’unica cosa certa è che il candidato del centrodestra sarà di Bari, quindi, saranno due baresi di segno opposto, che si giocheranno il big match. Il Sud della Puglia non avrà il candidato alla presidenza e, in tempi passati, c’era la consuetudine se il candidato del centrosinistra era del Nord, il centrodestra candidava una personalità del Sud, ossia dall’area ionico salentina e viceversa. E, comunque, nel triangolo Taranto, Brindisi e Lecce, bisognerebbe andare con la lanterna di Diogene per trovare il candidato del centrodestra. Adriana Poli Bortone, sindaco di Lecce, fresca del successo conseguito, non è disponibile a scendere candidata, peraltro, in tutt’altre faccende affaccendata, nondimeno il sindaco di Brindisi, Pino Marchionna, non ha intenzioni di impegnarsi in una fatica, trascurando la Città piena di problemi irrisolti.

Ci sarebbe l’ex sindaco di Lecce, Paolo Perrone, ma non ci pensa neanche per sogno, avendo la presidenza del cda dell’Istituto Poligrafico e della Zecca di Stato italiano. Il resto dei sindaci dei capoluoghi sono del centrosinistra. A occhio e croce, il quadro è questo e l’unica chance che resta al centrodestra “ il papa o la papessa stranieri”, ragion per cui, il centrodestra dovrebbe superare le sue resistenze interne e navigare oltre le Colonne d’Ercole. Questo è quanto, presidente Meloni.

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