Nel dibattito sullo sviluppo di Bari e i fondi del Pnrr, aperto sulla «Gazzetta» dell’11 ottobre dall’economista Gianfranco Viesti, sono finora intervenuti Pino Gesmundo (Cgil), Nicola Costantino (Politecnico), Domenico Di Paola (imprenditore) e Nicola Martinelli (presidente di Urban@it). Oggi è la volta di Angela Stefania Bergantino, professore ordinario di Economia Applicata all’Università di Bari, esperta di Economia dei trasporti e del territorio.
Il dibattito innescato dall’articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno dell’11 ottobre da Gianfranco Viesti sulla destinazione delle risorse del PNRR e sul futuro di Bari dopo la realizzazione delle opere del Piano ha consentito di raccogliere un corposo fascicolo di desideri, suggerimenti, proposte concrete per la città.
L’attenzione rivolta a questioni che oltrepassano la scala urbana ha il merito di sottolineare l’interdipendenza tra la città metropolitana, i territori che la affiancano e l’intera regione. Va tuttavia ricordato che in molti ambiti della vita delle città di oggi la capacità di intervento concreta sta nelle possibilità di istituzioni superiori al Comune. La chiave per immaginare lo sviluppo risiede dunque nelle relazioni tra città, Regione e Stato.
Il cuore dell’intervento di Viesti, almeno così mi è sembrato, non era però solo lanciare un grido dall’allarme sulla necessità di gestire in maniera quanto più ordinata ed efficace possibile la trasformazione urbana legata al PNRR. Quanto piuttosto invitare a riflettere su una possibile visione di lungo periodo della città, che andasse oltre al 2026, e che consentisse di inserire gli interventi del PNRR su una linea più ampia e potenzialmente più virtuosa di politiche di trasformazione. Quale idea di Bari abbiamo per i prossimi decenni? Quale visione della città è possibile immaginare, prima ancora di disegnarla e progettarla? Qualsiasi «visione di città» di lungo periodo richiede prima di tutto una classe dirigente in grado di concepirla e progettarla. Una classe dirigente, non solo una classe politica…
Come contributo al dibattito proverò ad abbozzare qualche possibile istantanea di una Bari del futuro, pur con tutti i limiti che tali semplificazioni offrono.
Una Bari «nuova» La modernità è il tratto distintivo della città capoluogo. La si ritrova nella sua antitesi basica: «città vecchia» vs. resto della città, cioè città moderna. Ma la modernità, al giorno d’oggi, non può semplicemente ridursi ad alzare al cielo nuovi palazzoni, a infrastrutturare i bordi di periferia, salvo accorgersi che restano isolati dal centro città. Una Bari nuova significa, a mio avviso, una Bari rigenerata abitativamente, dove il processo di cementizzazione ormai incompatibile con la lotta al cambiamento climatico, viene immediatamente fermato. Dove dalla costruzione si passa alla riqualificazione, all’efficientamento energetico, all’edilizia sociale e alle politiche del verde urbano. Dove la persona torna al centro della progettazione. Alcune di queste azioni sono già state avviate dalle recenti Amministrazioni - gli interventi previsti anche nei piani urbani integrati (PUI) presentati dalla Città metropolitana e ricompresi nel PNRR vanno in questa direzione - ma c’è bisogno di una svolta e di un segnale radicale, ad esempio interrompendo subito l’espansione edilizia dell’area urbana. Mi rendo perfettamente conto che in una città che storicamente ha basato la sua ricchezza sulla nuova edilizia passare all’edilizia nuova sia impopolare. Ma le visioni sono fatte soprattutto di immaginazione.
Una Bari «ospitale» Il concetto di vivibilità dei centri urbani è in continua evoluzione. Pensare di trasformare Bari in una specie di Milano del sud e la Puglia nella California d’Italia obbliga a fare i conti con le grandi contraddizioni di quelle metropoli ed aree urbane. Prima fra tutte, la selezione darwiniana che è stata operata nei confronti dei loro abitanti originari, buona parte dei quali sono stati costretti ad abbandonarle per la crescita verticale della rendita immobiliare e quindi del prezzo delle abitazioni. Non è difficile immaginare che una Puglia tecnologicamente avanzata, universitaria e turistica presenterà gli stessi problemi.
È possibile, invece, immaginare ancora una città dove anche una giovane coppia al primo lavoro possa comprarsi una casa senza essere condannata per sempre al pendolarismo?
La città sta aumentando negli ultimi anni il suo richiamo turistico, grazie anche a politiche a ciò mirate poste in essere. Si stanno quindi verificando ora, da noi, alcuni fenomeni già noti altrove da vent’anni, come la trasformazione estensiva di abitazioni in bed&breakfast, la scomparsa dei negozi di prossimità, la standardizzazione dei negozi per il turismo. C’è forse ancora tempo per governare tali fenomeni, per impedire che modifichino alla radice il carattere e la cultura di alcune aree urbane, accentuando quell’ omologazione turistica che espelle gli abitanti dai centri storici.
È possibile immaginare una città dove coesista il turismo consapevole e il progresso economico e sociale? Dove la cultura non sia necessariamente – e quasi unicamente – pensata in funzione del richiamo turistico ma, al contrario, il turismo sia occasione di cultura?
Una Bari consapevole Nei processi di riqualificazione e avanzamento urbano che hanno avuto maggiore successo in Europa, ampie risorse e considerevole attenzione è stata rivolta al coinvolgimento e alla responsabilizzazione della popolazione. Non serve efficientare il sistema della raccolta differenziata se la grande parte dei cittadini continua a raccogliere tutto in un unico sacchetto, gettato nel cassonetto più vicino. Non serve aumentare le corse degli autobus se questi viaggiano vuoti perché per qualsiasi anche breve tragitto si usa la macchina, salvo poi lagnarsi di non trovare parcheggio.
Con il termine «nudging», che si può tradurre come «spinta gentile», si indicano tutte quelle politiche che partono dal coinvolgere la cittadinanza mettendo in luce gli aspetti positivi per tutti – in primo luogo per sé stessi e per la propria famiglia! – dei comportamenti virtuosi. I giovani dovrebbero essere i destinatari privilegiati di tali strumenti di coinvolgimento: soprattutto i bambini e i ragazzi che, ad esempio, devono essere educati ad andare a scuola a piedi, in bici o con i mezzi pubblici. Senza che siano depositati, naturalmente in doppia fila, in macchina, fuori della scuola.
La Bari del futuro siamo noi, e noi siamo chiamati giorno per giorno a contribuire al suo rinnovamento e a renderla ospitale e consapevole, nella sua modernità.