L’Italia è un vero e proprio condensato di contraddizioni tali, a volte, da farci apparire il «Paese dei…farlocchi». Partiamo dall’incredibile constatazione per cui deteniamo l’indiscusso primato del maggior numero di siti inclusi nella lista dei patrimoni dell’umanità fissati dall’Unesco, 58, dei quali 5 sono siti naturali. Per non parlare della qualità e varietà delle nostre attrazioni culinarie, senza pari nel mondo, della nostra moda, della nostra tradizione artistica e musicale. Eppure, nella classifica basata sull’ultimo rapporto pubblicato dall’Organizzazione Mondiale del Turismo (Untwo) risultiamo solo al quinto posto preceduti da Francia, Spagna, Usa e Cina!
Il «Made in Italy» è tra i marchi più conosciuti e apprezzati al mondo pensando all’abbigliamento, al vino e ai prodotti alimentari (con un numero di imitazioni superiori a quelle relative alla «Settimana enigmistica») ma anche all’enorme bagaglio culturale che ne è la base. Eppure, tale sinonimo di qualità e bellezza viene fortemente ridimensionato da profonde debolezze quali l’instabilità politica, la lentezza della Giustizia, l’eccessivo peso di una burocrazia elefantiaca. Siamo stati, nel corso del tempo e fino a non moltissimi anni fa, uno dei Paesi di più forte emigrazione in direzione di tutto il mondo. Eppure, una volta rovesciata la situazione e dimentichi del passato, siamo fra gli Stati con maggiore avversione verso chi, imitando in nostri antenati e genitori, effettua gli stessi viaggi della speranza verso di noi. Ci dichiariamo, tuttavia, un popolo cattolico e fedele agli insegnamenti di Gesù ma sarebbe meglio rileggersi quale era (è) il suo pensiero sugli stranieri. E siamo restii a riconoscere piena cittadinanza a coloro che, figli di immigrati, hanno sempre vissuto e studiato in Italia; mentre con l’impero romano abbiamo «inventato» la progressiva estensione della cittadinanza, via via che si ampliavano i confini, a popoli di cultura e lingue ben diverse.
L'Italia, come sappiamo, è afflitta da un enorme debito pubblico di 2.766 miliardi pari al 152,6% del Prodotto Interno Lordo ma vantiamo un risparmio privato di 4.997 miliardi di euro (stima Fabi fra conti correnti, obbligazioni, azioni, fondi comuni e polizze assicurative) e quindi circa due volte e mezzo il suddetto Pil. Si tratta di una vera e propria montagna di denaro che giace in buona parte bloccata in depositi spesso improduttivi invece di essere utilizzata per creare sviluppo sostenibile. Siamo indubbiamente un Paese formica con i risparmi e cicala con i conti pubblici. Non parliamo della persistente situazione discriminatoria derivante dalla enorme contraddizione, persistente e annosa dalla conquistata unità, della divisione tra Nord e Sud in cui ancor oggi siamo costretti a parlare di un «problema» Mezzogiorno quando un serio investimento su di esso costituirebbe un vantaggio per l’intero Paese.
Si potrebbe continuare con altri esempi ma desidero concludere con uno, eclatante, legato all’attualità strettamente politica. Avevamo (e abbiamo ancora per poco) un Governo guidato da una personalità, Draghi, stimata e ascoltata in tutto il mondo che, per di più, aveva assunto anche una leadership nell’Unione europea. Il suo gradimento presso gli italiani ha giustamente raggiunto percentuali altissime; eppure, oggi assistiamo alla situazione paradossale per cui, secondo tutti i sondaggi, dovrebbero vincere le elezioni proprio i partiti che ne hanno provocato la caduta quali Lega e Forza Italia (all’interno del suo governo) e Fratelli d’Italia. Addirittura, la leader di quest’ultimo, Giorgia Meloni, maggior forza di opposizione al Governo Draghi, aspira a diventare il nuovo Presidente del Consiglio. Il tutto nonostante la nota scarsa propensione europeista dell’on. Meloni (spero in un suo…ravvedimento) fra l’altro certificata dall’astensione in Parlamento europeo del suo partito sui tre voti chiave che hanno consentito all’Italia di ottenere il Next Generation Eu (68,9 miliardi in sovvenzioni e 122,6 miliardi in prestiti) senza i quali saremmo alla bancarotta. E invece abbiamo assoluto bisogno di una nuova solidarietà europea di fronte alle gravissima situazione derivante dal «covid…energetico».
Ed è recentissimo il rapporto di «Citigroup» secondo cui ammonterebbe a 200 miliardi la previsione di vendite di titoli di Stato italiani da parte di operatori esteri collegata con la fine del mandato di Draghi, a ulteriore conferma di quanto la credibilità di una persona possa influenzare quella di un intero Paese. Purtroppo, siamo un popolo non solo di eroi, di santi, di poeti, di artisti, di navigatori…ma anche di masochisti avendo il mitico Tafazzi a perenne riferimento.
Comunque, il bello della democrazia è che essa vive anche attraverso le contraddizioni e i paradossi, che meriterebbero, tuttavia, profonde riflessioni. Il guaio è che siamo portati rapidamente a considerare naturale ciò che non lo è ed in questo siamo sempre stati coerenti.