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La lezione di Cifarelli: il 25 aprile sia nel nome dell’Europa

 
Annabella De Robertis

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Annabella De Robertis

La lezione di Cifarelli:  il 25 aprile sia nel nome dell’Europa

È un dovere accertarsi che questa preziosa eredità non venga dispersa

Lunedì 25 Aprile 2022, 13:59

Il 25 aprile è il giorno in cui, nel nostro Paese, onoriamo la sconfitta del nazifascismo, che è fenomeno universale, senza tempo e senza luogo: è nazionalismo, è etica della potenza, è razzismo, è imperialismo.

Osserviamo la Francia, oggi, ricordando la nostra Liberazione, rifiutando il nazionalismo, difendendo l’Europa. Qualche giorno fa Emmanuel Macron ha accusato la sua rivale di aver proposto un programma nazionalista: lo ha fatto a Strasburgo, rivestendo lo stesso ruolo che aveva François Mitterrand nel 1995 quando, davanti ai parlamentari europei, aveva affermato: «Il nazionalismo è la guerra!». Era il suo testamento politico, la sua eredità più importante, anzi l’eredità di tutta la sua generazione: la difesa dell’Europa.

L’europeismo è stato il cuore di una parte importante della Resistenza italiana, che non fu solo lotta armata: nel Mezzogiorno, che dalla guerra e dall’occupazione nazista era uscito molto prima rispetto al resto del Paese, la guerra di liberazione è stata progettazione politica, opposizione culturale, resistenza civile.

Battersi per l’Europa è il primo punto nella lista di priorità da affrontare, dopo la caduta del regime, dell’antifascista barese Michele Cifarelli. L’europeismo era emerso in realtà già negli anni Trenta, in suoi scritti precocissimi, in quei documenti redatti di nascosto e fatti circolare nel gruppo di giovani, la cui formazione politico-culturale si era compiuta in casa del professor Tommaso Fiore e nelle riunioni clandestine nella villa dell’editore Laterza, a cui così tante volte aveva preso parte anche Benedetto Croce. «Giovane Europa» era il nome dell’associazione liberalsocialista fondata ufficialmente come partito in casa dei fratelli Cifarelli a Bari nel 1941. «In nome dell’Europa, mia patria, e della libertà» giuravano gli antifascisti su un testo redatto da Ernesto De Martino. Di Europa unita, di un’unione latina tra i popoli discuteva Cifarelli con Fiore, Canfora, Bartolo, Patrono, sulla scia dell’eredità mazziniana e della profezia crociana della «Storia d’Europa del secolo decimonono». Per Cifarelli era il naturale confluire del suo meridionalismo in un europeismo, che traeva origine non solo dalla tradizione mazziniana, ma anche dall’esperienza della Repubblica Partenopea del 1799, da lui definita «la grande fioritura dello spirito europeistico del Mezzogiorno, la grande prova degli uomini migliori della nostra terra, travolti in un’immane tragedia». Nei decenni seguenti fu partecipe dei primi atti di nascita dell’Europa comunitaria, sostenitore strenuo dell’Assemblea consultiva del Consiglio d’Europa, il primo embrionale parlamento europeo, e si batté per la Comunità europea di difesa. Fu deputato europeo fino al 1979, anno in cui si realizzò il traguardo per cui aveva fortemente lottato, l’elezione diretta dei membri del Parlamento. L’unificazione europea – scriveva Cifarelli nel 1949 – «è la grande causa del nostro tempo, per la quale soltanto possono prorompere le energie più belle dal fondo delle antiche e tormentate coscienze nazionali d’Europa».

È nostro dovere, oggi, accertarci che questa preziosa eredità non venga dispersa. Occorre ancora, in questo 25 aprile 2022, difendere la più nobile impresa compiuta dagli uomini usciti dal disastro e dagli orrori della guerra, in cui si erano sporcati le mani, in cui avevano perso compagni, figli e genitori, pur non smettendo di progettare Paesi liberi e uniti tra loro. Mentre nel cuore dell’Europa, in Ucraina, si combatte una guerra di aggressione violenta e fuori dal tempo, auspichiamo almeno oggi – il giorno in cui celebriamo la Liberazione del nostro Paese da ogni forma di fascismo e di oppressione – di poter tirare un vitale sospiro di sollievo per l’Europa intera.

«Il movimento partigiano è stato la logica, storica, umana, splendida riscossa dell’Europa contro la minaccia nazista», scriveva Cifarelli nel 1945. «Non si può credere alla decadenza dell’Europa dopo questa prova. È stata l’affermazione di tutte le Nazioni nella difesa pugnace ciascuna della propria libertà e, per conseguenza, la rivendicazione solidale dell’autonomia di tutta l’Europa, l’idea mazziniana rivissuta».

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