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Percorso condiviso e consapevole per l’energia pulita

 
Michele Scoppio

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Michele Scoppio

parco eolico

Il futuro prossimo può rappresentare un percorso consapevole e partecipato, oppure incompreso e subìto

Lunedì 18 Luglio 2022, 14:58

La positiva attenzione che la stampa sta dedicando ai temi della transizione energetica può dare un contributo importante a focalizzare la grande questione democratica che è sottostante alle scelte tecniche dei singoli progetti e ai loro iter autorizzativi: il futuro prossimo può rappresentare un percorso consapevole e partecipato, oppure incompreso e subìto. La differenza la farà la quantità di informazione che riusciremo a produrre.

Per questo, pur essendo parte in causa, in quanto la società di cui sono uno dei rappresentanti è titolare di almeno due progetti («Lupiae Maris» nel Brindisino e Barium Bay nel Barese) per parchi eolici offshore, penso sia utile fissare alcuni punti. L’assoluta necessità di ridurre le emissioni di CO2 per combattere l’effetto serra. Si tratta, insieme agli altri otto obiettivi del programma «Limiti Planetari», di direttive, accordi e trattati da rispettare. Nel nostro Paese, il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima prevede, da qui al 2030, l’installazione di nuovi impianti eolici e fotovoltaici per oltre 3800 MW all’anno: più di cinque volte l’attuale contributo. Quali sono le ragioni per preferire i parchi eolici offshore? Innanzitutto, non prevedono consumo di suolo. Le grandi torri (quelle di Barium Bay sono alte oltre 260 metri, con un diametro del rotore di oltre 230) sono galleggianti, con un impatto limitatissimo sul fondale in modo da preservare la posidonia, la pianta che regola l’equilibrio del nostro Mediterraneo. L’ecosistema marino non solo non viene danneggiato, ma anzi è protetto, visto che l’impossibilità di utilizzare quello specchio di mare per altri usi determina un ripopolamento della fauna marina.

I materiali utilizzati sono per la gran parte riciclabili. Questi impianti sono pensati non solo per non deturpare l’ambiente, ma per rispettare le inclinazioni e le vocazioni del territorio, da quella agricola e agroalimentare a quella turistica. Per questo è bene che siano a notevole distanza dalla costa (a Bari li collocheremo fra quaranta e cinquanta chilometri), in maniera da essere inavvertibili dal punto di vista visivo.

È necessario collegare la tecnologia e il sapere: abbiamo scelto come punto di riferimento l’expertise dell’Università di Strathclyde, a Glasgow, e affidato l’analisi ambientale a professionisti che conoscono le coste pugliesi e lavorano da sempre alla loro tutela. Ma serve un ulteriore step di consapevolezza per un progetto che deve portare benefici a tutti. Il profondissimo limite dell’eolico e del fotovoltaico è la loro imprevedibilità: abbiamo bisogno di accumulare l’energia prodotta per non rimanere fermi nei giorni di nuvole o di bonaccia. La nostra risposta è l’idrogeno verde (ottenuto senza emissioni). Una centrale pensata con logica modulare permetterà la trasformazione in un gas dell’energia verde prodotta. L’idrogeno potrà essere utilizzato per gli usi più disparati e nella sua ricombinazione con l’ossigeno per alimentare le celle a combustibile produrrà come scarto vapore acqueo. Avere a disposizione un evoluto, ma semplice sistema di immagazzinamento dell’energia prodotta garantirà così anche la sicurezza della rete elettrica.

Dove prendere il milione di metri cubi d’acqua all’anno che servono a produrre le migliaia di tonnellate di idrogeno verde? Pensiamo, d’intesa con AQP, di utilizzare le acque reflue dei depuratori, alleggerendo l’attuale scarico a mare.

La nostra visione, ambiziosa ma possibile, è fare di Bari, entro il prossimo trentennio, una città alimentata interamente a idrogeno e da lì far partire quella rivoluzione che faccia della nostra Regione una Hydrogen Valley che traini la transizione.

Possiamo pensare che grazie al sole e al vento la Puglia possa diventare la nuova locomotiva della penisola e magari il Mezzogiorno la locomotiva di Europa? Noi crediamo di sì.

Lo stesso idrogeno potrà servire a decarbonizzare imprese e linee ferroviarie non ancora elettrificate, ad alimentare veicoli di nuova generazione, a produrre fertilizzanti. Immaginiamo un fermento tecnologico che darà l’opportunità ai nostri ragazzi di poter prestare la propria opera in favore del territorio e facendo della Puglia un luogo attrattivo di intelligenze. L’eolico e l’idrogeno, insieme alle comunità energetiche, al fotovoltaico e al biogas, possono, infatti, creare lavoro; ma possono soprattutto fare di Bari, ad esempio, un luogo di eccellenza e di formazione. Non a caso il nostro protocollo d’intesa con il Politecnico, le borse di studio che già stiamo erogando e la partecipazione al dibattito locale ci legano sempre più all’idea di sviluppo del territorio. Per farcela, però, dobbiamo tutti (decisori, operatori economici, associazioni, cittadinanza attiva) guardare il futuro dritto negli occhi e con coraggio dire sì al cambiamento.

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