Se c’è una domanda che mi viene rivolta dai miei corsisti dell’Università della 3 Età e dai Giovani è quella di chiedermi come sta la Democrazia italiana e dove è finita la Politica. Mi sono venuti in soccorso gli autorevoli e qualificati interventi del Papa, del Presidente della Repubblica Mattarella, del Presidente della Conferenza Episcopale, Mons. Zuppi, espressi a Trieste, partecipando alla 50 settimana sociale, che aveva come titolo «Dare un’anima alla Politica» preoccupati per la significativa assenza dei cittadini al voto Europeo.
Più volte Papa Francesco ha definito questa indifferenza verso la Cosa Pubblica il cancro della Democrazia. Il fenomeno dell’astensionismo, che pare inarrestabile è un continuo scivolamento, che certo non fa bene alla Nostra Democrazia. Infatti un Italiano su due non è andato a votare. Mai cosi pochi da quando si vota per l’Europa, un record nella storia Repubblicana, per altro con una tornata elettorale legata al rinnovo di alcune amministrazioni di Grandi Centri, e con i leader di Partiti scesi in campo che, secondo tradizione, portano un afflusso maggiore. C’è dunque, un problema di fondo grave di tenuta del Sistema Democratico. Questa situazione trova le sue radici nella incapacità della Politica ad interpretare i reali bisogni della gente; nella sfiducia verso la classe politica, assieme alla quasi impossibilità di cambiare la gestione della Cosa Pubblica; senza dimenticare il disinteresse per le questioni europee che nel Mezzogiorno è più forte, dove l’Unione non si vede. Del resto l’Italia non è eguale per tutti, non lo è per le prestazioni del Welfare né sul piano sociale ed economico. Si sono acuite con l’inflazione, le disuguaglianze e si sono ulteriormente dilatati i divari di cittadinanza.
Anche la Chiesa, che aveva, per voce dei suoi Vescovi, invitato ad andare a votare considera questa bassa partecipazione molto preoccupante.
A mio avviso è avvenuta una rottura, da tempo, di credibilità e di fiducia tra le «Istituzioni Politiche e i Cittadini». Quali strade percorrere per riavvicinare i cittadini al voto? La classe dirigente deve una risposta organica che passi, innanzitutto da una seria Riforma del Sistema Politico che promuova la partecipazione e la centralità dei cittadini. Tutti, ciascuno nel proprio ruolo dobbiamo cercare di recuperare la rottura tra le istituzioni politiche e i cittadini. Parlando con la gente purtroppo riscontro una sorta di Fatalismo del tipo: «Non vado a votare perché le cose non possono cambiare». Una sorta, insomma, di Pessimismo perché non viene percepito dal cittadino nessun processo di cambiamento. È venuto il momento che la politica si riprenda il suo ruolo ed interpreti in modo positivo la realtà offrendo le motivazioni giuste per il ritorno al voto. Purtroppo, devo registrare che l’attuale contesto politico è dominato dalla mediocrità. Si impone, perciò, un ricambio generazionale è una classe politica che non ci faccia più vedere la scena raccapricciante della rissa divampata la sera del 12 Giugno 2024 alla Camera dei Deputati, nel luogo in cui si approvano le leggi, che di certo non invogliano i cittadini ad andare votare. Un Parlamento, un Governo e una Maggioranza così sgretolata, incapace di osservare le più elementari norme del vivere civile, ha ottenuto immagini di violenza e di volgarità inaudite, è un serio campanello d’allarme. Certo gli argomenti in discussione, come la Riforma del Catasto e l’autonomia differenziata, imposta dalla Lega, erano di quelli ad alta tensione politica, che l’opposizione democratica ha percepito come una grave minaccia all’unità effettiva del Paese. Scene che si ripeteranno sicuramente con le altre due riforme, quella del premierato, voluto dalla Meloni e la riforma della giustizia pretesa da Forza Italia. Insomma è del tutto evidente la insana tentazione delle varie Forze Politiche di difendere più la casacca che la dignità dello Stato.
Ecco perché è doveroso partecipare sia perché il cuore della Democrazia è la partecipazione, che indica da che parte si vuole stare. Ed è l’unica risposta democratica alle ragioni del perché la gente non vota, e soprattutto, per allontanare le posizioni razziste e antisemite di alcuni nostalgici del totalitarismo del 900 e di saluti nazisti emersi dall’inchiesta su alcuni membri del movimento Giovanile di Fratelli d’Italia. È maturo perciò il tempo per cui un ricambio generazionale, si impone con un indispensabile ritorno dei Partiti e della Politica e con una formazione adeguata alla complessità del momento. Cioè agire da subito, con proposte di legge, di iniziativa popolare o con referendum per combattere l’astensionismo, «male oscuro della Democrazia». Sì deve iniziare in sintesi a varare la legge relativa alla vita dei Partiti nel segno della trasparenza, anche reintroducendo il finanziamento pubblico e cercando di coinvolgere i cittadini nuovamente nelle decisioni politiche, creando altresì «Assemblee partecipative» in cui i pareri siano vincolanti per i Partiti stessi.