In un mondo sempre più virtualmente connesso la connessione nella realtà è sempre più carente. È un paradosso del nostro tempo.
Siamo sempre meno connessi tra noi stessi, con noi stessi e con la Natura, ma la colpa non è degli strumenti (anche la virtualità è uno strumento) bensì della vacuità del pensiero, anzi l’assenza di un pensiero e dell’onnipotenza di cui ci illudiamo.
Pensare è in effetti il risultato della connessione tra i lobi cerebrali, ed è prerogativa del genere umano. Quando avviene.
Pensare ci riporta alla circolarità che è traccia obbligata di un cammino di conoscenza che si arricchisce di interconnessioni e che quindi consente di cercare il senso. Senza ricerca del senso l’uomo non è più sapiens.
C’è un murales in via di completamento nel parco tematico della Fondazione Nuova Specie fondata a Troia da Mariano Loiacono, psichiatra in pensione, che invito tutti a vedere, anche nella sua incompletezza. Non solo perché bello. Ma perché illuminante circa la potenzialità dell’uomo di scavare nel senso e di affrontare con successo ogni disagio, ogni vulnerabilità, attraverso le connessioni, cioè l’uso della ragione.
L’architetto Sandro Taurisani ha rappresentato i meandri di due città immaginarie e contorte, che entrano in connessione grazie a ponti «fragili» a linee «precarie» attraverso cui andare, stare, ritornare.
La circolarità appunto, che l’assenza del pensare annebbia, nasconde, impedisce.
Senza pensiero siamo come animali che vivono emozioni senza sentimenti, e quindi senza senso. Ma senza senso stiamo male, non capiamo, perdiamo sintonie col tempo e con lo spazio, manchiamo di identità e di scopo. L’onnipotenza scompare per lasciare il posto ad un senso opprimente di disagio.
Le connessioni sono la salvezza. Ma le connessioni senza amore non sappiamo neanche perché cercarle. L’accettazione della propria vulnerabilità è il punto di partenza, la leva da cui iniziare un nuovo cammino circolare, che sappia riscoprire l’unico carburante efficace: sentirsi amati e amare.