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Il caso-Bari e il rischio di una vetrina del G7 offuscata dagli scandali

 
Biagio Marzo

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Biagio Marzo

Il caso-Bari e il rischio di una vetrina del G7 offuscata dagli scandali

Si sta sottovalutando che, dal 13 al 15 giugno, si svolgerà a Borgo Egnazia il G7. E i problemi politici non scompaiono con un colpo di bacchetta magica il 9 giugno

Martedì 09 Aprile 2024, 13:00

The day after. Nel corso della settimana sapremo se Giuseppe Conte dirà ai 5s di fuoruscire dalla maggioranza del governo della Regione Puglia oppure no. La Schlein si è chiusa nel mutismo sul caso Bari, impegnata a sbrogliare la matassa delle liste europee. Conte, invece, rilascia interviste prendendo di punta il Partito democratico in cui ci sono «cacicchi e capibastone» che per lui sono da eliminare. Volando alto sulle ali del moralismo populista avverte: «Schlein cambi il Pd come aveva promesso, prima che il Pd cambi lei». Vuole un Pd pulito e potabile altrimenti seguirà la strada di Bari: no alle primarie con i «brutti, sporchi e cattivi», quindi, tutto in itinere con il Nazzareno. Insomma, vuole una mutazione genetica del Pd, la cui forza elettorale si basa proprio sul partito degli assessori, delle élite, sulla cosiddetta «borghesia riflessiva» e sul Deep state. Sotto la scusa dei «cacicchi e capibastone», vuol colpire e affondare la vera forza elettorale del Pd: il partito degli assessori per fini non tanto reconditi. Un solo uomo al comando per Palazzo Chigi. Conte ha questo in mente e i «contini» Dem lo assecondano.

«Operazione Bari» gli ha dato grinta e una versatilità grillina d’antan nonché una machiavellica spregiudicatezza politica che lo stato maggiore Dem farebbe bene a non sottovalutare. Meglio di Von Clausewitz, Giuseppe Conte e Michele Laforgia hanno pianificato tattica e strategia della blitzkrieg anti primarie, issando la bandiera della questione morale, naturalmente, Michele Emiliano, Antonio Decaro e il candidato Vito Leccese erano in tutt’altre faccende affaccendati per via delle primarie. Avendo intascato il pacta sunt servanda, si sentivano sicuri a prova di bomba. Però, il brocardo non è stato rispettato. Conte e Laforgia avevano un alibi di ferro per opporsi alle primarie, il caso dei 70 indagati tra i quali tre arresti nonché le dimissioni dell’assessore regionale Anita Maurodinoia.

Per la verità, questo caso giudiziario accadeva in quel di Triggiano non a Bari. Forti anche di una «possibile compravendita di voti Comunali Bari ed Europee». Secondo il GIP: «Pericolo di recidiva. Alcuni indagati miravano ai fondi europei». Guerra dei «puri»contro i «duri» e la legalità contro il lealismo. Di nuovo il revival della questione morale per riformare la politica, ma politica si riforma con l’autonomia della politica. Le dure repliche della storia - leggasi Mani pulite - sembra che non abbiano insegnato nulla.

Tutti sapevano delle inchieste e dei processi in corso sul mercimonio del voto con la mediazione della malavita barese e con il fai da te del «sistema Sandrino», ossia acquisto voti e conquista di potere. Sta di fatto che coloro che avrebbero dovuto prendere le distanze da questo andazzo hanno preferito fare come le tre scimmiette dei vecchi romanzi gialli Mondadori: non vedere, non parlare e non sentire. Alla lunga, questo atteggiamento non ha pagato, per via degli arresti e degli indagati , anche perché, in tutto questo, ci sono stati quelli che la sapevano lunga, approfittando nei confronti di coloro che dormivano tra quattro guanciali aspettando le primarie. Oramai la frittata è fatta.

Le conseguenze sono: il Ministero dell’interno ha inviato tre ispettori per verificare se al Municipio di Bari ci sono state infiltrazioni malavitose; la Commissione parlamentare antimafia, non aspettava altro e non bastassero le altre incombenze accumulate, ha avviato le audizioni sul caso Bari; non si sono svolte più le primarie per il diktat di Conte; il campo largo non c’è più, ma ci sono i due candidati a sindaco: Michele Laforgia appoggiato, da un lato, da Conte e Vendola; dall’altro, Vito Leccese, sostenuto dal Partito democratico, da Emiliano e Decaro. A più riprese, con grande onestà intellettuale, Leccese ha proposto all’irriducibile Laforgia un terzo candidato unitario, con il loro conseguente ritiro dalla competizione. Sennonché, «Il Terzo uomo» è un noir di Graham Green, sceneggiato dal film con Orson Welles, ma che non sta nei pensieri della coppia Laforgia e Conte. A destra, sono ancora alla foto opportunity scattata al Viminale.

Quello che si sta sottovalutando che, dal 13 al 15 giugno, si svolgerà a Borgo Egnazia il G7, con il panorama barese in una situazione difficile da definire, di certo peggiore del previsto e non si può scartare la nomina di una amministrazione straordinaria al comune di Bari. Non è il piatto forte che la Presidente Meloni potrà presentare ai suoi ospiti e all’entourage che si porteranno appresso. Di questo passo, saremo sulla stampa estera con la foto di orecchiette con cime di rapa con la pistola sopra, come la foto che pubblicò il settimanale Der Spiegel anni or sono la cui copertina dipingeva l’Italia come un paese della mafia, mostrando un piatto di spaghetti con sopra una pistola e, in primo piano, una vetrina crivellata di colpi.

Il rischio che si corre è notevole e la Presidente del consiglio dovrebbe pensarci seriamente. Lei che ci tiene alla sua immagine internazionale, meglio, quindi, che Bari vada, democraticamente, alle elezioni ed elegga il proprio sindaco.

I problemi politici non scompaiono con un colpo di bacchetta magica il 9 giugno. Continuerà lo scontro tra Conte e Schlein con il disegno del leader 5s di logorare il Partito democratico con lo zigzagare, con lo stop and go e poi con la «mossa della ritirata di Kutozov nei confronti di Napoleone». Tuttavia, Conte evita di essere irreggimentato nel capo largo e si è inventato il campo giusto, che solo dio sa che cosa significhi. Il suo vero obiettivo è quello di avere una sorta di primazia politico - elettorale nei confronti del Partito democratico, sperando che in caso in cui ci fossero elezioni politiche lui sarebbe il candidato alla presidenza del consiglio. Dunque, vuole essere candidato alla presidenza del consiglio, Paolo Gentiloni permettendo.

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