Sabato 06 Settembre 2025 | 16:27

Nell’era liquida è un dovere difendere la memoria collettiva

 
Gino Dato

Reporter:

Gino Dato

Addio, presidente Napolitano: un «gigante» della politica

Per ognuno di noi significa riaprire la soffitta e la stanza dei ricordi, quando le occasioni storiche ne suscitano la rivisitazione.

Domenica 01 Ottobre 2023, 14:29

La memoria è un meccanismo assai delicato, e prezioso, che spesso s’inceppa, per dimenticanza, per oblio, ma talvolta, quel che è peggio, anche per cattiva fede. Ciò che «non ricordiamo» può essere quanto, più o meno inconsciamente, rifiutiamo. Per ripristinare la funzione di questa risorsa della ragione e del cuore, esistono le ricostruzioni, i documenti, le parole che rammemorano. In maniera inconfutabile. Come una cartina di tornasole eventi e personaggi dei ricordi rendono evidente ed esaltano una verità, che non può quindi essere confutata ed è pubblicamente nota. Se guardiamo alle cronache degli ultimi giorni, vediamo come questo compito lo svolga papa Francesco quando, entrando primo pontefice in visita al Senato, si è speso a proposito del ruolo giocato da uno statista laico come Giorgio Napolitano, lasciando la dedica lapidaria: «Un ricordo e un gesto di gratitudine a un grande uomo, servitore della patria».

Il Sommo Pontefice è tra coloro che hanno ritenuto di dover lasciare una testimonianza personale dell’incontro che nella vita ha avuto il presidente emerito con la vicenda esemplare e lo spirito di servizio. E, come lui, lo riconosce la liturgia di grandi della Terra o di semplici cittadini.

Lo stesso meccanismo di decantazione di una vicenda epocale sta agendo in maniera più sottile nei confronti di un fenomeno come quello delle migrazioni, per il quale tuttavia il corpo sociale non sta manifestando, sino in fondo, la consapevolezza storica che dà l’esercizio di una buona memoria. La memoria che stenta a ri-affiorare è quella del nostro passato duplice di odissee: un popolo che da un lato ha provato ad avere una sua epopea di quasi imperialismo coloniale – e tutti sappiamo che fine abbiamo fatto –; e, dall’altro, ha dimenticato il suo passato di migrazioni intercontinentali, denso di sofferenze e di umiliazioni.

Come facciamo a dimenticare che abbiamo vissuto le torture e i naufragi dai quali fuggono oggi masse disperate? L’esercizio che il buon senso e la buona fede sollecitano in queste ultime settimane assomiglia a un resettaggio che non va a buon fine, o a una messa fuoco di evanescenze. E non sempre perché la macchina non ce la fa… Per questo appaiono terapeutici certi richiami che vengono - anche qui - dalla Santa Sede. Sintonizzano la nostra attenzione su quell’esercizio del ricordo che è uno strumento vivo attraverso il quale noi rafforziamo la nostra presenza operosa nella storia, come testimoni attivi, lievito di vita.
Ma che significa rinfrescare la memoria? In sostanza, e soprattutto, significa riaprire la soffitta e la stanza dei ricordi, quando le occasioni storiche ne suscitano appunto la rivisitazione.

L’esercizio della memoria è però un lavoro assai delicato cui noi dobbiamo accostarci con la stessa cura con cui andiamo a rispolverare storie e vicende che investono la nostra vita privata. Tutti i giorni rammemorare è un atto di vita, che si compie verificando e compulsando gli angoli della nostra mente, invadendo la sfera più delicata che è quella delle emozioni, delle sensazioni che certi eventi hanno lasciato e sedimentato in noi.

Non sempre si tratta di pagine già consegnate alla storia e all’autorità di scrittori e testimoni. Quanto più sono vicine le vicende, tanto più ondeggianti possono essere le risposte che vengono su dal nostro profondo. Il rischio che ci percorre in una età di comunicazione liquida e di polluzione continua di fatti è che la memoria diventi una sorta di passe-partout che sdogana ogni opinione rendendola effimera e trasferendola dal richiamo di una celebrazione e ricorrenza al cestino dei rifiuti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)