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Cultura, acciaio, porto: se la città dei Due Mari ora è «in mezzo al guado»

 
Biagio Marzo

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Biagio Marzo

Cultura, acciaio, porto: se la città dei Due Mari ora è «in mezzo al guado»

Taranto è piena di fermenti culturali spesso underground fuori del mainstream e, nel passato, in diversi eventi culturali, passò il fior fiore della letteratura e della poesia nazionale, per poi svanire tutto nel nulla

Giovedì 04 Luglio 2024, 14:00

Il Direttore, Mimmo Mazza, ha gettato il sasso nello stagno della realtà pletorica di criticità di Taranto, sollevando delle onde, da cui non possiamo sottrarci e dobbiamo affrontarle con tutte le conseguenze. Partendo dal «Galeotto fu il libro».

Ha chiuso i battenti la storica libreria Mandese di via D’Acquino, - e altre prima di questa hanno abbassato la saracinesca definitivamente -, e si sta aprendo la Feltrinelli in via Di Palma. E non possiamo non ringraziare Carlo Feltrinelli per l’investimento culturale in una Città moderatamente portata a non leggere libri e la stampa in genere. Speriamo bene che la sua apertura alimenti dibattiti e risvegli la cultura da tempo sottoposta, metaforicamente, al Goya sonno della ragione che, talvolta, ha generato mostri. Per esempio, quello della cultura industriale che non ha attecchito e viene combattuta nella sua realtà più ciclopica e portatrice di malattie e di morte: lo stabilimento siderurgico a ciclo integrale il più grande d’Europa. È più facile dire quello che non si vuole, che quello che si vuole. Al tarantino, non è stato mai nelle proprie corde la fabbrica e per soprammercato di questi tempi prega Iddio che venga messo nello stato di smobilizzo. Un deja vu a Bagnoli.

Dopo le dismissioni delle acciaierie dell’Italsider di Bagnoli e l’abbattimento degli impianti, si sperava al rilancio dell’area con il progetto «Bagnoli futura», ma la procura intervenne ipotizzando una situazione di disastro ambientale e il progetto, miseramente, fallì. Per ironia del destino, Taranto vive nell’incubo di Bagnoli, nel caso di dismissioni delle acciaierie. È meglio non pensarlo neanche per sogno. C’è una rottura tra fabbrica e Città in modo irreversibile e le organizzazioni sindacali non sanno a quale santo votarsi. Comunque sia, è di questi giorni la richiesta di nuova cassa integrazione, arrivando al paradosso che i lavoratori in Cigs sono più numerosi di quelli occupati. Chiudere l’azienda siderurgica è facile a dirsi è difficile a farsi. Parlare di investimenti in nuovi settori, senza un disegno di politica industriale, ci si perde in pie illusioni. Oltreché, non ci sono risorse finanziare anche se piangessimo in turco.

Di certo, il momento non è quello dei migliori, di là dagli sforzi del management e questo porta i lavoratori allo sconforto e gli alti lai si sentono intensamente, giornalmente. Il che ha assunto una forma di un conflitto fra ambiente e lavoro, fra fabbrica e Città. Al dunque, si propongono, al posto del siderurgico, progetti, alquanto, velleitari. Coloro che pensano a Disneyland e quant’altro, una risata li seppellirà. Ci auguriamo che il caso siderurgia venga risolto nel miglior modo possibile. Il governo deve dire, una volta per tutte, se l’acciaio è strategico o no per il sistema Italia. In un modo o nell’altro, deve muoversi conseguentemente.

Il problema dei problemi di Taranto, però, è la sua classe politica, oramai, da anni è in un declino preoccupante e lo specchio di questa situazione è l’attuale amministrazione comunale. Senza nulla togliere al sindaco e alla giunta, Taranto meriterebbe, complessivamente, altro, in specie, in questo periodo in cui si sta giocando molto del suo futuro. Se dovessimo usare una immagine, «Taranto in mezzo al guado» e vaticinare è quanto mai difficile. La sua storia non è stata sempre così, tutto sommato, ha avuto sindaci, amministratori, consiglieri regionali e parlamentari, i cui interessi erano concentrati sul territorio ionico e non avrebbero permesso operazioni colonizzazione culturale e politica. In un Mezzogiorno d’Italia senza mercato, l’unica via d’uscita fu l’assistenzialismo: «La cattedrale nel deserto». Eppure, subito dopo che fu costruita fumi di inchiostro furono consumati a suo favore. Un grande giornalista, Walter Tobagi, amante di Taranto e amico dei giovani universitari frequentatori della sede del Cupj, assassinato dal terrorismo politico, restò entusiasta degli operai dello stabilimento ionico, i «metalmezzadri», che praticavano il minimo di assenteismo.

Taranto è piena di fermenti culturali spesso underground fuori del mainstream e, nel passato, in diversi eventi culturali, passò il fior fiore della letteratura e della poesia nazionale, per poi svanire tutto nel nulla. Così come è ricca di beni storici, le cui stratificazioni segnano un passato glorioso. Il Museo MarTa è una narrazione che, attraverso i reperti archeologici conservati, si ritrovano le radici etniche ex ante ed ex post Magna Grecia di cui Taranto era stata la capitale. Un patrimonio unico al Mondo visitato da miglia e migliaia di persone e studiato da archeologici e storici provenienti dai sette Continenti. Beni storici e paesaggistici producono cultura e la cultura produce anche turismo. Sotto questo aspetto, la Città è priva di infrastrutture e di imprese ricettive utilizzate solitamente per soggiorni di breve durata e, specialmente, da turisti.

La Città dei due mari è un unicum nel Mediterraneo. E il mare è la vera ricchezza di Taranto, come storicamente è stato.

Nel carnet annotiamo la chiusura degli ex cantieri Tosi, il forte ridimensionamento dell’Arsenale militare e la crisi, diventata endemica, di Acciaierie d’Italia, la fine della leva militare ha ridotto la presenza della Marina e il porto meraviglia delle meraviglie essendo ampio e protetto, dove le navi possono accedere e sostare con sicurezza sia per compiervi le operazioni inerenti allo svolgimento dei traffici. Il porto di oggi è non valorizzato e non è competitivo come dovrebbe essere, perché mancano ancora alcune infrastrutture e una adeguata logistica.

Ma manca una compagnia portuale e di navigazione all’altezza di un porto come quello di Taranto. In ultima analisi, Taranto è sfornito di infrastrutture e di logistica e i Gioghi del Mediterraneo 2026 è una grande occasione, per costruirne alcune. Guarda caso, proprio qui si svolgevano i «Ludi Tarentini» duravano tre giorni e tre notti, durante i quali si tenevano corse di cavalli in onore di Dite e Proserpina, il cui altare sorgeva nel luogo in cui si svolgevano i ludi. Alla fine, si è tornati a bomba da dove siamo partiti: dalla cultura, quella con la C maiuscola.

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