Sabato 06 Settembre 2025 | 00:00

Usiamo il Pnrr per sanare i divari interni alla Puglia: priorità è l'occupazione

 
Pino Gesmundo

Reporter:

Pino Gesmundo

Usiamo il Pnrr per sanare i divari interni alla Puglia: priorità è l'occupazione

Crediamo sia fondamentale non solo integrare ma anche concentrare le risorse su pochi obiettivi individuabili e capaci di produrre anche per il lavoro una svolta reale

Mercoledì 12 Ottobre 2022, 14:57

Gli spunti di analisi e riflessione come sempre interessanti offerti da Gianfranco Viesti sul futuro di Bari e il miglior uso delle risorse riveniente dal Pnrr destinate alla Città metropolitana («Gazzetta», 11 ottobre), ci spingono ad alcune considerazioni che necessariamente abbracciano la dimensione dello sviluppo regionale e prendono in considerazione anche i fondi destinati alla Puglia dalle politiche di coesione comunitarie.

Bari e la sua area metropolitana sono protagoniste di una stagione di forti investimenti realizzati da società specializzate in servizi anche tecnologicamente avanzati, di contro sono alle prese con difficili vertenze figlie spesso di quella transizione energetica e ambientale che non si è saputo anticipare, nonostante le sollecitazioni che anche dal mondo sindacale sono arrivate nel tempo. Toccherà allora costruire percorsi - e nel Piano nazionale di ripresa e resilienza ci sono misure dedicate - di eventuale riconversione professionale attraverso investimenti in formazione, oltre che di riconversione produttiva e industriale. Non meno importanti sono le misure del Pnrr che insistono sull’istruzione, sulla salute, sulla qualità urbana, sulla dotazione di servizi, sul ridisegno delle città, della mobilità, che attengono alla qualità della vita di ogni cittadino e cittadina. Così come fondamentali sono le risorse destinate alle infrastrutture materiali e immateriali.

Abbiamo lamentato fin dall’inizio un limite, condiviso anche da molti economisti, nel Pnrr: quello di aver basato la destinazione delle risorse su bandi, che premiano le amministrazioni che hanno maggiore capacità progettuale - e Bari si distingue tra queste - e non garantiscono un intervento omogeneo sui territori. Così come manca ancora oggi una regia rispetto agli investimenti produttivi, lasciata alla libera scelta dei privati e fuori da logiche complessive di politica industriale, grande assente nel paese da decenni. In tal senso occorre necessariamente intervenire rispetto agli squilibri territoriali, che non sono solo tra Nord e Sud ma anche dentro la nostra regione. Basta guardare agli indicatori economici - che siano i dati sul lavoro o il prodotto interno lordo - per capire che la vera sfida che ha la classe dirigente pugliese è colmare quei divari e soprattutto legare a investimenti e risorse a crescita di buona occupazione e miglioramento della qualità della vita. Non possiamo più accettare una crescita del Pil associata a un aumento degli indici di povertà legati a precarietà e lavoro povero. Allora c’è un’esigenza, non intervenendo il Pnrr direttamente sul lavoro, che è quella di legare integrare, rendere sinergiche e complementari le risorse di quel piano con gli altri strumenti finanziari e di programmazione, anche più rilevanti per dotazione di risorse, come il Fesr e il Fondo Sviluppo e Coesione della programmazione 2021-2027. Parliamo di 4,42 miliardi di euro per il Fesr e 1,15 miliardi per il Fse. Che si sommano a quelle del Pnrr e che a differenza di un piano calato dall’alto ci vede da anni protagonisti al tavolo del partenariato sociale con la Regione Puglia, lavorando a scelte condivise e partecipate.

È in atto il confronto con le istituzioni regionali e l’obiettivo strategico dichiarato del Por, che condividiamo, è quello di favorire la crescita complessiva del territorio pugliese secondo un modello sostenibile sul piano sociale, economico e ambientale. Crediamo sia fondamentale non solo integrare ma anche concentrare le risorse su pochi obiettivi individuabili e capaci di produrre anche per il lavoro una svolta reale. Si deve coniugare l’allargamento della base produttiva con l’innovazione tecnologica e la ricerca, spingendo verso l’internazionalizzazione. In una regione dove gli investimenti in ricerca e sviluppo sono lo 0,78% contro une media dell’1,42% in Italia, e gli addetti delle imprese cosiddette innovative sono lo 0,9% del totale, a fronte di una media nazionale dell1,6%. E i dati sul lavoro ci consegnano una realtà che fa un po’ a pugni con la narrazione corrente: se prendiamo il periodo 2008/2020 registriamo una perdita di 57mila posti di lavoro: ma entrando nel dettaglio dei dati passiamo da un tasso occupazionale del 54,1% di Bari al 40% di Taranto, mentre il tasso di disoccupazione è del 21,9% a Foggia contro il 9,6% di Bari. Ancora: i Neet 15-29 anni sono il 41,7% in Capitanata, dato che si dimezza nel Barese. Numeri che richiamano quei divari interni richiamati all’inizio di questo intervento.

In Puglia poi la povertà delle famiglie è doppia rispetto alla media nazionale, così come i dati della desertificazione demografica legata al minor numero di nascite e alla forte emigrazione rischiano da soli di rendere vano ogni sforzo attuale per costruire un futuro di sviluppo economico e sociale per la nostra regione.

Grazie al nostro lavoro al tavolo del partenariato sociale la Puglia è un unicum nel panorama nazionale, in quanto le sovvenzioni pubbliche sono vincolate all’aumento dei livelli occupazionali concordati in fase di approvazione dei progetti privati, per almeno tre anni dalla data di conclusione dell’investimento, pena la restituzione dei soldi.

Ora dobbiamo fare un passo avanti, compiete scelte di carattere più selettivo e caratterizzante. Dobbiamo privilegiare interventi che siano in grado di trascinare le piccole aziende, affinché i progetti rappresentino una opportunità di crescita del sistema economico del territorio caratterizzato dalla prevalente piccola dimensione delle attività produttive. Ma vogliamo che il confronto con le parti sociali non sia estraneo a quelle aziende che beneficiano di contributi a fondo perduto di svariati milioni. Si tratta di investimenti dal forte impatto sul territorio.

La linea di demarcazione deve essere sempre la creazione di buona occupazione stabile, il lavoro di qualità come elemento centrale di emancipazione di ogni individuo. Su questo siamo impegnati e richiamiamo la responsabilità di tutta la classe dirigente pugliese. Apriamo tavoli di confronto, anche tematici, per disegnare il futuro di Bari e della Puglia, mettendo a valore una stagione unica dal punto di vista di disponibilità delle risorse. Forse l’ultima, che non possiamo sprecare. Per questa ragione saremo attenti sul versante del controllo degli investimenti, pronti a mobilitarci qualora si sceglieranno strade che non vanno nella direzione del lavoro e della crescita generale, economica e sociale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)